
Banche popolari e del territorio nel Meridione trait d’union con l’Europa

11 Ottobre 2019
È dei giorni scorsi l’allarme lanciato dalla Commissione Europea con una lettera indirizzata al governo italiano sull’andamento preoccupante degli investimenti nel sud del Paese. Un dato che risulta in calo rispetto a quello che è il livello minimo previsto per non violare la regola europea dell’addizionalità (secondo cui le risorse europee erogate attraverso i fondi strutturali devono essere aggiuntive a quelle previste dagli investimenti nazionali e non sostitutive). Proprio il fatto che le risorse pubbliche destinate al Mezzogiorno sono lo 0,40% del PIL del meridione contro un impegno siglato con le autorità europee di destinare almeno lo 0,47% rischia di far perdere al nostro Paese l’accesso a quei fondi strutturali che darebbero ulteriore ossigeno ad una economia che nelle regioni del Sud continua a manifestare segnali di vera e propria stagnazione e a viaggiare ad una velocità inferiore rispetto alle altre regioni italiane.
Limiti questi evidenziati anche dal Direttore Generale della Banca d’Italia Fabio Panetta che in un suo recente intervento ha ricordato come nelle regioni meridionali il PIL pro capite sia la metà di quello del Centro Nord; la disoccupazione sia prossima al 20 per cento, il doppio di quella del resto del Paese, le disuguaglianze e l’incidenza della povertà ampie e la dotazione infrastrutturale e la qualità dei servizi pubblici essenziali insoddisfacenti. Inoltre, il Direttore Generale di Banca d’Italia ha ricordato come tra il 2008 e il 2016 il calo degli investimenti al Sud sia stato del 3,6 per cento all’anno; più debole e in maggiore flessione rispetto al resto del Paese, così come è stata anche l’attività di progettazione di opere pubbliche e come, dopo decenni di interventi, il ritardo del Mezzogiorno rispetto al Centro Nord in termini di PIL pro capite sia oggi maggiore rispetto agli anni settanta. Parlare apertamente e chiaramente di stagnazione non è quindi fare dell’allarmismo ma qualificare la realtà per quello che effettivamente appare.
Questo quadro permette di comprendere meglio in quale contesto le banche hanno operato soprattutto in questi anni post-crisi. Difficoltà a cui si sono sommate anche rigidità normative che hanno ancora più penalizzato quelle banche che hanno continuato ad operare come nel passato in favore dell’economia reale e delle comunità come nel caso delle banche del territorio e tra queste le Banche Popolari.
Il fatto che oggi tra le 16 banche “non significant” con sede nel meridione ben 9 sono Banche Popolari è un dato che deve far riflettere. Soprattutto se si considera il ruolo che gli istituti della Categoria hanno svolto in questi anni e i risultati ottenuti in termini di sopravvivenza del tessuto produttivo locale, un obiettivo parzialmente raggiunto e che ha comunque permesso di salvaguardare numerose realtà produttive che altrimenti sarebbero per sempre scomparse. Ciò ha comportato tuttavia un costo in termini di NPL, che solo ora, grazie anche alla capacità delle Banche Popolari di fare gioco di squadra, sono stati fortemente ridotti attraverso alcune operazioni di cartolarizzazione comune con GACS portate avanti tramite la loro società Luigi Luzzatti SpA per un valore complessivo di circa 3,5 miliardi di euro.
Dando uno sguardo ai dati del Credito Popolare nel Mezzogiorno emerge ancora di più l’importanza che tali istituti hanno rivestito in questi anni. Gli impieghi vivi delle Banche Popolari con sede nel Mezzogiorno negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 14%, quasi tre volte quanto riscontrato per il sistema il cui dato è stato pari al 5,5%. Complessivamente, a metà del 2019 gli impieghi al Sud superano i 25 miliardi di euro e i depositi i 24 miliardi di euro. Inoltre, negli ultimi dieci anni i flussi di nuovi finanziamenti alle PMI delle Popolari sono stati pari a 115 miliardi di euro per le aziende minori e quelli alle famiglie per i mutui hanno raggiunto i 39 miliardi di euro. Un ruolo essenziale realizzato anche grazie a una presenza capillare sul territorio con quasi 1.000 sportelli e che permette alle Banche Popolari di continuare ad essere l’unico riferimento creditizio in 80 Comuni del meridione.
Il compito delle Banche Popolari nel Mezzogiorno del Paese resta, quindi, oggi più che mai di vitale importanza ed essenziale proprio per cercare di non disperdere quel patrimonio di imprenditorialità che anche in condizioni difficili ha cercato di nascere e svilupparsi nelle regioni meridionali. Un compito che alla base ha una visione di crescita condivisa e di mutuo sostegno che permetta di creare quelle condizioni favorevoli per usufruire in misura ancora più efficace ed efficiente degli investimenti pubblici nazionali e dei fondi strutturali europei, in modo da cominciare a ridurre il gap con le restanti aree del territorio nazionale e conquistare un nuovo percorso di crescita.
*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari