Basta con la demagogia a danno delle imprese

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Basta con la demagogia a danno delle imprese

13 Giugno 2014

Ci sono provvedimenti legislativi che – purtroppo – passano sotto silenzio, non sembrano cogliere l’attenzione dei media, anche quando hanno riflessi importanti sugli assetti del Paese. È questo il caso della Legge Europea in discussione alla Camera. È stato proposto dal Partito Democratico (prima firma Oliverio) un emendamento che prevede l’innalzamento della percentuale minima di succo di arancia (dal 12% al 20%) per chi produce in Italia bibite rinfrescanti (le aranciate, non succhi o nettari).

Già due anni fa, l’allora Ministro Balduzzi, propose una norma in tal senso, che è finita nel mirino dell’UE che ha avviato la procedura di infrazione perché lesiva della concorrenza. Invece di sanare la procedura di infrazione cancellando questa norma assurda, si è voluto riproporne un restyling, mettendo nuovamente in grave difficoltà l’industria del settore. Peraltro, si tratta di una norma che, oltre a danneggiare la nostra economia, ricadrà in una nuova procedura di infrazione. Personalmente, come ho dichiarato in Aula, sono rimasto francamente stupito dei pareri favorevoli del Relatore (PD) e del Governo su questo emendamento.

Per comprendere bene cosa ci sia in gioco, è bene fornire alcuni dati. La percentuale di succo nelle aranciate in Italia è del 12% (la media europea è del 5%) e risale ad una norma del 1958. Chi produce le aranciate in Svizzera, dove la percentuale di succo è del 4%, ad esempio, potrà ovviamente – in base al mutuo riconoscimento – venderle in Italia. Gli stabilimenti di produzione di bibite dissetanti in Italia sono 57, distribuiti il 16 regioni, e occupano 6.000 addetti diretti e 17.000 indiretti.

L’emendamento approvato danneggia fortemente solo chi produce bibite in Italia, favorisce i competitori europei (e non solo), realizzando una "discriminazione a rovescio", stigmatizzata dalla Corte Costituzionale, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, come hanno segnalato non solo le associazioni di settore, ma gli stessi sindacati al Premier Renzi. Aumentare la percentuale di succo comporta infatti un lungo fermo degli impianti: alcuni anni fa, una azienda del settore decise di aumentare la percentuale di succo dal 12% al 16%: impiegò tre anni di ricerca per individuare la ricetta giusta che incontrasse il gusto dei consumatori.

Si tratta anche di una norma palesemente incostituzionale, perché è lesiva della libertà di impresa, non essendovi nessuna ragione di tutela di altri diritti costituzionalmente garantiti: difficilmente si potrà sostenere che vi siano motivi di tutela della salute (si toglie acqua minerale per aggiungere succo, zuccheri e conservanti) o dei consumatori (i prezzi inevitabilmente aumenteranno).

Questa norma nasce da certe lobby agricole che illudono i produttori di arance che in tal modo venderanno maggiori quantitativi. In realtà, ne venderanno assai di meno. I produttori di arance amare non ne venderanno proprio più, in quanto la bibita con tali percentuali diventa imbevibile. Spiace vedere come il Governo nella persone del Ministro Martina e del Sottosegretario Gozi non abbiamo saputo tenere il punto su una norma palesemente incostituzionale, lesiva delle norme comunitarie e, soprattutto, della nostra economia e dell’occupazione. Così come è spiaciuto assistere in questa occasione al silenzio (e al voto favorevole all’emendamento) dei colleghi del PD delle Commissione Attività Produttive e Lavoro. Spero almeno che abbiano il pudore, quando si apriranno i tavoli di crisi al Mise, di astenersi dal presentare interrogazioni o mozioni a sostegno dell’occupazione.

Mi auguro che al Senato si cancelli questa norma in perfetto "stile Sistri", autentico esempio di autolesionismo italico, e si strappi quello che è solo un illusorio manifesto per raccogliere una manciata di consensi a danno del lavoro di persone in carne ed ossa. Non si può invocare a parole, anche in Europa, la crescita e continuare a produrre norme ottuse e recessive. Questa è la vecchia politica che Renzi dice di voler combattere. Allora la combatta davvero, innanzitutto in casa sua. Noi siamo dispostissimi a dargli una mano.

*Responsabile SviluppoEconomico Nuovo Centrodestra

(Tratto del Sole 24 Ore)