Bastava un ponte

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Bastava un ponte

17 Gennaio 2007

Ci sono voluti 4 morti e 90 feriti per aprire una discussione sulle
falle della sicurezza e sul caos della circolazione nello stretto di
Messina. I giornali ci hanno raccontato che si tratta del braccio di
mare più trafficato d’Europa, con almeno 380 attraversamenti quotidiani
e 13 mila navi mercantili che lo percorrono da nord a sud, senza
contare i circa 18.000 diportisti che in estate si aggiungono
all’affollamento medio. E Messina, che quasi solo grazie ai pendolari,
è diventato il primo porto italiano con 10 milioni di passeggeri
l’anno. Il tutto garantito da un sistema radar che funziona a mezzo
servizio e che da 5 anni è “in fase sperimentale”.

Il risultato sono stati 44 incidenti negli ultimi 50 anni: quasi uno
l’anno. Il più grave, senza contare l’ultimo, nell’85 quando una
petroliera versò nello stretto 1000 tonnellate di greggio. In sostanza
le acque più pericolose d’Italia.

Il governo Berlusconi aveva escogitato l’imperdonabile follia che a
congiungere due lembi di terra separati da un braccio di mare bastasse
un ponte.

Si erano ovviamente sbagliati: oggi, dopo l’ultimo, mortale
incidente, il ministro dei Trasporti, Alessando Bianchi, ha spiegato
che “serve un’Authority”.

Infatti le belle menti del governo Prodi, con i Verdi in prima
linea, dopo lunghi pensamenti e discussioni, marce, fiaccolate e
proteste, hanno preferito, con uno dei primi atti della legislatura,
pagare penali astronomiche e lasciare lo stretto nel caos.

Sotto un sole che ride.