Basilea 3, regole calibrate per un equilibrio dinamico

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Basilea 3, regole calibrate per un equilibrio dinamico

01 Giugno 2011

La crisi finanziaria, che ha avuto origine nel 2007 negli Stati Uniti e che ha investito il sistema bancario europeo nell’autunno del 2008, ha dimostrato in modo evidente l’esigenza di un’equilibrata e costante attività a tutela della stabilità finanziaria, che non sarà realizzabile solo con pochi e pesanti interventi normativi. Il pericolo chiaramente avvertito anche in sede Ue è che le maglie “strette” di Basilea 3 rischiano di causare l’asfissia del meccanismo che porta il risparmio delle famiglie, attraverso le banche, agli investimenti e al funzionamento delle imprese, in particolare delle Pmi.

Il pericolo di interrompere almeno una parte dei flussi di risorse finanziare c’è, e le banche e le imprese europee lo hanno avvertito da tempo. Una conferma di ciò si evince dalla reazione dei mercati, avvenuta pochi giorni fa, alla notizia secondo cui l’Unione Europea avrebbe preparato una bozza per l’applicazione dei parametri di Basilea 3 portatrice di un’interpretazione un po’ meno rigida di quanto si pensasse. L’immediata smentita di Bruxelles non ha dato la sensazione di aver completamente sbarrato la strada a misure meno penalizzanti per il sistema europeo. Sarebbe, infatti, opportuno modulare gli interventi in modo tale da non colpire troppo pesantemente un sistema finanziario e reale, in particolare, ancora in affanno per le turbolenze sui debiti sovrani degli stati e un sistema delle imprese che stenta a vedere l’allontanarsi la crisi.

Se da una parte sono certamente auspicabili modifiche legislative che, accrescendo la consistenza del patrimonio delle banche e migliorandone la qualità, possano in futuro evitare il ripetersi di fenomeni degenerativi quali quelli che hanno determinato la crisi dei mercati finanziari, dall’altra risulta di fondamentale importanza che il nuovo quadro normativo sia elaborato tenendo conto delle profonde diversità esistenti fra le varie tipologie di intermediari bancari e, soprattutto, degli effetti della riforma sulle economie di riferimento.

Mentre l’Europa sta procedendo velocemente verso un aumento della solidità e robustezza dei suoi intermediari finanziari, gli Stati Uniti – epicentro del terremoto finanziario che ha colpito il sistema economico mondiale – sono favorevoli ad un’applicazione meno ortodossa delle nuove regole, ricorrendo piuttosto a misure solo di contenimento di un’operatività che nei termini speculativi è tornata ai livelli pre-crisi.

La conseguenza sarà quindi quella di veder penalizzate solo le banche che non hanno causato la crisi, tralasciando invece quelle che, attraverso la loro operatività, l’hanno originata. Mentre le nuove regole saranno applicate senza alcuna distinzione alle banche italiane ed europee, i concorrenti statunitensi – attualmente impegnati in un modo di “far banca” sostanzialmente analogo agli anni pre-crisi – resteranno ai margini, creando peraltro inevitabili squilibri concorrenziali. Sembra di ripercorrere un flashback in cui si ripete lo stesso copione di Basilea 2, la cui disciplina è stata applicata in Europa, mentre stiamo ancora aspettando che si faccia negli Stati Uniti.

Tornando all’impianto normativo di Basilea 3, è possibile constatare come non siano tenute in debita considerazione le diversità sussistenti tra le varie tipologie di intermediari e le relative performance durante la crisi finanziaria. In merito si può pensare al ruolo svolto dalla cooperazione bancaria europea, che ha mostrato una migliore capacità delle industrie finanziarie dei vari Paesi nel saper intervenire e affrontare una fase congiunturale eccezionalmente negativa.

Lo stesso sta avvenendo, nel nostro Paese, per le Banche Popolari, che si trovano a dover tollerare gli effetti delle nuove regole pur avendo mantenuto, anche nell’arco della recessione, livelli di crescita degli impieghi simili a quelli fatti registrare in precedenza e comunque superiori al doppio rispetto al resto del sistema, grazie al loro peculiare modello di business, basato sul forte coinvolgimento di questi istituti nella “sorte” dei sistemi produttivi dei rispettivi territori di riferimento. È un fatto noto che Basilea 3 avrà una ricaduta negativa in termini di costi anche per queste banche e, più in generale, per tutto il sistema bancario, stimata in circa 50/60 basis points di incremento del tasso sugli impieghi con conseguente, inevitabile, contrazione del credito nei confronti di famiglie e imprese.

Nonostante Basilea 3 rappresenti un’evoluzione d’emergenza della precedente normativa, concepita in seguito alla crisi, non sembra questa la strada per uscirne. Nuove regole sono necessarie, ma è altrettanto necessario che esse siano applicate compatibilmente alle caratteristiche e alle diversità dei soggetti in campo. Ciò al fine di evitare che quegli istituti che non hanno contribuito a generare la crisi, ma piuttosto hanno concorso ad arginarla, come nel caso della Cooperazione Bancaria, paghino il prezzo derivante dalla condotta di moral hazard di altri.

*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari