Bataclan: quella notte in cui capimmo che era ora di reagire

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Bataclan: quella notte in cui capimmo che era ora di reagire

13 Novembre 2016

Sulle note di Fragile e Message in a Bottle risuona in maniera moderna e laica un messaggio antico e cristiano che da due millenni si celebra la notte del Sabato Santo. La vita ha vinto la morte. Questo è stato il messaggio di Sting alla platea del Bataclan, un anno dopo la strage in cui morirono 90 persone in un’orgia di sangue e violenza per mano di terroristi Islamici affiliati all’Isis. 

Un anno dopo ad essere agonizzante è lo Stato Islamico, che perde Mosul, il suo cuore sacro e pulsante (da lì Al Baghdadi aveva proclamato la sua chiamata al Califfato). In questi dodici mesi molto è successo. Sia sul piano pratico che su quello simbolico. Su quello pratico si è affrontata una stagione di sangue come raramente, in tempo di pace se ne erano viste. 

Il terrore ha corso discreto tra Parigi, Bruxelles e la Germania, esplodendo nei boulevard e nelle strade. E poi si è fermato. Abbiamo perso vite umane, abbiamo perso sicurezza, abbiamo perso libertà. Ma un po’ alla volta, i terroristi hanno perso la guerra.

Quello che il Bataclan ci ha insegnato, però, è più profondo. Abbiamo appreso che le notizie possono essere manipolate anche per proteggere il nemico. È un’idea incredibile, ma le mutilazioni subite dagli sventurati, le efferatezze e le atrocità sono emerse molto dopo. Con molta calma. Trattenute dall’assurda paura che vi fosse troppa reazione da parte del pubblico. 

Come se i mostri fossimo noi. Come se le belve fossero i cittadini comuni. Abbiamo imparato che l’establishment comunica con una meta-lingua politicamente corretta e moralmente corrotta. Incapace di nominare l’islam, nei fatti di sangue. Incapace di tracciare linee di causalità, quando queste partono da un delitto inumano ed arrivano alla fede mussulmana dei suoi esecutori. 

E ci siamo accorti che, dopo questi atti disumani, c’era sempre qualcuno che festeggiava, nella Mezzaluna verde. E qualcuno taceva, nelle nostre metropoli, manifestando, al massimo, in sparuti gruppi. Il cosiddetto Islam moderato.

L’ultima, amara, lezione è che ieri sera ha cantato Sting e non gli Eagles of Death Metal (nella foto il front man del gruppo, ndr). Per carità, come popolarità, ampiezza di pubblico e persino palatabilità della musica Sting è incomparabile. Ma quella notte sul palco c’erano loro. E loro sono tra i sopravvissuti. Perché escluderli? Perché hanno osato dire che, fossero stati armati, ci fosse stata la possibilità di difendersi, quella carneficina sarebbe stata ben più contenuta. 

Da quel momento sono diventati dei paria. Non si può, non si deve nominare l’autodifesa armata. Lo vuole la neolingua. Lo vuole il politicamente corretto. Eppure, a ben pensarci, a non volerlo paiono essere la maggioranza degli Americani. E l’hanno dimostrato con il voto una settimana fa. E rischiano di accodarsi anche i Francesi, alle prossime presidenziali. 

Insomma, ad un anno dal Bataclan, il mondo potrebbe essere cambiato molto più di quanto non volessero i terroristi, ma in direzione opposta a quanto da loro voluto.