Benedetto XVI, un gesto silenzioso che vale più di mille parole

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Benedetto XVI, un gesto silenzioso che vale più di mille parole

Benedetto XVI, un gesto silenzioso che vale più di mille parole

21 Giugno 2020

Ormai da qualche giorno tutto il mondo ha appreso la notizia che il Papa emerito Benedetto XVI ha lasciato la tranquillità del monastero Mater Ecclesiae dove risiedeva dopo la storica rinuncia del 2013, per recarsi dal vegliardo fratello Georg, che versa in condizioni di salute ormai precarie, vuoi per la veneranda età, (96 anni), vuoi per la malattia. Un volo di stato, un aereo militare Italian Airforce 3131 partito da Ciampino alle 10.52 ed atterrato a Monaco di Baviera alle 11.45 ha riportato in patria il Papa emerito, che è uscito per la prima volta dalla rinuncia dai confini italiani. In questo viaggio è accompagnato come sempre dal suo fedele segretario e Prefetto della Casa Pontificia monsignor Georg Gänswein, dal medico, da un infermiere, da una delle memores domini e dal vicecomandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. All’arrivo a Monaco, il Papa emerito è stato accolto dalle infermiere del Malteser International, l’organizzazione sanitaria dell’Ordine di Malta, che ha reso più funzionale il trasporto del Papa emerito a Regensburg dove si trova il fratello. Benedetto XVI come dimostrato da molteplici foto che nelle ore successive hanno letteralmente invaso il web, è apparso smagrito e costretto in sedia a rotelle, tuttavia come sempre straordinariamente lucido. Secondo quanto dichiarato dal direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni Benedetto XVI, che soggiornerà nel seminario della diocesi di Regensburg, si tratterrà in Germania “il tempo necessario”. La decisione di raggiungere il fratello è stata presa in fretta dopo che la salute di quest’ultimo era rapidamente peggiorata nei giorni scorsi. A causa della pandemia monsignor Georg non aveva potuto essere in Vaticano come sempre nei giorni di Pasqua e per il compleanno del Papa emerito il 16 aprile scorso.

Un legame vero e inscindibile

«Fin dalla nascita, mio fratello è stato per me non solo un compagno, ma anche una guida affidabile. Ha sempre rappresentato un punto di orientamento e di riferimento con la chiarezza e la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato la strada da prendere, anche in situazioni difficili. Ora siamo arrivati all’ultima tappa della nostra vita, alla vecchiaia. I giorni da vivere si riducono progressivamente. Anche in questo momento, però egli mi aiuta ad accettare con serenità, umiltà e coraggio il peso di ogni giorno». Da sempre molto legati, i fratelli Ratzinger hanno scritto la storia in Germania, ordinati presbiteri lo stesso giorno, il 29 giugno 1951 nel Duomo di Frisinga, uno grande teologo ed accademico, l’altro musicista, compositore e direttore del famoso coro di voci bianche della Cattedrale di Ratisbona “Regensburger Domspatzen”, che diresse fino al 1994.

Sia l’età, sia il quadro sanitario del Papa emerito, come pure la situazione di pandemia mondiale non consigliavano certo uno spostamento, ma Benedetto XVI non avrebbe rinunciato a portare la sua vicinanza al fratello, ormai l’unico parente in vita, il loro legame è troppo forte, è il legame di una vita passata insieme, di una vita fatta di piccole cose, di tradizioni, un amore che nasce dal Vangelo.

Dall’alto dei suoi 93 anni, Benedetto XVI ha insegnato ancora una volta ad un’Europa scristianizzata e ad un mondo ormai largamente relativista che l’amore vince su tutto e nonostante tutto. Ha scosso le coscienze di chi in questi mesi con l’aggravarsi del virus ha dimenticato una delle opere di misericordia corporale, visitare gli infermi, dando così riprova della sua grande umanità e umiltà, un uomo che non si preoccupa di se stesso ma che – volendo fare un paragone – come fra Cristoforo ne “I Promessi Sposi” si occupa e preoccupa del prossimo nonostante la peste… Non solo il Manzoni, ma anche la Sacra Scrittura ci spinge a far visita a chi ne ha bisogno, la lettera di Giacomo, che è stata più volte evocata in questo tempo ci dice: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (Gc 5, 14-15), è una linea direttrice chiara, e Benedetto XVI non ha fatto altro che seguirla alla lettera.

Diceva san Francesco ai suoi frati: «predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole», ebbene questa volta non è stato un comunicato, un’omelia, un pensiero scritto in un libro a suscitare stupore e interesse, bensì un gesto che vale più di mille parole, farsi prossimo di chi è nel bisogno, questo il grande insegnamento che Benedetto XVI ha dato al mondo intero che è ormai “ubriaco” di distanziamento sociale e incontri online, nella speranza che quest’ultima (chissà) lezione del professor Ratzinger possa farci riscoprire le radici cristiane rendendoci tutti più umani .