Barack Obama? Yes he can

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Barack Obama? Yes he can

11 Febbraio 2008

Obama
prova la fuga, Huckabee non molla. Il senatore afro-americano e l’ex
pastore battista sono i grandi vincitori delle primarie del week end.
Ma, mentre il successo di Mike Huckabee non insidia la nomination di
John McCain (pur sottolineando le difficoltà del senatore dell’Arizona
con la base del GOP),
quello di Barack Obama (dopo la prova di forza nel Supertuesday) mostra
che ora è lui il candidato da battere e non più Hillary Clinton. Il
senatore afro-americano ha fatto l’en plein conquistando tutti e tre
gli Stati al voto in questa fine settimana (Nebraska, Louisiana e
Washington). Impressionanti i margini di vittoria di Obama: nei
caucases in Nebraska (24 delegati in gioco), il giovane senatore
democratico ha sfiorato il 70 per cento dei voti. Stesse proporzioni
nella vittoria di Obama nello Stato di Washington (78 delegati in
palio), mentre in Louisiana ha ottenuto il 55 per cento dei consensi.
Ciliegina sulla torta: Obama ha vinto anche i caucuses delle Isole
Vergini (3 delegati).

“Oggi”, ha affermato Obama nel suo “victory speech” a Richmond in
Virginia (al voto martedì 12), “dalla West Coast alla Costa del Golfo
al cuore dell’America, gli elettori hanno detto a gran voce che è tempo
di voltare pagina e di dire finalmente, yes we can!”. Obama sente che
il vento soffia dalla sua parte. Il suo messaggio di cambiamento sta
conquistando sempre più i cuori degli elettori democratici. Anche nel
discorso a Richmond, ha voluto ribadire che è lui la vera scelta di
novità. “La posta in gioco”, ha affermato parlando ai suoi supporter,
“è troppo alta e le sfide troppo grandi per cercare di risolverle con i
vecchi metodi di Washington e con i soliti vecchi protagonisti di
Washington per poi aspettarsi un risultato diverso dal passato”. Un
passato che, per molti, ha il volto di Hillary Clinton. La senatrice di
New York ripete il mantra dell’esperienza che lei garantirebbe alla
Casa Bianca. Sabato, in un comizio, la ex First Lady ha
dichiarato ai suoi fan: “Se sarò la candidata democratica, non dovrete
mai preoccuparvi che io possa essere buttata fuori dal ring, perché ho
la forza e l’esperienza per guidare questo Paese e sono pronta a
sfidare il senatore McCain quando e dove vuole”.

Tuttavia, due recenti sondaggi (uno per Time, l’altro per CNN)
sembrano smentire la senatrice di New York. In entrambi i casi,
infatti, emerge chiaramente che Obama avrebbe più chance di vittoria
rispetto a Hillary in un duello con John McCain. Il risultato si spiega
soprattutto con le scelte dell’elettorato maschile: in un’ipotetica
sfida con McCain, Hillary otterrebbe il 18 per cento di voti in meno
tra gli uomini. Il sondaggio dà invece una sostanziale parità nel voto
maschile tra McCain e Obama. C’è poi il fattore simpatia. Tante volte,
anche su Pennsylvania Avenue, abbiamo scritto dell’antipatia molto
diffusa negli States nei confronti di Hillary. Questo sondaggio della
CNN di inizio febbraio non fa che confermare il dato: Obama non piace
al 31 per cento degli intervistati, Hillary al 44 per cento, quasi la
metà degli americani.
Sul fronte repubblicano, Huckabee si conferma
il guastafeste di McCain (per poi magari diventarne il compagno nel
ticket repubblicano). L’ex governatore dell’Arkansas vince a valanga
nel rurale Kansas e in Louisiana, mentre il veterano del Vietnam vince
i caucuses dello Stato di Washington. Il successo dell’ex pastore
battista (ora che è uscito di scena Romney) conferma che la base
repubblicana, e in particolare la destra evangelica, non è ancora
pronta a fidarsi di McCain, amato invece dagli indipendenti e dai
repubblicani moderati. Tuttavia, la nomination è pressoché assicurata.
Anche se Huckabee vincesse in tutti gli Stati rimasti con il 50 per
cento dei voti, ma McCain ottenesse almeno il 40 per cento dei
consensi, il senatore dell’Arizona avrebbe comunque in tasca un numero
sufficiente di delegati per ottenere la candidatura alla Casa Bianca.
Huckabee non sembra dare troppo peso a queste statistiche e ci scherza
su: “Lo so”, ha detto sabato ad un incontro a Washington, “gli esperti
mi dicono che la matematica non mi aiuta. Beh, io non sono mai stato
forte in matematica, ma credo nei miracoli”.