Berlino, bomba sotto auto. Escluso terrorismo, si indaga su criminalità turca
15 Marzo 2016
Un’automobile è esplosa a Berlino, ma non si è trattato di un attentato terroristico come si era pensato in un primo momento. L’ordigno si trovava sotto una Volkswagen Passat, e l’obiettivo era l’uomo che era alla guida, Mesut T., un 43enne turco con precedenti, che viveva nella zona ed e’ morto durante la esplosione. La strada dove e’ avvenuta la esplosione e’ stata subito chiusa al traffico.
A parlare della vittima e’ stato il giornale tedesco Berliner Zeitung, che ha spiegato come l’uomo in passato avesse avuto delle storie legate al traffico di cocaina, gioco d’azzardo e spaccio di banconote false. L’abitazione dell’uomo è stata perquisita. Gli investigatori si concentrano sull’ambiente frequentato dalla vittima, anche se non c’è una certezza assoluta sul fatto che fosse lui l’obiettivo dell’attentato. "Quasi 9 anni dopo la strage di Duisburg l’opinione pubblica tedesca rischia di essere costretta a fare i conti con la criminalita’ organizzata, questa volta di matrice turca, solo dopo un atto violento", ha commentato Laura Garavini, deputata del PD.
"Da tempo le autorita’ di polizia tedesche attirano l’attenzione sulla pericolosita’ anche delle mafie non collegate con quelle italiane, ma di matrice russa e turca, particolarmente attive nel mercato della droga e dello sfruttamento delle persone. La comunita’ italiana fu capace di rispondere alla strage di Duisburg creando al suo interno l’associazione ‘Mafia nein danke’ che ancora oggi e’ attiva nel tenere alta l’attenzione contro tutte le mafie. Anche attraverso il tentativo di sensibilizzare altre comunita’ straniere, in particolare proprio quella turca, ad attivarsi con iniziative della societa’ civile contro le mafie. Il grave episodio di oggi a Berlino riconferma quanto il problema della criminalita’ organizzata continui ad essere presente e ramificato, anche in Germania e come sia utile un impegno attivo, da parte delle autorita’, del legislatore e anche della societa’ civile."
Sono comunque stati una serie di dettagli a far capire agli investigatori tedeschi che la pista non era quella del terrorismo islamico. La bomba aveva una potenza estremamente limitata, tanto da permetterle di colpire solo gli occupanti del mezzo. Di conseguenza non sarebbe stata in grado di esprimere un’onda d’urto utile ad arrecare danni rilevanti all’esterno. Normalmente, invece, i terroristi cercano di massimizzare l’effetto delle esplosioni di una autobomba. La vittima infine non era legata, bloccata all’auto. Tradizionalmente gli "shahid", i martiri che si fanno esplodere a bordo di mezzi, vengono legati per evitare che possibili ripensamenti dell’ultimo minuto facciano fallire l’attacco.