Bankitalia contro il “tassa e spendi” del governo

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Bankitalia contro il “tassa e spendi” del governo

16 Ottobre 2007

La banca d’Italia torna a bacchettare il Governo sull’impostazione
della politica di bilancio. Nel Bollettino Economico pubblicato oggi, gli
economisti del più prestigioso think tank
di ricerca sulla economia italiana osservano che dopo il forte miglioramento
conseguito nel 2006, i progressi nella riduzione degli squilibri di bilancio
sono modesti; gli interventi necessari per raggiungere il pareggio di bilancio
sono rinviati al 2009-2011. Queste due autorevoli affermazioni sottendono un
giudizio fortemente critico della politica seguita da questo Governo.
Innanzitutto, perché si da atto che il miglioramento è stato conseguito nel
2006, anno in cui si sono dispiegati gli effetti della Legge finanziaria votata
dal centro destra nel dicembre 2005, che paradossalmente è stata la Finanziaria
meno “elettorale” che si ricordi. Ma soprattutto criticano l’ulteriore rinvio
della  correzione degli squilibri che
viene posposta al triennio 2009-11, ovvero a un arco di tempo – osserviamo noi
con spirito malevole – in cui molto probabilmente la responsabilità di Governo
sarà già passata di mano, forse addirittura ritornata al centro destra.

 

La Banca d’Italia, per altro, rileva che le entrate
inattese sono state in larga parte utilizzate per finanziare aumenti di spesa.
Scelte analoghe caratterizzano la manovra per il 2008. Si evidenzia quindi,
ancora una volta, che la politica di bilancio dei governi di sinistra-
intrinsecamente statalisti- si traduce inevitabilmente nella applicazione del
principio del “tassa e spendi”. E’ risultata smentita, in altre parole, la
promessa di Prodi e Padoa Schioppa, che dopo avere aumentato le tasse e il
gettito per stabilizzare il bilancio avrebbero ridotto il prelievo fiscale.
Anzi, poiché con l’extra gettito, che in parte è di natura temporanea perché
determinato dalla accelerazione della crescita, sono state finanziate nuove
spese permanenti, in futuro sarà molto più difficile ridurre le spese,
anche se se dovesse venire meno la componente temporanea del gettito.

 

L’analisi della Banca d’Italia si chiude con un severo
richiamo: “l’incidenza della spesa primaria corrente sul Pil resta il problema
centrale della politica economica italiana; nel settore pubblico vi sono ampi
margini per ottenere risparmi senza compromettere il conseguimento degli
obiettivi fondamentali dell’azione pubblica, come dimostrano gli studi del
Tesoro”.

 

Ricordiamo, al riguardo, che il recente Libro Verde sulla
Spesa Pubblica, pubblicato  dal Ministro
dell’Economia, ha evidenziato diverse disfunzioni nella spesa relativa alla sanità,
alla giustizia, all’università, al pubblico impiego, agli enti locali. Sono
aspetti su cui sarebbe auspicabile un pronto impegno da parte di coloro che si
candidano a responsabilità di governo nei prossimi anni.