Avvisaglie di normalità nel Pakistan atomico
26 Novembre 2007
La
decisione, attesa, della Commissione elettorale pakistana a favore della
rielezione del generale Musharraf fa intravedere la fine dello stato di
emergenza.
Il Paese può quindi prepararsi alle elezioni già indette per l’inizio di
gennaio quando sarà gara aperta tra Bhutto e il suo PPP e Sharif con la
sua Lega musulmana, due partiti tutto sommato “laici” e moderati.
Quasi un
ritorno alla normalità per un colosso di 160 milioni di abitanti che possiede
le armi nucleari. Un alleato stabile e cruciale per gli USA (e quindi anche per
noi) nel violentissimo scontro con i vari movimenti terroristici che
infestano vaste aree del territorio, a cominciare dalle zone tribali al confine
con l’Afganistan. Il cui destino dipende in grande parte dagli umori di
Islamabad. Al centro di questo intricato puzzle che ha provocato molti malumori
nelle cancellerie europee e addirittura l’espulsione dal Commonwealth, sta il
generale-presidente che comanda un esercito preparato ed equipaggiato con
le armi più moderne ma non necessariamente adatto a contrastare la micidiale
guerriglia estremista che miete vittime quotidianamente. Da sempre la
“core issue” è la contrastata collocazione del Kashmir, e l’esercito, composto
in larga misura da Punjabi , trova molte difficoltà a intervenire in
regioni a larga maggioranza Pashtun per dare la caccia a Taleban ed elementi di
Al Quaeda, dove viene subito come un intervento per mano “straniera”.