Bergamo. Coltellate a fidanzata incinta, lei perde il bambino
31 Agosto 2010
di redazione
Prima l’ha picchiata poi con un coltello l’ha ferita all’addome facendole perdere il bambino. Ora l’uomo, un marocchino di 40 anni, è ricercato dalla polizia, che gli sta dando la caccia da tre giorni. È il tragico epilogo di una relazione tormentata tra Nicoletta Gaspani, bergamasca di Capriate San Gervasio (Bergamo) e un operaio nordafricano: i due si erano conosciuti all’inizio dell’anno ed erano insieme da circa sei mesi.
Tre mesi fa la donna ha scoperto di aspettare un figlio. La violenza si è consumata sabato sera a Bergamo, nell’abitazione in cui vive l’extracomunitario, al culmine di una lite. L’uomo l’ha picchiata con tutta la rabbia possibile, colpendola a più riprese con calci e pugni sul volto, poi ha afferrato un coltello e l’ha ferita con un fendente all’addome. La donna ha cercato invano di difendersi, il fidanzato l’ha chiusa in casa, ma lei è riuscita a scendere in strada e a chiedere aiuto a una passante, che ha allertato il 118. Pare che tra i due ci fossero state altre discussioni e che già in passato l’uomo avesse picchiato la fidanzata.
Qualche tempo fa la ragazza lo aveva persino presentato ai genitori, che però le hanno sempre consigliato di interrompere quella relazione. "Frequentava quell’uomo da circa sei mesi, nonostante le avessimo sempre consigliato di lasciarlo perdere. A noi non è mai piaciuto: ha precedenti penali e abbiamo sempre pensato che non fosse la persona giusta per nostra figlia. Invece lei era innamorata e dopo poco è rimasta incinta" racconta il padre di Nicoletta, Angelo Gaspani, che ora non si fa una ragione di quello che è successo. La donna è tuttora ricoverata nel reparto di Ostetricia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico.
Ora non è più in pericolo di vita, ma le sue condizioni sono ancora gravi e purtroppo il bimbo non è sopravvissuto. È stata la stessa vittima a indicare alle forze dell’ordine il suo fidanzato come responsabile della violenza. "Sono notizie che fanno gelare il sangue – ha commentato Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo e membro della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere all’Europarlamento – avventarsi con una simile ferocia su una donna, sulla propria compagna e madre della creatura portata in grembo e abominevole. Nessun gesto violento e lesivo della propria dignità, soprattutto se commesso in ambito famigliare deve essere giustificato e tollerato, le donne devono denunciare gli abusi subiti tanto più se commessi tra le mura domestiche".