Bassolino fa un passo indietro. Ma in Campania non basta
09 Aprile 2008
Di armi segrete e prodotti
politici scintillanti da immettere, all’ultimo minuto, sugli scaffali della
campagna elettorale non sembra ce ne sia traccia. Walter Veltroni, a tre giorni
dalla chiusura del periodo dedicato alla propaganda e alla comunicazione,
mantiene il suo ritmo da passista e rinuncia a tentare il guizzo, il colpo di
scena in grado di riaprire la partita. L’unico effetto speciale è quello fatto
esplodere di rimando all’uscita di Umberto Bossi sui fucili, con il tentativo
di trasformarsi nel dispensatore di improbabili patenti di lealtà repubblicana.
Atteggiamento macchiato da supponenza e prontamente rispedito al mittente da
Silvio Berlusconi.
Se di trovate dell’ultima ora
non ce n’è traccia, così come manca una qualsivoglia indicazione sul nome del
futuro ed eventuale ministro dell’Economia – ovvero la pedina fondamentale da
mettere sul piatto dell’opinione pubblica per un partito che si candida alla
guida del Paese – almeno un colpo Veltroni può vantarsi di essere riuscito a
metterlo a segno. Il giorno prima dell’odierna tappa a Napoli, infatti, il
segretario del Pd è riuscito a far pronunciare una promessa di future
dimissioni, fissate per il 2009, da Antonio Bassolino. “ Interrompere il nostro
lavoro sarebbe stato un suicidio. L’orizzonte giusto del nostro impegno e del
nostro lavoro è attorno a un anno” dice l’inquilino di Palazzo Santa Lucia. “Un
ciclo politico si è chiuso a Roma e qui. D’altra parte l’Udeur non c’è più, De
Mita è fuori dal Pd e c’è stata la nascita del Partito democratico».
Un’uscita apprezzata da
Veltroni: “Quanto ha detto Bassolino corrisponde al suo senso di responsabilità
e al suo amore per la Campania”. L’ex sindaco di Roma, insomma, può tirare un
sospiro di sollievo e aggiungere al mazzo una carta da giocarsi nelle sue
ultime uscite, contenendo le critiche dei tanti che gli hanno rimproverato di
non aver affondato il colpo sul governatore campano, dimostrando parziale
autonomia e scarsa libertà rispetto alla nomenklatura del partito. Una piccola
atout con la quale Veltroni conta di ridurre il gap e le distanze in quella
Campania data per già persa e che magari potrebbe ora, con questa mossa,
contenere su numeri più ragionevoli la sconfitta.
La decisione di Bassolino – giurano dalle parti del loft – è stata
autonoma anche se “auspicata”. E a 24 ore dal comizio di Piazza del Plebiscito
non poteva cadere meglio a livello di tempistica. Certo l’operazione di
rimozione del recente passato della gestione napoletana e campana non potrà andare totalmente a buon fine.
La “Second Life” veltroniana, infatti, può
spingersi fino a generare un partito che sembra scegliersi il passato che più
gli aggrada, dimenticando quello recente targato Romano Prodi. Ma non può
riuscire nella titanica impresa di far scordare ai napoletani, e non solo a
loro, i cumuli di immondizia e degrado che si ammassano ancora oggi nelle
strade della città partenopea. E questo nonostante la curiosa scena che verrà
rappresentata in piazza quando sul palco saliranno i capilista e gli
amministratori locali resteranno confinati in platea, così da evitare il
boomerang della sovrapposizione di immagine tra fiction e realtà.
Una
disposizione delle poltrone e de posti sul proscenio che certo non gioverà alla
costruzione di un’immagine credibile per il Partito Democratico. Perché,
nonostante gli sforzi, uscire dal cono d’ombra di colui che nelle ultime
settimane ha svolto il ruolo dell’ “Innominato” non sarà affatto facile per
Veltroni.
E anche se l’appuntamento napoletano si trasformerà, con ogni
probabilità, in una grande evocazione di scenari leghisti-rivoluzionari fuori
tempo massimo e nella declinazione di pillole di terrorismo psicologico contro
le possibili politiche per il Sud da parte del centrodestra, c’è da giurarci
che l’attenzione sarà tutta mirata lì%3A sul tentativo di silenziosa
cancellazione in diretta dell’eredità bassoliniana.
E sul mini-esilio a cui
sarà costretto l’ex sindaco di Napoli per non trasformarsi in una sorta di
“testimonial al contrario” per un Partito Democratico disperatamente impegnato
a stipare i propri scheletri in armadi capienti.