Banche Popolari: Nord, la crescita dei depositi a giugno dà ossigeno al credito
26 Ottobre 2012
Il nostro Paese continua ad attraversare una profonda fase recessiva. La crisi non ha risparmiato nemmeno aree da sempre considerate più produttive e dinamiche, come le regioni del nord, che si sono, infatti, trovate a dover fare i conti con i problemi che già avevano colpito il resto del Paese. In queste regioni, come in altre numerose realtà economiche della penisola, la piccola e media dimensione d’impresa costituisce un fattore genetico strutturale: l’importante ruolo della famiglia, l’autonomia e il fare impresa, elementi che com’è noto avevano dato origine a una galassia di piccole aziende familiari, molto flessibili e in grado di aggredire un mercato prevalentemente domestico, oggi si mostrano in difficoltà.
Fortunatamente non è così per tutte le piccole imprese, perché molto dipende dal tipo di prodotto o servizio che realizzano: con dimensioni ridotte è possibile sviluppare produzioni a elevato valore aggiunto, inserendosi in nicchie di mercato di prestigio economico, per poi entrare in una rete di relazioni produttive e commerciali di respiro internazionale.
In un tale scenario le Banche Popolari, con una presenza di 42 istituti nelle regioni del Nord, hanno continuato a sostenere l’attività produttiva locale, e restano un solido riferimento per le famiglie e le imprese. La vicinanza ai territori e alle comunità servite dal Credito Popolare si esprime, in particolare, attraverso una rete capillare che conta, solo nelle regioni settentrionali, 5.653 sportelli, pari ad una quota di mercato del 29,3%. Essi rappresentano circa il 60% delle dipendenze della Categoria su tutto il territorio nazionale.
Importante è poi l’attitudine al localismo di queste banche del territorio, che rimangono legate alle comunità in cui operano, raccogliendo da esse il risparmio delle famiglie che reimpiegano presso gli imprenditori dell’area. Ciò è permesso dal fatto che, quasi due terzi delle dipendenze nel nord del Paese, sono riconducibili ad istituti che hanno sede in quelle regioni. Diventa così possibile, muovendo da un’interpretazione della relazione con i soci-clienti fondata sui principi del localismo e della mutualità incarnati dal ruolo organizzativo e sociale della filiale di banca, comprendere come esse abbiano saputo affrontare la recessione molto meglio degli altri intermediari, assorbendo il colpo e temperando gli effetti sui soggetti più deboli. Tutto ciò è stato possibile per via di una conoscenza delle comunità che questi istituti hanno costruito nel tempo attraverso relazioni strette e di lungo periodo.
Questa fiducia negli istituti della Categoria, fondamentale per permettere alle Banche Popolari di continuare a sostenere il tessuto produttivo, è stata ampiamente dimostrata dai clienti e dai soci: vi è stato, infatti, un aumento dei depositi che, secondo i più recenti dati aggiornati a giugno 2012, sono cresciuti del 2,1% nell’area, e a ritmi più intensi in regioni come Friuli Venezia Giulia (+10,6%) e Valle d’Aosta (+7,9). Sono aumentati, in particolare, i depositi delle famiglie che hanno visto un incremento negli ultimi 12 mesi pari al 5,6%, particolarmente marcato nelle seguenti regioni: Friuli Venezia Giulia (+13,9%), Trentino Alto Adige (+12%), e Valle D’Aosta (+19%).
Questi risultati rispecchiano bene il concetto di prossimità, ma anche quello di sussidiarietà che rappresentano uno dei tratti distintivi del Credito Popolare e della Cooperazione Bancaria, un modello al quale sono riconducibili quasi la metà degli sportelli nelle regioni settentrionali del Paese. La banche retail, infatti, continuano a rappresentare, attraverso il loro patrimonio di relazioni accumulato nel tempo, un elemento di stabilità e al contempo sostegno allo sviluppo delle economie locali, mediante un percorso di crescita comune che permette ad entrambe le parti di prosperare, in una sintonia di intenti positiva che la figura del socio e del cliente condensano efficacemente.