Berlusconi alla stampa tedesca: “Comunque vada mi ricandido”

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Berlusconi alla stampa tedesca: “Comunque vada mi ricandido”

Berlusconi alla stampa tedesca: “Comunque vada mi ricandido”

Vi proponiamo un’intervista che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha rilasciato al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Gianfranco Fini? Continuerà a sostenere il governo. Nuove elezioni? Il Cav. intende ricandidarsi. E ancora, le incertezze della Ue ed i rapporti dell’Occidente con Russia e Iran.

Presidente Berlusconi, quanto è stabile l’Italia? Il suo vecchio alleato, il Presidente della Camera Fini, vuole fondare un proprio partito. La sua maggioranza vacilla. Ci potrebbero essere nuove elezioni. Si presenterà ancora una volta?

Mi ricandiderò in ogni caso. Già prima delle elezioni vedremo se il programma del partito di Fini sarà tale da poterlo inserire in una coalizione. Ma anzitutto l’Italia è un paese con una guida politica stabile ed un forte esecutivo che può ancora contare sul sostegno di una larga maggioranza. In tutte le elezioni successive al 2008 il mio partito ha affermato la propria supremazia. Pochi giorni fa ho anche sottoposto al parlamento un programma per i prossimi tre anni ed ho ottenuto la fiducia. Non c’è motivo di pensare che il partito di Fini non sosterrà questo governo.

Si parla di un “nuovo centro” nel sistema bipolare tra centro-destra e centro-sinistra. Potrà essere decisivo alle elezioni?

Al momento non posso immaginare che un simile “Centro” sia nelle condizioni di formare un governo. Secondo i sondaggi una coalizione di tutti i partiti di centro raggiungerebbe appena dal 10 al 12 per cento dei voti. Negli ultimi anni, sotto la mia guida, l’Italia ha fatto un passo decisivo verso il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza. Non si dovrebbe abbandonare così velocemente il bipolarismo.

I giornali riportano di un nuovo procedimento giudiziario per evasione fiscale e corruzione

La verità è totalmente diversa rispetto a come viene presentata dalla stampa di sinistra. Nessuno dei capi di accusa di cui da diciassette anni la magistratura mi accusa è vero. La realtà è che vengo attaccato dai giudici di sinistra che abusano illegalmente del loro potere per una battaglia politica.

C’è però anche un dibattito sulle "leggi ad personam"

Ma io non partecipo. Lo fanno i miei alleati, che vogliono semplicemente applicare i mezzi legittimi della democrazia. Per dirla chiaramente: sulla nostra democrazia grava un macigno. Nella Magistratura abbiamo una corrente di giuristi che agisce in modo eversivo e procede contro coloro che sono stati
scelti legittimamente dal popolo.

I processi durano da molto

Tutto è iniziato nel 1994, al tempo del mio primo Governo. Alcuni anni più tardi sono stato prosciolto, è vero, ma le accuse rivolte contro di me nel frattempo hanno fatto cadere l’esecutivo. In questo modo la sinistra giunse al potere. Oggi l’opposizione vuole ripetere quell’operazione.

Quali sono i tre punti che lei ritiene più importanti per una riforma della giustizia?

La separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici; il processo breve; e, terzo, il rafforzamento dei diritti dei cittadini. Nessuno di questi punti mi riguarda direttamente.

Che tipo di protezione vuole per se stesso?

Non ho mai preteso alcuna "protezione". Il mio partito ha proposto un progetto di legge, secondo il quale i processi contro il Presidente della Repubblica ed il Capo del Governo vengono sospesi durante il loro mandato, come anche i limiti di prescrizione. Altri Paesi hanno una legge simile.

Di che cifre si tratta nei processi che la riguardano?

Ho già affrontato 104 procedimenti di indagine; più di mille pubblici ministeri si sono occupati di me e delle mie imprese. Ho pagato più di 300 milioni di euro di tasse legali. Tuttavia non vengo mai condannato. In ogni caso la gran parte dei giudici sono persone serie. Si tratta per la maggior parte di una influenza dei media, e, nell’ultimo caso, di accuse ridicole.

Si parla di evasione fiscale

I giornali riportano di reati fiscali che risalirebbero al 2003. Al tempo, in quanto Presidente del Consiglio, non avevo nulla a che fare con il gruppo Mediaset; era gestito da mio figlio e mia figlia. L’accusa è di aver evaso, nel 2003, 1,9 milioni di euro, mentre solo per l’anno in questione abbiano versato al fisco 450 milioni di euro. Nel 2004 l’impresa pagò 450 milioni di euro di tasse e avrebbe omesso l’insignificante cifra di 800.000 euro. In ogni caso non mi sono mai occupato della situazione fiscale delle mie imprese.

La crisi economica. Il debito dell’Italia è alto. Quanto è stabile l’economia italiana?

Della politica di bilancio posso sostenere con orgoglio che il mio Governo, nel pieno della crisi economica e finanziaria internazionale, ha fatto il suo dovere. Purtroppo abbiamo ereditato dai governi precedenti uno dei più alti debiti pubblici del mondo. I governi del compromesso storico insieme al partito comunista raggiunsero un record negativo e il debito pubblico dal 1980 al 1992 è aumentato enormemente.

E’ dunque tutta colpa dei suoi predecessori?

Oggi dobbiamo risparmiare. E’ l’Europa ad imporcelo. Devo però ricordare che il debito privato degli italiani è più basso degli altri paesi europei. Con le attuali misure di risparmio di 25 miliardi di euro non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo, dobbiamo continuare a risparmiare. A luglio il debito pubblico era al 5 per cento del Prodotto Interno Lordo; entro il 2012 dobbiamo portarlo a circa il 3 per cento.

Non teme che l’Italia perda credibilità?

Naturalmente no.

Cosa pensa dei progetti di riforma del patto di stabilità europeo che prevedono maggiore severità per i paesi con i maggiori debiti di bilancio?

In occasione dell’ultimo incontro ero tra coloro che si è speso per criteri di valutazione più severi. Nelle conclusioni finali c’era poi l’accordo di considerare non soltanto il debito pubblico, ma anche la stabilità, la sostenibilità ed il debito privato. Per quanto riguarda quest’ultimo stiamo tanto bene quanto la Germania. In Italia lo Stato è altamente indebitato, ma le famiglie sono ricche. Abbiamo un solido sistema bancario tanto che lo stato non ha dovuto aiutare nessuna banca. Il nostro sistema pensionistico è, poi, uno dei più moderni in Europa.

Il governo tedesco è per un cambiamento del patto europeo al fine di raggiungere una disciplina di bilancio. Per Lei quant’è realistica questa possibilità?

Sono aperto alla discussione. Non ho alcuna preclusione.

Funzionano veramente le nuove istituzioni con il Trattato di Lisbona?

Fino ad ora l’Unione Europea ha fatto ancora troppo poco per migliorare la propria immagine tra i cittadini. L’Unione Europea non si pone tanto come garante della pace e del benessere, ma come un leguleio, che sembra creare solo una serie di criteri ed ostacoli. La commissione si deve presentare meglio ai cittadini. E’ innegabile che ogniqualvolta un commissario dice qualcosa, il portavoce fornisce spiegazioni a riguardo. Manca una chiara direzione.

Il Trattato di Lisbona ha migliorato il funzionamento dell’Unione Europea, o l’Unione ha ancora una leadership confusa?

Il Trattato è in vigore da troppo poco tempo per poter dare un giudizio definitivo. La scarsa chiarezza è evidente nei compiti dei Presidenti di Commissione e dei Presidenti del Consiglio Europeo. Questo si nota negli incontri dei Capi di Stato e di Governo.

Attualmente si discute ovunque di immigrazione ed integrazione. La politica si sta lasciando sfuggire qualcosa? Cosa si deve esigere dagli immigrati?

Alcuni paesi dell’unione hanno ignorato troppo a lungo il tema dell’immigrazione illegale, che tocca tutti i paesi, non soltanto gli Stati dell’Unione che affacciano sul Mediterraneo. E’ fissato per iscritto nei Trattati: la gestione, tutte le domande di asilo politico e l’immigrazione sono questioni di interesse comune, di cui insieme dobbiamo sostenere la responsabilità in base a criteri condivisi. Il problema dell’immigrazione legale è particolarmente forte in Germania e Francia. Al contrario noi abbiamo un numero inferiore di stranieri: 3,5 milioni di immigrati legali.

E per quanto riguarda i clandestini?

L’Italia porta avanti una politica con chiari obiettivi contro l’immigrazione illegale. Ho preso contatto con tutti gli stati nordafricani del Mediterraneo. E abbiamo sottoscritto accordi grazie ai quali abbiamo rafforzato il controllo dei confini.

L’integrazione?

Si tratta di un tema molto importante per me: non è possibile riferirsi soltanto ai diritti degli immigrati, senza prendere in considerazione anche i doveri. E’ una questione centrale in una politica di integrazione di tipo liberale. Non è sufficiente proteggere la libera circolazione. Ogni stato europeo ha il diritto ed il dovere di richiedere il rispetto delle leggi vigenti alle persone che si trovano nei propri confini. Ciascuno deve rispettare le regole del luogo nel quale decide di trasferirsi e deve guadagnarsi il proprio sostentamento in modo legale.

E’ l’immigrazione il principale motivo del rafforzamento del populismo in Europa?

Nel nord dell’Europa certamente, meno da noi. Il Presidente Sarkozy e la Cancelliera Merkel si sono da poco incontrati con il Presidente russo Medvedev.

Sostiene l’obiettivo di ancorare ancor di più la Russia all’Occidente?

Assolutamente! Intrattenere rapporti più intensi con la Russia è fondamentale per l’Europa e per l’Occidente. Sono legato ai leader russi da un rapporto di amicizia, ed ho particolarmente gradito che il Presidente Obama appena eletto si sia sforzato per una rinnovamento dei rapporti con Mosca. Purtroppo i rapporti tra la Russia e l’Europa sono ancora troppo spesso inadeguati: Mosca mantiene forti contatti bilaterali con alcuni stati in particolare con la Germania e l’Italia. Manca tuttavia la volontà comune di tutti nell’Unione Europea di portare i rapporti ad un nuovo livello. Quest’anno è stata definita la Partnership per la modernizzazione tra Mosca e Bruxelles, tuttavia la Russia non è, ad esempio, totalmente integrata nel quadro di sicurezza europeo ed atlantico. La difesa antimissilistica potrebbe essere un’occasione in tal senso.

Sostiene anche un consiglio di sicurezza Unione Europa-Russia?

Sono per qualsiasi accordo, che possa legare in modo più forte la Russia all’Unione Europea. Da bambino della guerra fredda ho vissuto per decenni sotto la minaccia di conflitto Est-Ovest.

Almeno una parte dell’élite russa pensa ancora con le categorie della guerra fredda. Putin e Medvedev sostengono di voler modernizzare la Russia. Lei ci crede?

Il passaggio dal totalitarismo alla Democrazia è lungo e difficile. Ma sono convinto che la leadership russa abbia i migliori propositi. Medvedev e Putin sono una fortuna per la Russia e per noi. Li conosco entrambi. Putin è una persona che è l’opposto rispetto a come viene rappresentata dalla stampa occidentale. E’ sensibile, aperto, ha il senso dell’amicizia, rispetto per chiunque, in particolare per il popolo semplice ed ha una profondo senso della democrazia.

Il vertice della Nato di novembre a Lisbona è vicino. Potrebbero esserci dei conflitti?

Con la ragione e la moderazione si possono evitare i problemi. Restano però quelli con l’Iran. In quanto più anziano per età e per esperienza tra i Capi di Stato, ritengo di poter svolgere la funzione di mediatore.

Parola chiave “Iran”: le sanzioni saranno un modo di dissuadere Teheran dai suoi piani militari nucleari?

Anche noi abbiamo partecipato alle sanzioni; tuttavia temo che non porteranno da nessuna parte. Abbiamo visto in molti casi, come ad esempio a Cuba, che le sanzioni conducono ad un rafforzamento del regime stesso che si presenta al suo popolo come martire. Un approccio prudente e morbido sarebbe di maggior aiuto.

“Morbido e prudente”, suona molto bene. Chi potrebbe perseguirlo?

Cina e Russia. Proprio nelle settimane scorse ho pregato il presidente Wen Jiabao di prendere iniziative in questo senso. Per quanto riguarda Israele possiamo soltanto sperare che la minaccia nucleare non venga percepita in modo tale da condurre Israele a procedere militarmente contro l’Iran.

Il regime iraniano può essere integrato nella comunità internazionale?

Dobbiamo quantomeno provarci; è l’unica via per tirare fuori l’Iran dal proprio vicolo cieco.

Poco dopo Lisbona avrà luogo il vertice del G-20, nel quale si tratterà anche del cambio di leadership. C’è una minaccia di guerra monetaria?

Non lo può dire nessuno. E comunque difficile che si arrivi ad un accordo globale. Ma nessuno ha interesse ad una guerra come questa. Si potrebbe naturalmente pensare alla Cina. Esperti ritengono che il Renminbi è svalutato dal 20 al 30 per cento; questo è un problema per il commercio con la Cina. Ma
non vedo il rischio di una guerra monetaria. Già in passato le autorità cinesi hanno indicato al riguardo una certa apertura, e mi auguro che sia ancora così.

Non abbiamo parlato dei rapporti italo-tedeschi. Questo perché sono molto buoni o perché ormai sono del tutto indifferenti?

I rapporti sono eccezionali. I nostri sistemi economici si completano e sono per molti motivi reciprocamente dipendenti. Il commercio estero dell’Italia con la Germania è più grande rispetto a quello con la Francia e la Gran Bretagna messi insieme. Anche i rapporti politici sono eccezionali. Stimo molto la Cancelliera Merkel come persona. Ha senso di responsabilità ed è determinata, sempre coscienziosa nell’elaborazione di ogni dossier, quasi perfezionista. Nel 2009, al vertice a Kehl e Strasburgo, mi venne rimproverato di essere stato scortese con lei, perché ero al telefono invece di ascoltarla. In realtà ero al telefono perché tutti i partner volevano che parlassi con il Premier turco Erdogan per convincerlo che Rasmussen sarebbe stato un nuovo buon Segretario Generale della Nato. La Signora Merkel mi fece dei gesti per capire come andava la telefonata. Nulla di più.

Il presidente del Consiglio è stato intervistato da Jörg Bremer, Klaus-Dieter Frankenberger e Günther Nonnenmacher

Tratto da Frankfurter Allgemeine Zeitung

Traduzione di Ubaldo Villani-Lubelli