Banche popolari ed enti locali, alleanza per bilanci più rigorosi
02 Gennaio 2014
L’attuale fase critica dell’economia italiana ha avuto finora profonde ricadute negative sul tessuto produttivo del Paese. Purtroppo, alle difficoltà del sistema economico nazionale, difficoltà di carattere strutturale che ormai da anni stanno accentuando il ritardo della nostra economia rispetto a quelle di altri paesi si associa il peso dell’ampio debito pubblico che, proprio a causa della recessione prolungata registrata negli anni passati, ha accresciuto la sua incidenza sul prodotto interno lordo, superando il 130%.
L’appartenenza dell’Italia all’area euro rende questi squilibri di finanza pubblica ancora più evidenti se confrontati con quelli degli altri paesi che hanno adottato la moneta unica. Osservare i vincoli imposti a livello locale sul tetto massimo di spesa consentito in linea con quella che dovrebbe essere la situazione dei conti pubblici, ossia il rispetto del Patto di Stabilità Interno, al fine di arrivare a soddisfare i parametri del trattato di Maastricht (indebitamento netto pari al 3% del PIL e debito pubblico pari al 60% del PIL), limita inevitabilmente la possibilità di ricorrere a risorse pubbliche per sostenere in parte l’economia in funzione anticiclica e lenire gli effetti della crisi sull’attività d’impresa e sull’occupazione.
Inoltre, la recente approvazione del fiscal compact e la sua prossima applicazione, prevedendo nel trattato una riduzione annua dell’incidenza del debito pubblico sul PIL del 5% non potrà che accentuare ulteriormente la tendenza ad una diminuzione delle risorse pubbliche se nel contempo non sarà condotta una politica seria di lotta agli sprechi e alle inefficienze e di sostegno concreto per la ripresa dell’economia e dell’attività produttiva.
Per questi motivi e sopperire così in parte alla diminuzione di risorse disponibili, il rapporto tra banche ed enti locali risulta essere ormai un elemento di fondamentale importanza per garantire quelli che sono i servizi spettanti ai cittadini rispettando le esigenze di bilancio che ciascun ente, comunale, provinciale o regionale è chiamato a redigere.
Un rapporto, quello tra enti locali ed istituti di credito che può essere meglio recepito da banche del territorio come le Popolari, in quanto pienamente consapevoli di quelle che sono le esigenze delle singole comunità e delle difficoltà che le istituzioni in ambito locale possono doversi trovare ad affrontare.
Gli ultimi dati, aggiornati a settembre 2013, indicano che in questi nove mesi del 2013 gli impieghi delle Banche Popolari agli enti pubblici (centrali e non) sono aumentati del 3,8% mentre quelli agli enti locali del 13,8%. In particolare, per quest’ultimi i finanziamenti erogati sono saliti da 2,1 miliardi di euro a 2,4 miliardi di euro. L’incremento ha interessato soprattutto gli enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali (41,6%), le amministrazioni comunali e le unioni di comuni (30,9%) e gli enti produttori di servizi economici e di regolazione dell’attività economica (28,5%). Significative, anche se più contenute, le variazioni positive registrate con riferimento al credito che le Banche Popolari hanno messo a disposizione degli altri enti locali (11,6%) e degli altri enti produttori di servizi sanitari (10,2%).
Questi dati confermano ulteriormente il rapporto privilegiato delle banche della Categoria con gli enti pubblici di più piccole dimensioni, come i comuni, e con i quali per la banca risulta naturale poter operare ed interagire proprio per le caratteristiche che da sempre contraddistinguono le Banche Popolari, la loro natura cooperativa che permette ancora oggi di rendere partecipi della propria attività un numero sempre più ampio di soci e di stakeholders.
* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari