Berlusconi chiama per fare pace ma a Fini ancora non basta
09 Settembre 2009
di redazione
Sembrava che lo strappo fosse destinato ad una ricucitura rapida. Al botta e risposta a distanza tra Berlusconi e Fini era seguito il paziente lavoro dei "pontieri" del Pdl. Dal vertice di Palazzo Grazioli il premier, i coordinatori nazionali, i capigruppo e i loro vice alla Camera e al Senato erano usciti con la consapevolezza che il clima fosse destinato a rasserenarsi, che le frizioni fosssero vicine alla ricomposizione nell’alveo della dialettica politica che in una forza politica del 40 per cento rappresenta il valore aggiunto del confronto democratico.
E questa era la mission – non irrigidire le posizioni – assegnata dal Cav. ai suoi, in vista del meeting di Gubbio (al quale Fini partecipa oggi) e del faccia a faccia col numero uno di Montecitorio che lo stesso premier aveva annunciato per sabato (al G8 dei parlamenti) e per la prossima settimana. Del resto, il colloquio telefonico intercorso tra i due proprio durante la riunione nel quartier generale di Berlusconi, aveva dato conferma di segnali distensivi. Ma nello spazio di poche ore tra Palazzo Chigi e Montecitorio è tornato il gelo.
Dal palco di Atreju al debutto della Giovane Italia (il movimento giovanile del Pdl) il presidente del Consiglio dice che il Pdl "non è una caserma ma un movimento liberale di massa dove tutti hanno il diritto di esprimere le proprie idee; quanto ai temi etici c’è libertà di coscienza. E’ chiaro che il movimento ha una linea, una posizione ma alla Camera e al Senato chi non ci si riconosce può esprimersi liberamente». C’è poi un altro aspetto che sottolinea non senza un riferimento ironico: "Non è detto che nel Pdl tutte le opinioni siano identiche. Forza Italia era un partito monarchico, perchè il monarca ero io, ma anche anarchico. Nel Pdl deve essere ancora di più così: anche se Fini o altri su certi temi hanno una loro posizione, che può anche essere diversa da quella del premier, l’importante è che si vada d’accordo sui temi più importanti".
Berlusconi parla poi del suo rapporto col presidente della Camera e l’intento è quello di superare le imcomprensioni. Spiega che con Fini "lavoro ormai da quindici anni" e ribadisce che tra i due "c’è stato un fraintendimento. Con lui ho avuto una telefonata cordiale e simpatica. Aveva frainteso una frase che avevo detto in buona fede". Chiarisce che anche sui temi dell’immigrazione c’era stato un ”equivoco” perchè il suo attacco era indirizzato solo all’opposizione. La versione del Cav. lascia qualche perplessità tra gli ex An che, invece, al suo arrivo al Parco del Celio non avevano risparmiato applausi e i tradizionali cori "Silvio, Silvio".
C’è di più. Le parole del premier non convincono affatto Fini il quale, a stretto giro e per due volte nello spazio di ventiquattro ore, affida ai cronisti una replica destinata a riaccendere le tensioni: "Per quanto l’ottimismo di Berlusconi sia proverbiale, definire fraintendimento le tante valutazioni di carattere politico su cui nel Pdl è necessario discutere, è non soltanto riduttivo ma soprattutto rischia di non contribuire a risolvere i problemi". Se sull’immigrazione tra Berlusconi e Fini un chiarimento sarebbe effettivamente avvenuto, resterebbero da chiarire (e risolvere) quei "problemi politici" nel Pdl sui quali il presidente della Camera ha posto l’accento.
La nuova stoccata del presidente della Camera avrebbe lasciato sorpreso il premier che non a caso, lasciando la kermesse dei giovani ai cronisti ribadisce il concetto: "Rispetto le posizioni espresse in questi giorni da Gianfranco Fini, sarei io il primo a difendere la sua libertà di espressione. Siamo pronti a lottare perchè ciascuno possa esprimere le sue opinioni". Il faccia a faccia con Fini resta confermato nell’agenda del premier ma resta anche la preoccupazione per il rischio che le tensioni se non superate, possano ripercuotersi sulla stabilità degli equilibri interni al Pdl.
In attesa del faccia a faccia con Fini dal vertice a Palazzo Grazioli era uscita solo la decisione di calendarizzare periodicamente "le riunioni della direzione nazionale, dell’ufficio di presidenza" e gli incontri "dei coordinatori nazionali con i capigruppo e i loro vice di Camera e Senato", spiega il premier davanti alle nuove leve del Pdl. E sulle regionali assicura di "non aver parlato di alcuna candidatura" anche perchè la prossima settimana ci saranno nuovi incontri con gli alleati, Lega in testa. Ma due nomi il Cav. li fa, sottolineando che si tratta del suo pensiero anche se su entrambi auspica l’accordo di tutti: Roberto Formigoni in Lombardia e "il sindaco di Reggio, Scopelliti in Calabria". E alla domanda di un giovane militante sull’ipotesi di un ritorno di Casini alla casa madre, il premier preferisce glissare concentrandosi sull’importanza di valorizzare le giovani leve secondo valutazioni meritocratiche nella formazione della classe dirigente.
Ad Atreju nella lunga conversazione con il ministro della Giovenutù Giorgia Meloni nella veste di coordinatrice nazionale della Giovane Italia, il presidente del Consiglio traccia il bilancio delle cose fatte dal governo, in politica estera, per contrastare gli effetti della crisi, sostenere famiglie e imprese, per rimettere in moto il Sistema Italia e ricostruire l’Abruzzo devastato dal terremoto. E nel lungo elenco degli "obiettivi raggiunti" e delle "promesse mantenute", c’è anche la notizia dello sblocco – quindi del possibile varo a breve – del decreto legge sulla semplificazione edilizia, provvedimento sul quale non era ancora stato raggiunto l’accordo con le Regioni (troppo distanti, finora, le posizioni sulle autorizzazioni paesaggistiche e sulle procedure per i progetti in zone sismiche). L’annuncio ufficiale non c’è ma l’ottimismo del premier sui premi di cubatura lascia intendere che gli ostacoli lungo la strada sono stati rimossi: "Chi lo vorrà, presto, prestissimo, potrà presto ristrutturare il proprio immobile con un ampliamento della volumetria del 20% e fino al 35% in caso di demolizioni", ha assicurato il Presidente del Consiglio.
Si completa quindi il piano casa del governo dopo l’accelerazione impressa da Berlusconi appena una settimana fa sugli alloggi a canone moderato che consentiranno anche alle persone meno abbienti di acquistare un’abitazione. Ora si aspetta solo l’annuncio del varo del decreto (secondo indiscrezioni potrebbe arrivare già venerdì) sulle volumetrie e un’accelerazione da parte delle regioni (ad oggi solo 12 hanno approvato la legge, mentre le altre sette hanno semplicemente varato in Giunta un disegno di legge). Come dire, anche l’edilizia potrà presto ripartire.
Finale in surplace, con Berlusconi che ai giovani del Pdl racconta una barzelletta, duetta con la Meloni sul concetto di "attimo fuggente" e del "non sedersi sugli allori", senza rinunciare alle stoccate a Rep ("ho fatto un gran lavoro nell’interesse degli italiani e mi hanno detto che ero malato, figurarsi cosa avrei fatto se malato non fossi") sulla campagna mediatica sferrata contro di lui e sul "catastrofismo di certa stampa che fa il tifo per la crisi".
C’è spazio ancora per rivendicare che "gli italiani si riconoscono in me, sono uno che si è costruito da solo e che è stato povero, ho i loro stessi sentimenti e interessi" e per raccontarsi con una battuta che serve anche ad esorcizzare le tensioni degli ultimi giorni: "Mi piace il calcio, amo la vita e divertirmi, amo gli altri e tra gli altri amo soprattutto le belle donne, come tutti gli italiani che si rispettano". Tutto il contrario, chiosa Berlusconi, della "tristezza" che si legge sulle facce degli ex comunisti e dei cattocomunisti.