Bagnasco mette i paletti, ma a Todi si pensa più al dopo-Cav. e alla legge elettorale
17 Ottobre 2011
Il messaggio di Bagnasco produce tre cose: dice su cosa costruire l’impegno di laici e cattolici; mette in comunicazione il manifesto di Norcia con il Forum delle associazioni cattoliche; sconfessa tutti i ‘maestri’ che nel mondo cattolico e laico e in quello mediatico vorrebbero ridisegnare le regole del gioco pro-domo loro o quantomeno adattarle a un disegno che sa molto di politico e meno di contenuti. Ma da Todi la risposta è più politica che culturale; il che segnala un’attenzione proiettata ad archiviare l’attuale governo e il suo leader. Lo dice Bonanni in conferenza stampa e la sua è una chiamata alle ‘armi’, appunto politiche: via questo governo, avanti con una nuova legge elettorale.
Il punto fermo del presidente dei vescovi italiani è sui principi non negoziabili della persona: vita, famiglia, matrimonio. Quei principi che sono il pavimento sul quale edificare la casa e che in questi anni hanno visto dalla stessa parte credenti e non credenti a fare argine contro chi, anche nel mondo cattolico, ha girato la testa di fronte a temi imprescindibili quali la difesa della vita che, invece, sono entrati nell’agenda politica dalla porta principale. Gli stessi principi rivendicati con forza nel Manifesto di Norcia da chi quelle battaglie le ha condotte con coerenza nel solco della tradizione cristiana, direttamente in parlamento mettendoci la faccia e sporcandosi le mani. Non è un caso se Gaetano Quagliariello legge nelle parole di Bagnasco la riaffermazione di “come il rapporto tra i principi non negoziabili e la questione sociale sia gerarchicamente ordinato e non consenta approcci selettivi, proprio perché la sfida antropologica mette oggi in discussione la stessa concezione dell’umano e ha per questo ricadute obbligate. Il presidente della Cei ha anche chiarito come sia tale visione, e non una scelta di integralismo, a sottrarre i principi non negoziabili alla mediazione e al compromesso. E’ proprio questa l’impostazione che abbiamo rilanciato a Norcia nell’incontro fra credenti e non credenti. Se verrà recepita da Todi la collaborazione potrà essere quantomai positiva”. E se Maurizio Sacconi osserva che la questione sociale “è soprattutto antropologica”, Eugenia Roccella insiste sull’appello lanciato da Norcia per “un un impegno sui contenuti piuttosto che sul contenitore, che non riduca alleanze e iniziative alla sola dimensione della politica politicante. L’appello quindi per un impegno chiaro, esplicito, trainante e orgoglioso su battaglie culturali innanzitutto per l’umano, la vita, la famiglia e la libertà educativa”. Perché, incalza il sottosegretario alla Salute, “solo così possiamo costruire una vera unità dei cattolici e non essere subalterni al pensiero unico laicista che ci vorrebbe benevolmente confinare in una inoffensiva irrilevanza e soprattutto in una nicchia minoritaria”.
Bagnasco è netto quando dice che oggi “sono in gioco le sorgenti stesse dell’uomo: l’inizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che è l’uomo e la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa che è condizione indispensabile per porsi davanti al tempo e al destino”. Principi non negoziabili, come ricordano le parole di Benedetto XVI richiamate dal presidente della Cei a proposito del fatto che quando una società “s’incammina verso la negazione della vita finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo”. Il punto centrale della relazione di Bagnasco segue coerentemente questo schema perché “senza un reale rispetto di questi valori primi, che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo ma in realtà lo abbandona nei momenti di maggiore fragilità”. Per questo “ogni altro valore necessario al bene della persona e della società, infatti, germoglia e prende linfa dai primi, mentre staccati dall’accoglienza in radice della vita, potremmo dire della vita nuda, i valori sociali inaridiscono”. Ecco perché “nel corpus del bene comune non vi è un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva”.
Una risposta seppure indiretta ma inequivocabile a quanti vorrebbero marginalizzare i principi non negoziabili e proporre come prevalente la questione sociale secondo una visione per la quale lo Stato diventa mero dispensatore di diritti e quindi di risorse. Una risposta altrettanto netta al laico De Bortoli direttore del Corsera che sull’appuntamento del Forum ha molto insistito in questi giorni e molto spesso a senso unico. Nell’editoriale di oggi soffia su Todi alcune folate di consigli mediatici (e pure qui politici) quando scrive che occorre “riscoprire un tratto più marcatamente conciliare dopo l’era combattiva e di palazzo di Ruini” anteponendo la priorità di una “missione sociale, in questi anni poco valorizzata, mentre si è insitito tanto sulla difesa dei valori cosiddetti non negoziabili, dal diritto alla vita alle questioni bioetiche, al punto da estendere l’incomunicabilità con le posizioni laiche all’insieme delle questioni civili ed economiche. Un dialogo va ripreso, nel rispetto delle libertà di coscienza”.
Insomma, Bagnasco rimette ordine nel baillame di tesi che si sono scatenate attorno e dentro il tema del cammino comune di laici e cattolici, ristabilendo le priorità. A tal punto che il suo è un richiamo a fare di più e meglio in un’Europa e in un Occidente segnati “da una certa cultura radicale fortemente individualista”. Questi temi, avverte il presidente dei vescovi italiani “non sono rimandabili quasi fossero secondari; in realtà formano la sostanza etica di base del nostro vivere insieme: l’elaborazione di una diversa cultura dell’uomo e della convivenza sociale è il problema più serio, la più grande sfida che la società italiana deve affrontare”. Contenuti, molto prima dei contenitori. Che a Todi tutti riaffermano come secondari rispetto al dibattito in corso, sostenendo che nessuno pensa o vuole il partito unico dei cattolici, la versione moderna della Dc, ma sui temi dell’agenda politica le sigle cattoliche sembrano molto sensibili, al punto da prendere una posizione che Raffaele Bonanni esplicita nella conferenza stampa finale del seminario a porte chiuse e che, a ben guardare, appare più un manifesto politico che un ragionamento su come e cosa cattolici e laici debbano fare per concorrere al bene comune e a un modello di società ispirata alla tradizionale nazionale cristiana.
Il leader della Cisl rilancia la”necessità di cambiare la legge elettorale” perché l’attuale è “truffaldina”. Occorre modificare “radicalmente una legge elettorale che non permette ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, e questo è scandaloso” rincara la dose il presidente delle Acli Olivero, aggiungendo che “serve più rappresentanza” e che “l’attuale sistema politico non ci soddisfa”. Bonanni va oltre e dice che “ci vuole un governo nuovo”, un governo “più forte” e che le forze politiche devono “mettersi d’accordo” sulle tre o quattro cose che servono al paese. Prima la legge elettorale nuova, poi al voto, è il concetto. Ma da Bruxelles Rosy Bindi, la pasionaria dei cattolici di sinistra frena gli entusiasmi di Todi con un monito: il sistema bipolare è in linea con i valori cristiani, e commenti su nuove forme organizzative sono prematuri perché ogni nuova iniziativa non può prescindere dalla “consapevolezza che le scelte compiute in questi anni – il sistema bipolare – sono scelte che hanno una loro coerenza con i valori cristiani, e che prima di trovare nuove forme organizzative occorrerà fare una riflessione e un confronto molto serio”.
Giorgio Guerrini, presidente nazionale di Confartigianato mette le mani avanti quando precisa che “non spetta a noi indicare quale sia la forma di governo” che serve. Gli fa eco Natale Forlani portavoce del Forum: “Questa maggioranza non ce la fa. Definirlo poi, governo tecnico, di larghe intese o di responsabilità sono solo parole”. Sì ma quale governo? La riposta è alquanto vaga: “A chi piace chiamarlo con il nome di tecnico, a chi piace ‘larghe intese’, sono solo parole, i fatti per chi rappresenta interessi sociali e politici larghi è che non esiste interlocuzione, questa maggioranza di governo non ce la fa, per il bene del Paese vanno trovate altre soluzioni”. Assonanza perfetta con il sogno accarezzato ormai da mesi dal Corriere della Sera.