Barak ha scelto Netanyahu perché i laburisti sono in crisi da 20 anni

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Barak ha scelto Netanyahu perché i laburisti sono in crisi da 20 anni

18 Gennaio 2011

La decisione del ministro della difesa israeliano Barak di lasciare il partito laburista è nello stesso tempo una conferma ed una notizia. Una conferma perché si sapeva che il laburismo in Israele franando, basta guardare le serie storiche dei dati elettorali di questo ventennio. Una notizia perché non farà certo piacere a Obama e all’amministrazione Usa, che su Barak contavano per esercitare delle pressioni su Netanyahu.

L’ultima e definitiva spaccatura dei laburisti, pilastro dello stato ebraico, è nata sull’appoggio fornito ai conservatori di Netanyahu: la parte del partito che tende a sinistra non ha mai potuto sopportare di governare con il ministro Lieberman. Nello stesso tempo, i laburisti soffrivano di un complesso minoritario nella compagine governativa guidata dal Likud.

La spaccatura è la scena finale di un film che è andato in onda dall’inizio del Novanta, quando i laburisti iniziano a perdere consenso, vengono sconfitti alle elezioni, riducono la propria presenza in parlamento, fino ai dati sconfortati dei sondaggi degli ultimi giorni. Ma è anche il fallimento di Barak, il militare sceso in politica che aveva sognato di portare a termine la missione di Rabin, la pace con i palestinesi, ma che sulla sua strada ha incontrato un Arafat ormai sordo a qualsiasi concessione. 

Dallo scoppio della Seconda Intifada, Barak è stato oscurato prima da Sharon e poi dalla Livni: oggi Kadima si prepara ad essere uno dei partiti di approdo della diaspora laburista. Nelle ultime settimane si racconta di un ministro della difesa piuttosto burbero perché da Washington devono aver avuto sentore di quel che stava accadendo: probabilmente è proprio grazie ai buoni uffici indiretti di Netanyahu che Barak gestirà in modo indolore la separazione; quasi che il tutto fosse avvenuto in modo pilotato.

Uno dei motivi che ha spinto Barak ad abbandonare il partito è il fatto che i suoi compagni nel governo Netanyahu, i ministri dimissionari, hanno più volte protestato contro l’esecutivo, minacciando di andarsene, com’è effettivamente accaduto ieri. Barak vuol fondare un nuovo partito, “Indipendenza”, centrista, sionista e democratico, mentre i laburisti promettono di rifondare il proprio, tornando alla “gloria delle origini”.

La storia della sinistra riformista israeliana sta comunque al passo con i tempi: sporadiche esperienze di governo del Paese (nel ’92 e poi nel ’99); mancanza di ricambio nella leadership; formazioni che si disgregano fra rivalità e personalismi; un appiattimento verso sinistra (il partito Meretz) ed una eterna rincorsa alle parole d’ordine vincenti delle destre; infine una malintesa idea della pace con i palestinesi che non prevede lunghi negoziati ma una specie di corsa col cronometro che in passato ha già danneggiato Israele.