Berlusconi cerca di ristabilire l’ordine ma non commenta la lite Tremonti-Brunetta
23 Novembre 2009
“Le notizie che arrivano dall’Italia? Lasciamole a Roma”. Così il premier Silvio Berlusconi risponde ai cronisti che stamani a Doha gli chiedono degli ultimi sviluppi di politica interna dopo l’attacco del ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta al collega del Tesoro Tremonti. Uno scontro che ha raggiunto il Cavaliere anche a milioni di chilometri dall’Italia, in Medio Oriente, dove si trova a discutere di questioni molto più importanti delle solite “beghe italiche”.
Nell”intervista di domenica al Corriere della Sera, Brunetta ha criticato la politica del rigore imposta dal ministro dell’Economia. Parole dure, proiettili che hanno colpito al cuore l’equilibrio "economico" appena ritrovato (per chiudere la querelle con Tremonti, Berlusconi ha dato vita a una sorta di cabina di regia economica). E che hanno spinto molti esponenti politici della maggioranza a schierarsi, compatti, dalla parte di Tremonti.
Nella sua intervista al Corsera, pur riconoscendo a Tremonti "il merito di aver tenuto la barra" in un momento difficile, Brunetta aveva affermato che i continui “no” del ministro dell’Economia all’azione del Governo non permettono di puntare ad una politica dello sviluppo. Per il ministro della Pubblica Amministrazione, infatti, è giunto il momento di dare una svolta all’economia e di declinare le risorse verso gli investimenti, riforme e la modernizzazione del Paese. Una strada che sarebbe ostacolata dal “potere di veto, un blocco cieco, cupo, conservatore, indistinto sulle iniziative di tutti i ministri” esercitato da Tremonti. “Siamo in un altra fase: quella della ripresa, del rilancio – ha ribadito Brunetta – Bisogna guidare questa seconda fase. Abbiamo però visto la continuità dei no e non può essere: si rischia di far morire sul nascere la ripresa. Da più parti nel Governo, a partire dal presidente del Consiglio, si è evidenziata questa esigenza di cominciare a fare respirare l’economia”.
Quest’ultima dichiarazione, però, è stata immediatamente contestata dal portavoce del premier e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paolo Bonaiuti. Da Gedda, in Arabia Saudita, dove ieri si trovava in missione con il presidente del Consiglio, Bonaiuti ha inviato una nota mirata a smentire le parole di Brunetta: “La linea di politica economica fondata sul criterio della disciplina di bilancio e seguita dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti è ispirata dal presidente del Consiglio e condivisa dall’intero governo".
In serata, poi, sono giunte le dichiarazioni di sostegno a Tremonti da parte degli altri ministri – tra cui La Russa, Bondi, Matteoli, Sacconi e Ronchi – e una nota congiunta dei ministri leghisti Calderoli e Maroni. Per primo è intervenuto Altero Matteoli che ha detto di “riconoscersi totalmente nelle parole chiare di Bonaiuti”, cui Berlusconi ha affidato la replica, sostenendo che nel Consiglio dei ministri “non c’è stata nessuna rottura”; mentre il ministro della Cultura e coordinatore del Pdl Sandro Bondi ha definito “ineccepibile la precisazione di Bonaiuti” e ha avuto parole di elogio per Tremonti i cui “riconoscimenti internazionali” a suo avviso sono “motivo di orgoglio e legittima soddisfazione per l’intero governo”.
Un invito a non far polemiche perché “danneggiano la coesione del governo” è venuto dal ministro della Difesa Ignazio La Russa e per il ministro Maurizio Sacconi la risposta arrivata da Gedda “chiude il caso” mentre il ministro Ronchi ha detto che l’importante è “la comune volontà di rilancio dello sviluppo”. Di “linea politica comune” e della necessità di “fare squadra” hanno parlato Roberto Calderoli e Roberto Maroni. Al di là delle prese di posizione ufficiali, dichiara un ministro, la polemica è niente meno che “la prosecuzione della lite tra professori” scoppiata di recente in Consiglio dei ministri proprio tra Brunetta e Tremonti.
Secondo indiscrezioni, inoltre, il Cavaliere avrebbe telefonato a Tremonti per riconfermargli il suo pieno appoggio e Gianni Letta sarebbe intervenuto personalmente con un giro di telefonate per calmare le acque.
Il punto su cui sono tutti d’accordo è uno: non era né il momento né il modo giusto per intervenire, anche perché nelle ultime settimane il ministro dell’Economia aveva iniziato a dare timidi segnali di apertura anche con i ministri con cui aveva avuto i dissensi più forti, per esempio Raffaele Fitto e Stefania Prestigiacomo.
L’opposizione intanto ha colto al balzo l’occasione per criticare il Governo. “Ormai la maggioranza litiga su tutto”, ha commentato il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. “Siamo al tutti contro tutti”, ha osservato il capogruppo dell’Idv al Senato Felice Belisario. Stessa osservazione dal capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano (“è una maionese impazzita”, ha dichiarato) mentre la presidente del Pd Rosy Bindi ha commentato: “Si è aperta la guerra di successione a Berlusconi”. Il Pd ha inoltre chiesto a Berlusconi di spiegare in Parlamento quale sia la linea di politica economica del governo. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro è invece laconico: "Purtroppo questo governo durerà per tutta la legislatura". E stavolta probabilmente l’ex Pm di Mani Pulite c’ha azzeccato.