
Ballottaggi, il centrodestra esce con le ossa rotte: ma non è tempo di ‘rese dei conti’

18 Ottobre 2021
La sconfitta il centrodestra l’aveva messa in conto, ma probabilmente non con queste proporzioni. La coalizione a guida Pd vince nettamente a Roma e Torino, ma anche in centro meno popolati come Varese a Latina. Letta parla di ‘vittoria trionfale’, forse esagera, ma è pur vero che oggi il centrodestra si lecca le ferite. Difficile, in una prima analisi, non legare il netto insuccesso all’atteggiamento a dir poco ondivago tenuto dal Carroccio nei confronti del Governo e allo strizzare l’occhio dell’asse Lega-Fratelli d’Italia a quella che oggi è oggettivamente una minoranza nel Paese.
Sia chiaro, le provocazioni, a partire dalle violenze di Roma, dal caso Fanpage, passando dalla vicenda Morisi e dalla piazza sindacale organizzata nella Capitale alla vigilia del ballottaggio, ci sono state, ma l’impressione è che alcuni fatti debitamente strumentalizzati dal centrosinistra si siano innestati in un terreno culturale esistente. Può piacere o no, ma oggi chi contesta le politiche legate alla gestione della pandemia del Governo Draghi rappresenta una minoranza del Paese e appare paradossale sedersi contemporaneamente al Governo e non ottenere politicamente i successi e gli apprezzamenti che l’Esecutivo incassa, regalandoli viceversa al proprio alleato. Una strategia di lotta e di governo messa in campo quando il governo è apprezzato da una larga fascia della popolazione, porta a risultati destabilizzanti nell’elettorato di riferimento. Tutto questo, sia chiaro, al di là del merito dei problemi, o dei dubbi, legati alla gestione del Green Pass, il tema è strettamente metodologico. Un discorso affine – parallelamente – merita la contraddizione di una coalizione di centrodestra che ha un proprio componente che ha posizioni (legittimamente) opposte rispetto all’operato dell’Esecutivo. Tutto comprensibile, ma poco fruttuoso e poco lungimirante. Un quadro simile infatti disorienta gioco forza l’elettore che è portato così al non voto: basti pensare che su scala nazionale è andato a votare il 44,25% degli aventi diritto, contro il 53,47% di quindici giorni fa.
Detto questo, per le forze di centrodestra più coerentemente “governative” (si passi il termini) non è certo il momento di speculare sull’insuccesso. Non servono oggi rese dei conti, anzi sarebbero pericolose. Occorre viceversa una seria riflessione al fine – in primis – di evitare che possa saldarsi un definitivo accordo di potere tra Pd e 5 Stelle. Non è tempo, insomma, di dispetti e rancori: a meno che il centrodestra non decida di rendere la debacle di oggi una costante per le prossime tornate elettorali.
Foto Dire