Basta polemiche sull’auditorium di Isernia, ora si lavori affinché sia una reale risorsa

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Basta polemiche sull’auditorium di Isernia, ora si lavori affinché sia una reale risorsa

05 Aprile 2012

Il difficile viene adesso. L’inaugurazione è filata via liscia: il concerto del maestro Uto Ughi, accompagnato dai Filarmonici di Roma, è stato un successo. E le contestazioni – legate anche alla gestione degli inviti, finiti per lo più nelle mani dei cosiddetti “vip” – si sono limitate a qualche cartello ironico esibito all’ingresso dai manifestanti e a un paio di timidi fischi, indirizzati alle autorità che si apprestavano a entrare. Ma dopo la “prima”, arriva il momento della verità: occorre dare un futuro all’auditorium di Isernia. Evitare cioè che quest’opera – realizzata per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia – non resti soltanto un ingombrante scatolone di cemento scaraventato in mezzo alla città. Le premesse non sono tuttavia incoraggianti.

Il sindaco del capoluogo di provincia, Gabriele Melogli, aveva tentato il colpaccio: affidare la direzione artistica a Fiorello. Ma il noto showman ha declinato l’invito, per via dei suoi già numerosi impegni. Un “no” che brucia, ma un’idea vincente, comunque, bisogna pur tirarla fuori per far diventare questa struttura una “macchina da soldi”, così come si augura il primo cittadino. Le credenziali, del resto, sono ottime. Al termine del concerto inaugurale è stato proprio Ughi – insomma, non proprio l’ultimo arrivato – a esprimere ampio apprezzamento per questa opera. Un grande gioiello in una piccola città. Ma al di là dell’aspetto estetico, ne ha apprezzato la qualità anche per ciò che riguarda l’acustica. Al tempo stesso ha strigliato la classe politica. Invitandola, tra le righe, a impegnarsi affinché l’auditorium diventi un monumento alla cultura e non allo spreco. “Devo esprimere la mia ammirazione – ha detto il celebre violinista – in una città piccola come Isernia siete stati capaci di costruire un auditorium di questa bellezza. In Italia si fanno stadi di calcio, palestre e piscine, ma non vengono costruiti veri auditorium per la musica. Il vostro, che si fa apprezzare anche per la qualità acustica, deve essere motivo di vanto e di orgoglio per tutta la Regione. In un Paese – ha proseguito – che attraversa una grave crisi economica, tanti teatri vengono gestiti male, da persone scelte per logiche politiche ma che di arte non capiscono nulla”. Un messaggio chiaro a chi avrà il compito di dare un futuro a questa struttura. Non sarà facile.

Melogli lascia un’eredità ingombrante al suo successore a Palazzo san Francesco. Ha lottato come un leone per la realizzazione dell’auditorium, ma ai “posteri” affida un’opera ancora da completare (mancano i fondi per ultimare il secondo lotto, quello della galleria commerciale) e di difficile gestione. Non a caso sin dall’inizio i lavori sono stati accompagnati da polemiche di ogni tipo. Una delle prime questioni sollevate è stata questa: era proprio necessario consentire questa enorme colata di cemento nel cuore della città? E ancora: era proprio necessario realizzare una struttura così grande, imponente, in una città dal bacino d’utenza limitato? Non era forse il caso di realizzarci qualcosa di realmente utile per la collettività con tutta quella montagna di soldi? E infine: si riuscirà a coprirne i costi di gestione? Ma soprattutto: si troverà qualche coraggioso deciso a mandare avanti l’auditorium e le attività connesse (parcheggi, cinema, locali commerciali e quant’altro)?

In tutto questo – tanto per rendere il cammino ancora più travagliato – ci si sono messe le inchieste sulla cosiddetta “cricca”, in qualche modo legata all’appalto dei lavori per la realizzazione dell’opera monumentale. E, ciliegina sulla torta, sono arrivati anche i richiami delle autorità di vigilanza: il costo dell’opera sarebbe lievitato a dismisura. Dai 5 milioni di euro iniziali, si sarebbe arrivati a superare quota 50 milioni. Anche se – a tal proposito – il responsabile dell’unità tecnica di missione della presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Bravi, ha parlato di polemiche fuori luogo. Punto primo: solo un folle – a suo avviso – poteva pensare che un’opera del genere potesse essere realizzata con 5 milioni di euro. Punto secondo: quando l’auditorium sarà completato (mancano sei-sette milioni per chiudere i lavori del secondo lotto) la spesa complessiva resterà al di sotto dei 40 milioni di euro. Morale della favola: per Bravi si è risparmiato rispetto a quanto preventivato nella prima fase.

Milione più, milione meno, ora però bisogna prendere atto di questo dato di fatto: bello o brutto che sia l’auditorium di Isernia è realtà. A questo punto l’errore più grave sarebbe quello di lasciare questa struttura in balia di se stessa, farla diventare l’ennesima cattedrale nel deserto, destinata al degrado e all’abbandono. Che piaccia o no, questa opera ha enormi potenzialità: è arrivato il momento di trasformarle in risorsa. Se ben sfruttato, può diventare davvero un punto di riferimento culturale non solo per il Molise, ma anche per le regioni vicine. Potrebbe garantire anche un buon numero di posti di lavoro. Di tutto questo stanno cominciando a rendersene conto anche i sette candidati alla carica di sindaco e l’esercito dei 600 aspiranti consiglieri. Tutti – o quasi – hanno inserito questa struttura nel loro programma elettorale. Né mancano le idee interessanti. Forse Melogli – a dispetto di quanto si è detto in questi ultimi anni – non ha predicato nel deserto.