La tornata dei ballottaggi per le Comunali di oggi restituisce un risultato chiaro: il centrodestra ha definitivamente perso il sud del Paese. Al di là della sconfitta simbolica a Cascina, patria della candidata leghista alle regionali Ceccardi, e del sorpasso su misura a Lecco, quello che deve far riflettere l’asse Lega-Fdi sono i dati usciti dalle urne a Reggio Calabria, Enna, Crotone, Matera, Andria… addirittura a Chieti. Il centrodestra è risultato sconfitto ovunque nel Mezzogiorno, non ha conquistato nemmeno un Comune nelle cinque Regioni del Sud e così quella stagione di vittorie segnata dai successi alle Regionali in Molise, Calabria, Basilicata e Abruzzo sembra essersi già arenata. Arenata al Sud, finita ancora prima di iniziare al centro-nord, come hanno dimostrato i risultati in Emilia Romagna e Toscana.
E’ vero che la scarsa affluenza ha segnato in modo netto questa seconda tornata alle urne, ma appare chiaro come il centrosinistra abbia dimostrato una forza espansiva, anche grazie all’alleanza coi 5 Stelle, completamente sconosciuta al centrodestra. Piegato dalla sindrome entropica di Forza Italia, assillato dalla sfida interna Salvini-Meloni, il centrodestra a trazione sovranista ha dimostrato infatti tutti i propri limiti uscendo oggi sconfitto anche in quei Comuni dove era decisamente davanti al primo turno. E stavolta per la coalizione a guida Salvini-Meloni, spolpata della propria anima liberale e di centro, non vi è neppure l’alibi della resa davanti al leaderismo quasi ‘peronista’ di De Luca ed Emiliano, alter ego dei governatori vincenti del Nord Zaia e Toti. A vincere nei Comuni del sud, alcuni dei quali vere e proprie roccaforti del centrodestra, non sono stati i Governatori-forti, i condottieri mediatici, sovraesposti in tv e social, della lotta alla pandemia, ma candidati sindaci espressione della società civile, rafforzati proprio dalla forza inclusiva delle coalizioni che li hanno appoggiati. I ballottaggi insomma, hanno dimostrato che il risultato delle regionali in Puglia e Veneto sono molto più radicati di quanto si potesse pensare e che per il centrodestra potrebbe prospettarsi una lunga traversata nel deserto. Almeno per questo centrodestra a marchio sovranista. Perchè la soluzione per il centrodestra oggi appare proprio legata al superamento di tale marchio, uscire dallo steccato identitario su cui Salvini e Meloni hanno costruito sinora le proprie fortune per creare una unione di forze più inclusiva capace di allargarsi a quel partito che da tempo attende di germogliare su quello che resta di Forza Italia.