Avvenire e la Sindrome di Stoccolma

Il PdL non è una caserma né un monolite: è un grande partito nato dall’unione di storie e culture diverse e nel quale convivono differenti sensibilità. Anche sui cosiddetti "temi etici". Ha tuttavia uno Statuto e una carta dei valori, che si richiamano ai principi del popolarismo europeo e alla centralità della persona in ogni sua declinazione.

Ha un curriculum di governo fatto di opere e omissioni: opere a sostegno della vita e di ogni sua fragilità e omissioni concretizzatesi nella resistenza a qualsiasi tentativo di destrutturare la famiglia naturale e costituzionale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Ha una storia parlamentare fatta di numeri: il numero di coloro che hanno sostenuto anche a scrutinio segreto tutti i passaggi parlamentari del ddl Calabrò sul testamento biologico, il numero di coloro che hanno chiesto per iscritto che quel testo divenisse infine legge dello Stato, il numero di coloro che laicamente, nero su bianco, hanno detto sì al riconoscimento dei diritti delle persone e no al riconoscimento giuridico in ambito pubblicistico di unioni diverse dal matrimonio.

Ha un segretario il cui pensiero è noto e un presidente di cui è noto ciò che ha fatto quando era presidente del Consiglio, per Eluana e non solo. Ha liste elettorali nelle quali la rappresentanza cattolica è presente largamente e a pieno titolo.

Anche nel PdL, com’è naturale, esistono posizioni differenti, talvolta anche apertamente laiciste. Ed è comprensibile che i giornali altrettanto laicisti o semplicemente di sinistra cerchino di alimentare divisioni dipingendo queste ultime come predominanti e la presenza cattolica nel PdL come una irrilevante minoranza degna di finire sotto la protezione del Wwf in quanto specie in via di estinzione. Più difficile invece è comprendere per quale ragione lo faccia Avvenire.