Bella mossa ripubblicare le “poesie scartate” di Cesare Pavese
10 Settembre 2010
In "Cinque saggi sull’opera di Cesare Pavese", Jacqueline Spaccini indaga su alcuni temi decisivi del vivere moderno come la ricerca della propria identità, il disincanto degli affetti, il rapporto tra i sessi, ma anche le trasformazioni ideologiche e le asperità linguistiche della scrittura di Pavese.
E’ uno studio che affonda nel metodo narratologico e nella critica testuale, corredato da una fredda passione verso l’autore delle Langhe divenuto nel tempo un classico del XX secolo letterario.
Abbiamo scelto una delle cosiddette poesie "scartate" di Pavese, per mettere in luce la parte meno conosciuta della sua produzione di poeta. Si tratta di un componimento in cui la sinestesia la fa da padrona e che potremmo definire un inno lessicale alla luce e alla purezza trasparente in cui tutto è tripudio del colore bianco.
Creazione
Sono vivo e ho sorpreso nell’alba le stelle.
La compagna continua a dormire e non sa.
Dormon tutti, i compagni. La chiara giornata
mi sta innanzi più netta dei volti sommersi.
Passa un vecchio in distanza, che va a lavorare
o a godere il mattino. Non siamo diversi,
tutti e due respiriamo lo stesso chiarore
e fumiamo tranquilli a ingannare la fame.
Anche il corpo del vecchio dev’essere schietto
e vibrante – dovrebbe esser nudo davanti al mattino.
Stamattina la vita ci scorre sull’acqua
e nel sole: c’è intorno il fulgore dell’acqua
sempre giovane, i corpi di tutti saranno scoperti.
Ci sarà il grande sole e l’asprezza del largo
e la rude stanchezza che abbatte nel sole
e l’immobilità. Ci sarà la compagna
– un segreto di corpi. Ciascuno darà una sua voce.
Non c’è voce che rompe il silenzio dell’acqua
sotto l’alba. E nemmeno qualcosa trasale
sotto il cielo. C’è solo un tepore che scioglie le stelle.
Fa tremare sentire il mattino che vibra
tutto vergine, quasi nessuno di noi fosse sveglio.
Jacqueline Spaccini, Aveva il viso di pietra scolpito – Cinque saggi sull’opera di Cesare Pavese, Aracne 2010. Tutti i diritti riservati.