Banche italiane, tensione Roma Berlino. Merkel: “No a regole ogni due anni”

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Banche italiane, tensione Roma Berlino. Merkel: “No a regole ogni due anni”

30 Giugno 2016

Il salvagente che si intende lanciare alle banche italiane inizia a rimpicciolirsi. A spegnere gli animi carichi di positività ci ha pensato la Merkel. Proprio ieri, infatti, ha chiuso la porta alla possibilità per l’Italia di intervenire con soldi pubblici a favore del sistema bancario. “Abbiamo lavorato per darci norme comuni su risoluzione e ricapitalizzazione delle banche e non possiamo cambiare le regole ogni due anni”,ha detto Merkel al termine del Vertice informale dei leader europei sulla Brexit

Ma il premier Matteo Renzi proprio non ci sta, e prova a chiarire: “nessuno vuole cambiare le regole” europee sulle banche, e rassicura i cittadini che anche con questo quadro regolatorio “saremmo in condizioni di proteggere i denari dei correntisti”. E prova a fare il muso duro: “L’ultima che non ha rispettato le regole in Europa è stata la Germania nel 2003, e l’Italia di Berlusconi glielo consentì”.

Renzi, che a margine del summit europeo sulla Brexit, aveva parlato con Juncker proprio della situazione delle banche italiane, e sembrava aver raccolto ampia disponibilità. Riferendo: “l’Italia ha perduto l’occasione di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania intorno al 2010-2011″, quindi è “inutile piangere sul latte versato perché non possiamo farlo adesso che le regole sono diverse”.

Qualunque intervento statale a sostegno degli istituti in sofferenza dovrebbe infatti rispettare la direttiva BRRD che impone di distribuire le perdite sugli investitori (azionisti e obbligazionisti junior). Circostanza che, nel caso del salvataggio delle quattro banche, si è rivelata dannosa per i risparmiatori che avevano sottoscritto prodotti non sicuri e hanno visto andare in fumo i propri risparmi.

E’ per questo che il Governo vorrebbe trovare un modo alternativo al ‘bail in’ per aiutare le banche sotto stress sui mercati.

Bruxelles monitora la situazione del settore creditizio italiano: la Commissione guarda ai test sulla liquidità e ai CDS più che ai mercati azionari – che peraltro si sono calmati – e per questo non ritiene giustificato alcun allarmismo. Ciononostante dialogherà con l’Italia per valutare un eventuale intervento che non violi né le regole sugli aiuti di Stato né la direttiva BRRD. La strada è stretta, ma ci sono alcune eccezioni alla regola che potrebbero essere sfruttate. Del resto, un cambiamento delle norme è malvisto anche dalla Banca centrale europea.

Il membro del comitato esecutivo della Bce ha, intanto, detto: “Se le regole sul bail in vengono tenute in sospeso, allora è veramente la fine dell’unione di mercato come la conosciamo”.