Berlusconi-Brambilla, il giorno della verità
06 Ottobre 2007
Dicono che l’abbia fatto di nuovo. Ha rotto gli argini e – per dirla col Cavaliere – ha esondato. Quando s’è venuto a sapere, lei – la rossa Michela Vittoria Brambilla – s’è affrettata a smentire. Ma in pochi ci hanno creduto davvero, perché la verità è che del nuovo straripamento si parlava ormai da giorni.
L’ultimo exploit del “caterpillar” di Lecco ha le sembianze di una lettera, indirizzata a Silvio Berlusconi pochi giorni prima del meeting nazionale dei Circoli della Libertà in programma oggi alla Fiera di Roma, cui il leader di Forza Italia è stato chiamato a portare il suo saluto. Lei, MVB, giura che è tutto falso. Ma in parecchi sono pronti a scommettere che gli stralci della misteriosa missiva diffusi dall’Adnkronos siano invece da prendere sul serio. Si tratterebbe di “umilissime riflessioni” su quel che la platea si aspetta di sentirsi dire da Berlusconi: innanzi tutto un incoraggiamento per il lavoro svolto dai circoli, visto che i “soci” avrebbero seriamente rischiato di “demotivarsi per le tue dichiarazioni sui giornali come ‘i circoli non
diventeranno mai un partito’ o ‘un buon affluente ma che ha esondato, o ancora ‘la Brambilla ha alzato troppo la testa’”.
Non solo. Nella lettera che la sua presunta autrice ha disconosciuto, ci si lamenterebbe del paragone con i circoli di Dell’Utri e Adornato che “non esistono proprio”, e comunque incarnerebbero alla perfezione la casta dei politici attaccata alla poltrona. Di qui l’ammonimento a guardare alla kermesse capitolina come ad un vero evento politico, con tutto ciò che ne consegue.
“Tutto falso”, assicura l’agguerrita presidente dei Circoli. Sta di fatto che proprio al piccolo giallo epistolare si deve se su un evento fino ad oggi quasi ignorato si è accesa la curiosità. Già, perché se fino a qualche settimana fa non si sarebbe parlato d’altro, negli ultimi giorni, se non fosse stato per la goliardata di Roberto Calderoli al compleanno del Cavaliere e per il veto imposto dal vertice del Carroccio ai propri
militanti per impedirne l’adesione ai Circoli, di MVB e della sua convention romana – nonostante la macchina organizzativa attivata con metodi sindacali – si sarebbe sentito parlare poco o nulla.
Sul perché, le possibili spiegazioni sono molteplici. Si tratta solo del prevedibile effetto collaterale dell’avvio della sessione di bilancio e della conseguente riduzione degli spazi mediatici a disposizione? Difficile crederlo, anche perché, a rigor di logica, nulla più del dibattito sulla Finanziaria avrebbe potuto assicurare
visibilità ad un movimento che proprio della lotta alla rapace politica del governo Prodi ha fatto il suo cavallo di battaglia.
Cosa succede allora? Perché all’approssimarsi dell’ora della verità dopo un’estate di gossip, retroscena e smentite, fughe in avanti e vistose retromarce, cronisti e commentatori politici sembrano preferire di gran lunga quel che accade nel Palazzo, nelle segreterie dei partiti e nei rispettivi retrobottega? La prima
possibile spiegazione è di carattere generale, e riguarda la presunta ondata d’antipolitica di cui tanto si parla in questi giorni. Davvero si può sostenere a cuor leggero che siamo tornati al clima che all’inizio degli anni Novanta ha accompagnato il crollo della Prima Repubblica e lo stravolgimento del sistema partitico italiano?
Più di un elemento – a cominciare dal mutato ruolo del protagonismo giudiziario – consente di dubitarne, e, piuttosto, induce a sospettare che dietro la montante furia iconoclasta incarnata per un verso da Beppe Grillo, per un altro da Rizzo e Stella, e per un altro ancora da De Magistris, Forleo e Michele Santoro, vi sia in realtà la delusione per una forte voglia di politica cui l’attuale maggioranza non è stata in grado di fornire adeguate risposte. Se è questo il senso dell’antipolitica dei giorni nostri, non è ad essa che il messaggio dei Circoli sembra essere in grado di rivolgersi: era evidente fin dall’inizio, ma le più recenti apparizioni della
presidente sul grande schermo, giudicate deludenti da più di un osservatore, lo hanno chiarito definitivamente.
Del resto, se è della lotta alla casta e alla “sindrome del cadreghino” che MVB e i suoi militanti intendono farsi portatori, stando a quanto ha raccontato giorni fa Gianluigi Paragone su Libero la strada da percorrere è ancora tanta, e la contraddizione stridente come un chiodo su una lastra d’ebano. Il vicedirettore del quotidiano milanese, dando conto di quanto accade nei campanili del nord Italia, ammonisce: il partito della Brambilla esiste già, e in alcuni consigli regionali, provinciali e comunali si va materializzando sotto forma di Gruppi della Libertà, popolati da consiglieri fuoriusciti dai partiti del centrodestra. Illuminante è la testimonianza di Dario Troiano, ex forzista, consigliere comunale e provinciale a Torino, ora avanguardia dei Circoli della “rossa di Lecco”. Dice Troiano a Libero, motivando il malcontento che l’ha indotto ad abbandonare Forza Italia e a gettarsi a capofitto nel nuovo progetto: “Credo nella forza di Berlusconi, ma da sola non basta: se restiamo dentro il Palazzo la gente non ci capisce più”. Peccato che all’atto pratico lo scatto d’orgoglio contro il Palazzo sia consistito nel restarci dentro, limitandosi ad abbandonare il partito in cui si era stati eletti per crearsi un nuovo gruppo col marchio dei Circoli dell’antipolitica.
Vi è poi un altro aspetto da non sottovalutare: riguarda l’assetto in divenire della compagine di centrodestra, e l’eventualità, sempre meno remota, di elezioni anticipate. A più d’un osservatore non è
infatti sfuggito come gli endorsement del Capo a favore dell’imprenditrice lombarda siano andati scemando per quantità e consistenza proprio mentre la crisi della maggioranza di governo, da grave che era, s’è andata facendo irreversibile. Ragion per cui – è l’ipotesi più accreditata in circolazione – anche i
movimentisti di più stretta osservanza, e lo stesso vertice, potrebbero aver valutato l’inopportunità di minare, in vista di una campagna elettorale, un apparato di partito già esistente. E ancor di più il rapporto con gli alleati, che al tormentone estivo sul ruolo dei Circoli hanno risposto marcando ognuno a suo modo la
propria autonomia di movimento: l’Udc aprendo ufficialmente la “caccia grossa” al centro, e attaccando senza indugi l’assetto bipolare proprio mentre si discute di riforma elettorale; An cavalcando dall’interno la guerra ai privilegi della casta, e piantando, al fianco di Antonio Di Pietro, la propria bandierina sul
terreno dell’antipolitica.
L’iniziativa congiunta An – Italia dei Valori contro i costi della politica ha prodotto un effetto urticante dalle parti di via dell’Umiltà. Pari e patta, se si considera che pochi giorni prima il Cavaliere aveva scelto proprio il palco di Atreju, la festa di Azione giovani, per indicare nei Circoli della Brambilla la risposta di tutto
il centrodestra alle patologie dei partiti. Fra tante standing ovation, una sortita accolta da un gelo polare.
Negli ultimi giorni Silvio Berlusconi sembra aver chiarito il suo disegno. Ha ridimensionato il ruolo dell’associazione, e in un’intervista alla Stampa lo ha ricondotto alla sua originaria funzione di coagulo di quell’area di malcontento popolare che rifiuta di riconoscersi nei partiti politici. Michela Brambilla, ha detto il Cav, ha semplicemente messo “le sue robuste doti di organizzatrice al servizio di questo progetto (il futuro Partito della Libertà, ndr) che non si sovrappone e tanto meno si sostituisce al ruolo di Forza Italia”.
Oggi è il giorno della verità. La presidentessa dei Circoli calerà le sue carte, il leader azzurro risponderà (mezz’ora a testa, pare prevedesse il programma originario). La sinistra spera in un corto circuito, gli alleati di centrodestra resteranno a guardare col fiato sospeso se davvero, a furia di alimentare equivoci, si vorrà concedere una boccata d’ossigeno ad un avversario in disfatta.