Bce. Eurolandia, ripresa in corso: Pil tra 0,4% e 1,2% nel 2010
11 Marzo 2010
di redazione
"La ripresa economica è in corso nell’area dell’euro, pur essendo probabilmente destinata a procedere in modo discontinuo". A sottolinearlo, nel bollettino mensile di marzo, è la Bce evidenziando come il Consiglio direttivo, per il 2010, "si prospetta un ritmo di crescita complessivamente moderato nell’area, in un contesto caratterizzato da perdurante incertezza".
Infatti, come anticipato il 4 marzo scorso dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, gli esperti dell’Istituto di Francoforte prevedono che il Pil nell’area dell’euro cresca "tra lo 0,4 e l’1,2% nel 2010 e tra lo 0,5 e il 2,5% l’anno seguente". Rispetto alle stime dello scorso dicembre, l’intervallo per il 2010, "appare lievemente più ristretto, mentre quello per il 2011 è stato leggermente rivisto al rialzo, per tenere conto del notevole rafforzamento dell’attività su scala mondiale".
Il Consiglio direttivo della Bce, tuttavia, "continua a ritenere che tali prospettive siano soggette a rischi sostanzialmente bilanciati, in un contesto caratterizzato da perdurante incertezza". Per quanto riguarda le variabili al rialzo, rileva l’Istituto di Francoforte, "il miglioramento del clima di fiducia potrebbe superare le aspettative correnti ed è possibile che l’economia mondiale e il commercio con l’estero registrino una ripresa più marcata del previsto".
Inoltre, osserva la Bce, "gli ampi stimoli macroeconomici in atto e gli altri interventi di politica economica potrebbero generare effetti più consistenti di quanto anticipato". In termini di rischi al ribasso, "persistono timori concernenti interazioni negative più intense o prolungate del previsto fra l’economia reale e il settore finanziario, nuovi rincari del petrolio e delle altre materie prime, l’intensificarsi delle spinte protezionistiche e rinnovate tensioni in alcuni segmenti dei mercati finanziari, nonché la possibilità di una correzione disordinata degli squilibri internazionali".
Ma il drastico peggioramento degli squilibri di bilancio dei Paesi dell’area dell’euro minaccia la sostenibilità delle finanze pubbliche ed è fonte di preoccupazione. Il bollettino mensile di marzo della Bce evidenzia infatti come "l’incremento del disavanzo di bilancio e del debito pubblico potrebbe spingere verso l’alto le aspettative di inflazione ed esercitare ulteriori pressioni a carico della politica monetaria della Bce per l’area dell’euro". Un ingente fabbisogno pubblico di rifinanziamento, poi, "può innalzare i tassi di interesse (reali) a medio e più lungo termine, fenomeno che potrebbe anche propagarsi ad altri paesi dell’eruo e spiazzare la domanda privata nella fase di ripresa".
L’aumento del debito pubblico e dei rendimenti sulle obbligazioni sovrane, rileva l’Istituto di Francoforte, "comporta poi una maggior spesa per interessi. Questa deve essere compensata da un aumento delle imposte , che esercitano effetti aversi sulla crescita potenziale, oppure fissando vincoli su altre voci della spesa pubblica, fra cui quelle intese a promuovere la crescita nel più lungo termine (riguardanti ad esempio le infrastrutture o l’istruzione". Tali vincoli, osserva la Bce, "diventeranno ancora più stringenti in assenza di riforme che affrontino i crescenti costi per le finanze puibbliche riconducibili all’invecchiamento della popolazione".
Inoltre, rileva ancora l’Istituto di Francoforte, "squilibri di bilancio ingenti possono alimentare l’accumulo di altri squilibri macroeconomici, come i disavanzi di conto corrente, che rendono i paesi più vulnerabili a shock negativi". Infine "elevati livelli di disavanzo di bilancio e debito limitano gravemente la capacità di intervento della politica di bilancio per contrastare tali shock".
Per questa ragione la Bce afferma che le misure per riformare la spesa avranna un ruolo chiave nel processo di risanamento dei conti pubblici da parte dei Paesi europei. L’Istututo sottolinea infatti che, "visto il brusco deterioramento del rapporto spesa pubblica/Pil e la già elevata pressione fiscale", la riforma della spesa dovrà avere un ruolo di primo piano. Si accrescerà così la probabilità di ridurre il disavanzo, si creeranno i presupposti per affrontare le pressioni previste sulla spesa derivanti dall’invecchiamento della popolazione e, nel tempo, si contribuirà a moderare l’onere fiscale e a sostenere la crescita potenziale.