Avere più donne in Regione potrebbe aiutare a fare leggi migliori
26 Agosto 2011
di I. M.
Che la questione della parità di genere sia divenuta un fulcro attorno a cui ruotano crescita economica, sociale, culturale e livello complessivo di soddisfazione di vita all’interno di una nazione è ormai realtà poco discutibile. Addirittura si parla di un potenziale incremento del PIL del 13% nell’Eurozona qualora venisse effettivamente colmato il divario delle opportunità uomo-donna. Ma l’Italia come si colloca nel consesso internazionale, ragionando in termini di parità salariale fra i due sessi, di tasso occupazionale femminile, di chance concrete offerte alle donne nell’escalation ai vertici della politica, dell’imprenditoria e delle professioni in generale? Purtroppo, come ribadito da Newsweek, la penisola è tutt’altro che tinteggiata di rosa. Tenendo fede ai dati snocciolati dal Global Gender Gap Report 2010 del World Economic Forum, che fotografa una visione panoramica ad ampio spettro dello status quo al femminile in centotrentaquattro paesi, misurando gli indicatori legati al divario di genere per redigere una classifica mondiale, in posizione verticistica risulta l’illuminato Nord Europa: Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia. L’Italia si piazza soltanto in settantaquattresima posizione, mentre in fondo si collocano paesi come il Mali (al 131 posto), il Pakistan, il Ciad e lo Yemen.
Constatando una situazione del genere, L’Europa ha più volte incentivato la messa a punto di strategie concrete per favorire il miglioramento della condizione femminile nei suoi stati membri, esortandoli a realizzare il principio di uguaglianza di genere attraverso l’eliminazione degli ostacoli che inibiscono l’effettivo inserimento femminile nei settori della politica e dell’imprenditoria. Per conseguire questo obiettivo, aderendo al principio politico della sussidiarietà, anche alle regioni spetta fare il proprio compito. In Abruzzo è stato istituito il Comitato “Abruzzo per la Parità di Genere, “composto da donne mosse dall’intento di agire concretamente per affrontare la complessa problematica della disparità di genere traducendo principi ed ideali teorici in azione concreta”.
La Professoressa Alessandra Storci, portavoce del neo-eletto Comitato in Abruzzo ha enucleato gli obiettivi che questo organismo avrà la responsabilità di perseguire nel lungo periodo. In primis, c’è quello di stimolare, nella Commissione Speciale per la modifica delle leggi elettorali del Consiglio Regionale, la discussione per l’inserimento della doppia preferenza di genere, sottolineando che l’Abruzzo sarebbe la seconda regione a sperimentarla dopo la Campania, che ha già attuato questa riforma. E’ prioritaria una maggiore presenza femminile nel palazzo dell’Emiciclo, poiché in regione si avverte la necessità di leggi fatte da donne che rispecchino in politica esigenze ed aspettative “al femminile”.
Sul piano della politica nazionale, il Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto atto a sostenere un maggior tasso di rappresentanza politica femminile negli enti locali tramite lo strumento della doppia preferenza di genere e l’incremento della percentuale di presenze rosa nelle Giunte. Risulta quindi opportuno – secondo la portavoce del comitato – conferire ai cittadini la possibilità di esprimere sulla propria scheda elettorale due preferenze, diverse per genere, in maniera tale che per par condicio, possa esser scelto quale candidato alla rappresentanza politica sia un uomo che una donna.