
Berlusconi: “Chi vota contro in Parlamento, vota contro l’Italia”

04 Novembre 2011
Le cose stanno così: al G20 Berlusconi e Tremonti confermano l’impegno sulle due lettere anti-crisi (di Roma a Bruxelles e della Bce a Roma), smentiscono il giallo sul monitoraggio dell’Fmi e la road map in parlamento da qui a fine mese: misure anticrisi già inserite nel maximendamento con voto di fiducia e ciò che non c’è ancora sarà fatto con una serie di decreti. I partners internazionali apprezzano. A questo punto è in Aula che tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità: le opposizioni e i malpancisti della maggioranza. Berlusconi lo dice chiaro: chi vota contro adesso, non vota contro il governo ma contro l’Italia.
Il giallo del monitoraggio Fmi sull’applicazione dei provvedimenti annunciati con verifiche trimestrali, si svela nel giro di poche ore. Molti lo leggono come un commissariamento del nostro paese, ma prima Barroso poi il Cav. dicono il contrario: e l’Italia ad averlo chiesto come ulteriore garanzia e prova di volontà nel rispettare gli impegni assunti con l’Europa e per dare fiducia ai mercati sulla credibilità delle misure economico-finanziarie. Perché l’Italia non è la Grecia e del resto, in tempo di crisi tutti i paesi dell’Eurozona sono sotto’osservazione, nessuno escluso. Obama, Barroso, Van Rompuy, Merkel, Sarkozy apprezzano.
Ora la palla torna a Roma, in Parlamento. Al monito del Cav. risponde a stretto giro il terzopolista Rutelli con un appello ai delusi della maggioranza affinchè facciano il passo definitivo: staccare la spina al governo. Messaggio rispedito al mittente. Non è una novità se è vero come si continua a dire in Transatlantico che adesso la strategia dell’opposizione finora sconfitta con la sequela di sfiducie per abbattere il governo, cambia tattica: l’idea è quella di una mozione di sfiducia a Berlusconi. Un escamotage per aggirare l’imbarazzo di votare contro le stesse misure concordate con l’Europa e sulle quali parte dell’opposizione è tutto sommato d’accordo (non Di Pietro, ad esempio) puntando proprio sul tentativo di far uscire allo scoperto chi nella maggioranza ha manifestato insofferenza. Una mozione di sfiducia insomma per non far passare che l’opposizione ha votato contro ciò che in questo momento serve al paese, bensì che Berlusconi non è più in grado di farle quelle riforme. L’ennesimo tentativo di rispolverare governi tecnici, di larghe intese, di salvezza nazionale, di emergenza nazionale e quant’altro dopo che pure Napolitano ha fatto intendere che l’alternativa a questo governo è solo il voto. Questo è ciò che si sta preparando alla Camera e al Senato già dalla prossima settimana.
A Cannes Berlusconi spiega che “dovendo ottenere dall’opinione pubblica e mercati finanziari la fiducia su riforme già approvate in sede governativa e che il Senato approverà probabilmente il 15 novembre” si è voluto chiedere la certificazione del bilancio a società specializzate – in questo caso il Fondo Monetario Internazionale – così come “fa una società quando vuole presentare nel modo migliore i propri titoli sul mercato”. Un’iniziativa concordata col Quirinale aggiunge il Cav. che ringrazia Napolitano per l’impegno di questi giorni soprattutto con i leader europei, sottolineando che le verifiche del’Fmi non comporteranno alcuna limitazione della sovranità popolare. E’ chiaro che se il Fondo Monetario internazionale “certificasse che le riforme non dovessero essere approvate, noi saremmo in difficoltà, ma noi attueremo le riforme”.
E’ un impegno al quale nessuno si può sottrarre. Sul piano politico, una mossa per stanare l’opposizione e richiamare tutti al senso di responsabilità su ciò che va fatto per il paese. I tatticismi stanno a zero come le reiterate richieste di passi indietro. C’è un governo che ha confermato in sede internazionale una serie di impegni per affrontare la crisi; se in parlamento dovesse cadere si torna al voto. Con buona pace di Casini che pure ieri sul Corsera ha suonato lo stesso spartito del governo di larghe intese, senza il Cav. L’ultima sfida, forse quella definitiva, si gioca la prossima settimana in Parlamento. Difficile dire come andrà a finire, troppe le incognite. Un fatto è certo: stavolta si gioca con o contro l’Italia.