Berlusconi batti un colpo e gli italiani ti seguiranno ancora

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Berlusconi batti un colpo e gli italiani ti seguiranno ancora

29 Agosto 2011

Silvio Berlusconi si trova in difficoltà crescente. L’impennarsi della crisi economica ha aggravato la crisi politica dilagata con Ruby sotto forma di infastidimento di ampi settori dello zoccolo duro della PDL. La sua prognosi politica ha tardato e poi partorito una  terapia inadeguata. Le difficoltà anch’esse crescenti del PD, di Vendola e finanche di Di Pietro sono state boccate d’ossigeno in una atmosfera surriscaldata dal cloro degli scandali svelati o annunciati degli avversari (rispettivamente PD e UDC). 

Nonostante il vantaggio di posizione (Palazzo Chigi) il Premier continua però a prendere (perdere ?) tempo sui provvedimenti anticrisi, sulle riforme dell’amministrazione, sul rispetto di impegni elettorali, sul rinnovo e svecchiamento dei vertici delle società pubbliche, sull’abbattimento dei costi della politica, attirandosi l’ironia per la sua politica <del non fare> da parte di imprenditori che dopo gioventù irrequiete scoprono in senectute l’amore politico per la patria e la plebe.

Si dice che la Politica segni il passo, è vero ma nelle case, in piazza e anche nel dialogo tra maggioranza e opposizione e tra le Istituzioni ma non certo tra i Politici ed ex Politici (che a dirla tutta ammontano a tre volte gli effettivi). L’intera categoria si piega come il giunco sotto la raffica di accuse e difende col silenzio il suo status nell’interesse comune presente e futuro (l’accesso al ramo parlamentare di appartenenza anche dopo il ritiro o la mancata rielezione con connessi ristorante, barberia, tabaccaio, vantaggi nei voli e sulle ferrovie dello stato ecc. ai quali gli ex Presidenti dei rami parlamentari, e qualche ex Ministro, aggiungono l’autista l’ufficio e la segreteria).

La gente comune grida di non sopportare più i privilegi dei Politici ancora meno che un “ex” politico mantenga diritti e privilegi di una carica venuta meno insieme alla fiducia espressa con il voto; così attiva e segue i blog di Grillo e D’Agostino, intasa centralini TV e siti dei giornali ma sa (e forse si contenta) di abbaiare alla Luna. I quotidiani dal canto loro cavalcano e alimentano il gossip sui politici ma non affondano. E il Parlamento si limita a romanelle dei budegt e soprassiede all’allineamento dei diritti e doveri dei parlamentari con quelli europei e delle condizioni degli ex parlamentari a quelli USA che pure tutti dicono di ammirare.

Non succede nulla perché i Politici non sono i soli gabellotti dell’azienda Italia ma lo siamo tutti. Il guardiano di una cooperativa vinicola di un paese a 50 km di Roma (come di quasi tutte) oltre lo stipendio ha la casa e i servizi pagati dal datore di lavoro. Eppure sembra arrotondasse lo stipendio. Quando, molto alla fine, è stato trasferito a altro incarico (guai a parlare di licenziamento che pure in un paese civile sarebbe atto dovuto e immediato) ha sfidato l’azienda a togliergli casa perché dopo vent’anni ritiene suo diritto restarvi. Ancora: gli ex dipendenti del ruolo navigante dell’Alitalia conservano -a vita- il diritto di volare gratis.

All’ANAS invece da 30 anni i cantonieri rimangono ad abitare le case cantoniere anche dopo la cessazione dal servizio ma nessuno protesta perché pare che questa costumanza abbia consentito un <ordine di servizio> (guai fosse stata varata una legge ad hoc!!!) grazie al quale il dipendente che si dimette anticipatamente e rinuncia a parte della sua liquidazione ottiene un posto di lavoro per uno dei suoi figli (qualche ex dirigente sembra addirittura due figlie).

Si potrebbe continuare con il nepotismo dei professionisti e dei docenti universitari, dei doppi stipendi dei grand et petit commis d’etat. Nessuno sembra in condizione di scagliare la prima pietra neppure i giornale che incassano i contributi statali.  Ciò non toglie che senza il buon esempio e i sacrifici della Politica il circolo vizioso non volgerà in virtuoso.

Il pecunium parlamentare come i vantaggi per viaggi diarie e permanenze nella capitale furono pensati come strumenti di eguaglianza sostanziale e consentire ai meno abbienti di diventare parlamentari compensando l’abbandono del posto di lavoro. Forse sarebbe bastato il diritto a conservare il posto e l’accollo dello stipendio da parte del ramo parlamentare e la garanzia di aggancio della carriera al miglior stato tra quello rivestito dal primo classificato degli eventuali concorsi interni e quello assicurato dall’anzianità. Ma il meccanismo non funzionava adeguatamente per l’impiego privato inoltre lasciava operai e impiegati in condizione subalterna rispetto ai liberi professionisti.

Scattò allora la solidarietà tra colleghi e per aiutare i meno abbienti si ecumenizzarono i vantaggi all’intera categoria con l’effetto di consentire ai meno abbienti di diventare benestanti e ai più abbienti di esserlo un po’ di più. La qualità e quantità  dei sostegni economici è in seguito cresciuta progressivamente e finito per offuscare la natura di munus publicum  del mandato parlamentare mentre la strategia dei Partiti,  basata sull’arrocco e la cooptazione, ha fatto maturare l’idea della politica come professione con un proprio cursus honorum.

Nei paesi anglofoni i membri del Congresso e del Senato USA piuttosto che la Camera dei Comuni inglese sono tutti uomini lavorativamente affermati con lauree e master nelle materie più disparate o esperienze formative intense; in Italia sarebbe più interessante accertare quanti parlamentari ed ex parlamentari hanno acquisito titoli di studio, abilitazioni professionali, ruoli universitari dopo il loro ingresso in Parlamento e quanti ex politici cariche e vertici in aziende pubbliche dopo il mancato ingresso o la loro uscita dal Parlamento.

In questa condizione come trovare la forza morale per imporre ai magistrati la sacrosanta impossibilità di riprendere gli originari ruolo e funzione dopo il mandato parlamentare ? Sono anni che ogni proposta di riforma della giustizia abortisce per ragioni corporative così come ogni progetto di riforma della Pubblica Amministrazione si infrange sulla soppressione degli enti inutili, quella del pubblico impiego sull’abolizione del valore legale della laurea e quella delle professioni libere sulla soppressione degli ordini professionali. Epperò, in questi due ultimi casi, neppure l’annullamento di diversi concorsi (per i primi) e esami (per i secondi) ha convinto a concentrarsi sui meccanismi di selezione.

Di fronte a questi problemi la natura placebica o strumentale di molte proposte appare evidente. Per esempio l’abolizione selettiva delle Province che invece andrebbero cancellate tutte con un tratto di penna dalla Costituzione; o la Tobin o Robin tax che andrebbero sostituite con l’allineamento alla UE della tassazione dei proventi finanziari; o la cautela con cui si procede alla riforma universitaria che sta creando vacanze imbarazzanti presso diversi atenei. Ebbene per almeno tutto questo il Premier dovrebbe sfidare Parlamento, Partiti, Istituzioni, Imprese e Corpo Elettorale perché gli Italiani sono molto meno sprovveduti e molto più sagaci di quanto non li si voglia fare apparire e aspettano solo che qualcuno batta per loro i pugni sul tavolo.