Basta imbrogli e sotterfugi del governo sulle unioni civili

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Basta imbrogli e sotterfugi del governo sulle unioni civili

17 Ottobre 2016

Nello schema del decreto legislativo, trasmesso dal Governo alle Camere il 5 ottobre, recante “disposizioni per l’adeguamento delle norme dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni alle previsioni della legge sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso”, sulle quali il Parlamento entro 60 giorni deve esprimere un parere, ci troviamo di fronte all’ennesima forzatura da parte del Governo Renzi.

Come è noto infatti l’Art. 1 comma 1 della Legge definisce l’unione civile come “specifica formazione sociale” ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, che può essere costituita (comma 2) “mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile ed alla presenza di testimoni”. Il comma 20 della stessa Legge recita poi che “al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti ed il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile con persona dello stesso sesso le disposizioni che si riferiscono al matrimonio… si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile dello stesso sesso”.

Nell’atto del Governo trasmesso al Parlamento il “solo fine” di tutelare diritti e l’adempimento degli obblighi tra le parti, si trasforma viceversa  “nell’obbligo dell’ufficiale di stato civile di indossare la fascia tricolore, oltre che per la celebrazione del matrimonio, anche per la costituzione dell’unione civile“.

Siamo di fronte ad una incredibile manipolazione perché né nella legge (che parla di specifiche formazioni sociali) né nella delega al Governo si paragona l’unione al matrimonio dell’art. 29 della Costituzione, tanto è vero che il Presidente del Senato Pietro Grasso negò il voto segreto sugli emendamenti del disegno di legge Cirrinà escludendo l’esistenza di ogni rapporto diretto o indiretto tra le unioni civili e il matrimonio tra un uomo e una donna.

Questa forzatura del tutto ideologica non è banale o casuale, ma l’ennesimo tentativo di mettere sullo stesso piano unione civile e matrimonio al fine di arrivare al vero obiettivo che è quello di permettere alle coppie gay l’adozione dei bambini ed il loro assemblaggio a pagamento tramite l’odiosa pratica dell’utero in affitto.

Non risultando da nessuna parte che l’ufficiale di stato civile debba indossare la fascia tricolore per rilasciare una carta di identità o iscrivere un nuovo nato all’anagrafe, il Ministero degli Interni dovrebbe spiegare chi è il padre di questo imbroglio, ma soprattutto gli esponenti di Area Popolare, che siedono nel Consiglio dei Ministri di un Governo che ha imposto la fiducia sulle unioni civili al Parlamento, se non sono in malafede dovrebbero affrettarsi a chiedere la cancellazione dal testo del decreto di questa disposizione che va contro la legge e esula totalmente dagli ambiti della delega.