Battisti vicino all’estradizione. Alberto Torregiani: “A volte la giustizia vince”

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Battisti vicino all’estradizione. Alberto Torregiani: “A volte la giustizia vince”

18 Novembre 2009

Dopo 28 anni di latitanza trascorsi in diversi Paesi, il Tribunale Supremo brasiliano ha giudicato estradabile Cesare Battisti. I voti favorevoli sono stati 5, mentre quelli contrari 4. La sentenza, fondamentale, non è ancora definitiva. In queste ore i giudici decideranno se l’ultima parola sul destino del terrorista italiano, "rifugiato politico" finito in carcere a Rio, spetti al potere giudiziario (e quindi allo stesso Tribunale supremo federale) oppure al potere esecutivo, cioé al Presidente Luiz Inacio Lula da Silva.

I giudici hanno motivato la sentenza dichiarando che i reati per cui Battisti è stato condannato non sono di natura politica e che, quindi, la concessione dello status di "rifugiato politico" – assicurata a Battisti lo scorso gennaio del ministro della giustizia Tarso Genro – non era legittima, dando di fatto il via libera all’estradizione. Ma come abbiamo detto la decisione potrebbe essere ribaltata, come ritengono molti osservatori, se il Tribunale Supremo dovesse scegliere di rimettere la decisione finale nelle mani di Lula. A quel punto l’estradizione dipenderebbe dal presidente brasiliano, che si troverebbe di fronte a un bivio: sconfessare il suo ministro della Giustizia (la concessione dell’asilo politico a Battisti, in realtà, è stata già invalidata dal Tribunale in settembre), oppure dare ascolto alle richieste dell’Italia.

Il presidente del Senato, Renato Schifani, reputa “giusto che Cesare Battisti sconti la pena in Italia per i gravissimi reati commessi nel nostro Paese e che tanta sofferenza hanno causato ai familiari delle vittime. Attendiamo fiduciosi che l’estradizione diventi effettiva”. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha espresso “viva soddisfazione per la decisione delle autorità brasiliane in merito al caso di Cesare Battisti, cittadino italiano che si macchiato di gravi delitti”. Questa decisione, ha aggiunto “nel rinsaldare gli storici vincoli di amicizia tra due Paesi che appartengono alla medesima civiltà giuridica, permette di sperare in una rapida e positiva conclusione di una vicenda che ha profondamente turbato l’opinione pubblica italiana”.

“Grande soddisfazione” è stata espressa anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini. “Il mio pensiero – ha detto – va ai familiari delle vittime di Battisti, che hanno finalmente visto riconosciuto il loro fondato diritto ad avere giustizia”. Frattini ha quindi concluso ricordando che “la decisione della Corte soddisfa un’esigenza fondamentale di giustizia per la quale le istituzioni e il mondo politico italiano si sono battuti per difendere e promuovere gli interessi più alti dello Stato. L’esito della vicenda premia la linea di responsabilità e di rispetto adottata dal governo italiano, una linea che non ha mai mancato di sottolineare gli storici legami di amicizia che uniscono Italia e Brasile”.

"Grande soddisfazione," anche dal ministro della Difesa, Ignazio la Russa, che aggiunge "Con l’applauso di tutto il Parlamento si è dimostrato che il sistema Italia rispetta ovviamente la democrazia ed i diritti civili”. Il coordinatore Pdl si dice poi “soddisfatto” per “il figlio di Torregiani e di tutte le altre vittime uccise da Battisti che così non hanno subito una beffa dopo il dolore per la perdita dei loro cari. Un’altra sentenza sarebbe stata orribile”. A chi gli chiede un commento sulla decisione finale che dovrà prendere il presidente Lula, La Russa risponde: “Non ho dubbi che l’esecutivo di un Paese amico non possa che prendere atto della decisione. Si tratta di una mera formalità”.

Proprio il figlio di Torregiani, Alberto, invita alla prudenza: “Per esultare aspetto di vedere la decisione per iscritto. È una questione di ponderatezza e anche di scaramanzia”. Il figlio del gioielliere ha poi promesso che, se verrà, dedicherà la vittoria “a tutte le persone oneste. Spero che la gente comune capisca che, al di là delle storie montate da chi delinque, la giustizia a volte vince”.

La fuga dell’esponente di spicco dei Proletari armati per il comunismo (Pac) è iniziata nel lontano dl 1981, con l’evasione dal carcere di Frosinone, dove era stato rinchiuso con l’accusa di aver commesso 4 omicidi (Andrea Santoro, Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin e Andrea Campagna). Battisti durante la sua fuga si rifugia prima in Francia e poi in Messico. Mentre è latitante i giudici italiani lo condannano in contumacia all’ergastolo. La sentenza viene poi confermata nel 1993 dalla Corte d’appello. Intanto, già dal 1990, Battisti è tornato in Francia, dove, complice lo scudo della ‘dottrina Mitterand’, è al riparo dall’estradizione.

Il 30 giugno 2004 però, le autorità francesi (all’Eliseo è intanto subentrato Jacques Chirac) danno il via libera all’estradizione in Italia. Battisti, ancora una volta, riesce a dileguarsi verso il Brasile, a Fortaleza. La sua latitanza oltreoceano è però breve e termina il 18 marzo 2007, con l’arresto a Rio de Janeiro, grazie a un’operazione congiunta dell’Interpol e della polizia francese, italiana e brasiliana. Battisti chiede asilo politico, che il 28 novembre 2008 il Comitato brasiliano per i rifugiati non gli concede. I suoi legali fanno quindi ricorso al ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro, che in gennaio ribalta la decisione e concede lo status di rifugiato sulla base di “fondati timori di persecuzione per le sue idee politiche”.