Bagnasco chiede alla politica dialogo, Udc e Pdl ci provano.Tra i finiani c’è chi fa outing

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Bagnasco chiede alla politica dialogo, Udc e Pdl ci provano.Tra i finiani c’è chi fa outing

Bagnasco chiede alla politica dialogo, Udc e Pdl ci provano.Tra i finiani c’è chi fa outing

16 Dicembre 2010

Una sollecitazione alla politica perché dialoghi e il dialogo non sia tra sordi. Così il presidente della Cei Angelo Bagnasco e il riferimento alle vicende degli ultimi giorni pare diretto. Ma nell’istantanea della giornata ci sono altri due elementi, entrambi da annotare: i movimenti e le manovre di avvicinamento di parlamentari moderati verso la maggioranza e l’outing dell’ideologo di Futuro e Libertà sulle dimissioni del Cav.

"C’è bisogno di apertura e dialogo, di incontro positivo fra le persone: nella famiglia, grembo della vita e prima scuola di umanità e, se cristiana, di fede; nella società, che non è una somma più o meno strutturata di individui ma una comunità di persone; nelle articolazioni dello Stato che diversamente s’inceppa. Se lo si guarda nei giorni più febbrili del dibattito politico, quello del presidente della Cei Angelo Bagnasco, più che un invito sembra una chiara raccomandazione. Ad ascoltare le parole del cardinale durante l’omelia della messa celebrata al Senato su invito del presidente Renato Schifani, ci sono molti parlamentari tra i quali Pier Ferdinando Casini, Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri.

La sollecitazione è a “promuovere un dialogo vero” che si compie solo quando c’è la volontà e l’impegno ad ascoltarsi. Perché “il dialogo non diventi una nebbia di parole, deve rispettare alcune leggi: prima di tutto ci vuole la volontà di dialogare perché se la volontà è inquinata manca la voglia di ascoltarsi. Allora diventa un dialogo tra sordi, dove tutto è distorto e urlato nei toni e nelle parole” spiega il presidente della Conferenza dei vescovi italiani per il quale, ciò vale soprattutto “per il mondo politico che è chiamato ad essere un punto di riferimento dell’arte del dialogo” e i politici devono essere animati “da un pensiero onesto e dalla consapevolezza di rappresentare persone che vogliono guardare con fiducia a loro”. L’obiettivo al quale la politica deve tendere “pur nella complessità delle sue articolazioni” a diventare un “punto di riferimento dell’arte del dialogo, il luogo in un certo senso esemplare per una società, lo spazio di incontro di persone, di confronto di idee, di ragionevolezza, di rigore con se stessi: in una parola, di quella nobiltà spirituale che nasce da un pensare onesto, limpido e lineare, e dalla consapevolezza di rappresentare la gente, che vuol guardare ai suoi rappresentanti con fiducia e aspettative legittime".

Per Bagnasco, nell’Italia di oggi ai politici è chiesto "di saper guardare alto e lontano se si vuole vedere vicino e concreto", avendo "nella mente e nel cuore solo l’amore per questo nostro popolo che possiede un grande senso di umanità e di moderazione; che è capace di dedizione, di sacrificio e anche di eroismo per amore della famiglia, vero e insostituibile presidio di una società fraterna e solidale”.  Messaggio che pare rivolto in primis agli esponenti di Pdl e Udc  e che non cade nel vuoto. Il segretario dei centristi Cesa e il presidente dei senatori Gasparri prendono alla lettera l’invito di Bagnasco e parlano fitto fitto nella chiesa di Sant’Ilvo al termine della funzione. E ovviamente non mancano riferimenti alla situazione politica e al dialogo – seppure a distanza – che resta in piedi, a prescindere dal terzo polo benedetto ieri da Casini, Fini, Rutelli e Lombardo. Non alzate sempre l’asticella… – dice fra l’altro Cesa a Gasparri – oggi alla Camera vi abbiamo già votato tutta quella roba sui rifiuti, che non dovevamo votare…".

Prove di dialogo fra Udc e Pdl?  Può darsi, ma sono in molti nella maggioranza a ritenere che bisognerà attendere almeno il mese di gennaio per capire le mosse di Casini il quale per ora, si candida alla leadership del Polo della nazione. E lo fa con un occhio puntato alle elezioni, ipotesi che resta comunque sullo sfondo del dopo-fiducia in Parlamento. Un modo, insomma, per portarsi avanti e non farsi trovare impreparati se nei prossimi mesi si verificheranno le condizioni per tornare alle urne. Scenario che il pasdaran finiano Fabio Granata considera quando annuncia che “alle prossime amministrative dai grandi ai piccoli centri  saremo alternativi al Pdl e ai movimenti minori ad esso collegati”. 

Ma c’è anche chi nel campo futurista dopo la debacle alla Camera della mozione di sfiducia, ammette che qualche errore Gianfranco Fini lo ha commesso. Come quello dell’accelerazione sulle dimissioni del Cav. E’ il caso del professor Alessandro Campi, direttore scientifico di Fare Futuro e ideologo della svolta finiana che in un’intervista al settimanale ‘Gli Altri’ di Piero Sansonetti non ci gira troppo intorno: “La gestione di questa crisi non sempre è stata azzeccata. Secondo me, alla convention di Bastia Umbra il ritiro della delegazione del Fli dal governo era atto più che sufficiente. Non andavano chieste le dimissioni di Berlusconi, sono state un di più che non serviva. E poi ci sono stati altri errori”.

Campi li evidenzia citando ad esempio “l’oscillare tra troppe ipotesi diverse che hanno disorientato l’opinione pubblica e lo stesso Fli.  Perché un conto è voler costruire un centrodestra diverso da Berlusconi, un conto è dichiararsi disponibili ad alleanze pure con Vendola oppure ad un governo tecnico o ancora farsi parte promotori del Terzo polo. C’e’ stato un eccesso di tatticismo”. Ogni riferimento a Bocchino e Granata non sembra affatto casuale.

Infine il disagio dei malpancisti moderati che stanno in Fli ma anche nell’Udc e nel Pd. E’ già cominciata la ridda di nomi puntualmente rimbalzati sui giornali, come quelli di alcuni parlamentari Pd di area Fioroni, o di una pattuglia di futuristi e puntualmente smentiti dai diretti interessati. Con in testa l’ex ministro piddì che pur non nascondendo una certa insofferenza per la linea di Bersani, conferma che non travalicherà il recinto del suo schieramento. Tuttavia nelle file della maggioranza si fanno insistenti voci sulla possibilità data per realistica che tra qualche settimana una decina di parlamentari moderati potrebbero decidere per la manovra di avvicinamento al Pdl. Per ora ipotesi, congetture, rumors. Ma in politica niente è mai dato per scontato. "Bisogna èrima far bollire la pentola…poi la pasta verrà a galla" dicono sibillini dai piani alti di via dell’Umiltà.