Belle, intelligenti e brave. Obbligate a essere perfette
16 Maggio 2016
Sono sempre di più le ragazze perfette. Elisa 18 anni, bravissima a scuola; pratica sci, nuoto e danza. Lo sci e il nuoto a livello agonistico, vince coppe ed è sempre la prima. Brillante, simpatica è un riferimento per i compagni. Legge, è informata e fa anche volontariato. I genitori sono fieri di lei.
Improvvisamente comincia ad ingrassare, ad avere paura, riferisce un senso di vuoto, non ha desideri ed ha paura di affrontare situazioni anche molto banali. La paura di fallire la paralizza.
Sono sempre più numerose le ragazze perfette: sanno fare tutto, brave a scuola, nelle lingue, in informatica, negli sport, sono simpatiche, hanno amici, sono sempre presenti ad ogni occasione “giusta” e soprattutto sono magre e con il look trendy.
Sono ragazze sempre sotto pressione, a scuola, nello sport e nei rapporti. Devono dimostrare di essere all’altezza in qualunque circostanza. Intelligenti, belle, intriganti, sportive e magre. Insomma aspirano alla perfezione. Vogliono conquistare tutto, e non tollerano in loro nessuna imperfezione.
Nutrono la mente, sottoponendo il corpo a digiuni forzati ed ad allenamenti estenuanti. Attaccano il corpo pensando di vincere nella vita. C’è una continua attenzione al “risultato, all’avvantaggiarsi, al bruciare le tappe.” L’apprensione e l’ansia si dilatano nel dimostrare, in tempi brevi, che si è raggiunto un obiettivo.
In questa corsa al raggiungimento della perfezione si perde di vista “se stessi”. Ci si dimentica di essere umani, si perde la capacità di ascoltare il proprio istinto, i desideri profondi. Si rischia di aderire in modo acritico a modelli stereotipati.
Accade così che il vuoto, il silenzio, fanno paura. Tutto deve essere sempre programmato, l’assenza momentanea di un obiettivo sgomenta. Il tempo inteso come tempo vuoto è una minaccia, la noia diviene l’anticamera della depressione. Dunque bisogna sempre essere in un binario preciso alla fine del quale si deve intravedere la meta.
Ma la vita non prospetta sempre situazioni prevedibili; è spiazzante, disarmante, coglie alla sprovvista, costringe al cambiamento, alla rinuncia, alla frustrazione. Ma queste ragazze perfette non possono sopportarlo e crollano. Se una performance non riesce, se un obiettivo non è raggiunto, se non si è le prime, si sta male. Ma si può star male anche solo pensando che tutto ciò possa accadere. E a volte paradossalmente lo si fa accadere.
Elisa inizia come molte sue amiche ad essere terrorizzata di perdere bellezza, competenze, bravura; di conseguenza si blocca nel terrore di non poter essere più perfetta, anche se non c’è nessun accadimento reale dietro questo pensiero.
Viene da chiedersi: come è e come sarà la qualità di vita di queste ragazze? Come si prospetta per loro il futuro? Saranno tutte destinate ad avere ansia, depressione, e disturbi alimentari? Forse questa è una domanda che deve farsi la nostra attuale società che induce ad avere desideri di onnipotenza e perfezione attraverso la pubblicità, la scuola, il mondo dello sport, e la televisione. E le famiglie? La maggioranza segue i dettami delle diverse agenzie di comunicazione.
Le altre famiglie invece, che conservano un po’ di buon senso e dei propri valori, hanno però paura di diversificarsi. Temono, che se non si segue questo tipo di vita, le loro figlie saranno isolate. Non saranno “ragazze perfette”.
Forse i genitori potrebbero aiutare i propri figli facendogli osservare con attenzione il mondo reale, quello che va in autobus, in metropolitana, il mondo della scuola, della strada, della povertà, dell’ospedale, della moda, in tutti questi luoghi che rappresentano gli individui, non si scorge questa perfezione, essa è soltanto un’illusione che non permette di vivere il presente ed il reale, creando false aspettative ed inutili dolori.
Ciò non vuol dire che non si debbano avere ambizioni, desideri, ma vuol dire che non si può far credere alle ragazze, sottoponendole ad uno stile di vita stressante, che potranno essere perfette e raggiungere qualunque obiettivo.
Saranno la consapevolezza profonda di se stessi, la conoscenza delle proprie abilità e dei propri limiti, la capacità a riconoscere i propri desideri, ciò che permetterà alle nostre ragazze di realizzare la propria identità.
Per poter acquisire questo punto di vista, sarà auspicabile uno stile di vita con ritmi più naturali, a contatto con se stessi, ascoltando il proprio intuito, seguendo le proprie idee e capacità, e non quelle dell’amica, o della modella di turno. Ricordando loro che siamo tutti diversi e che non è detto che una strada apparentemente brillante possa fare la felicità di tutte, magari può rivelarsi per qualcuna di loro, una strada disastrosa.
(Pubblicato il 10 ottobre 2007)