Berlusconi, difende Parisi dai suoi e aggiunge: “Deve dimostrare fedeltà a Forza Italia”
23 Settembre 2016
“Come sapete ho chiesto a Stefano Parisi di occuparsi del partito, vediamo cosa è capace di fare. E’ vero che fino ad ora non ha mai citato la nostra storia, deve ancora dare prova di fedeltà a Forza Italia”. E’ quanto ha dichiarato Silvio Berlusconi nel corso dell’ufficio di presidenza ad Arcore. “Ben venga se si aggrega un altro pezzo, ma Forza Italia ha dentro di sé tutte le forze necessarie”, ha aggiunto.
Il cavaliere, così, si riprende la scena e la platea del suo partito e dopo poco più di tre mesi dall’operazione al cuore si mostra in piena forma di fronte ai suoi dirigenti. Il presidente di Forza Italia parla ad Arcore e non si risparmia. Mena fendenti sul governo Renzi e sui grillini, con una critica lucida e serrata sull’ ‘inconsistenza’ e ‘l’incapacità’ del premier, sull’impossibilità per il Movimento 5 Stelle di rappresentare ‘un’alternativa’, sulla mancanza di leadership a livello internazionale.
Il leader avrebbe rassicurato i suoi anche sulle ambizioni del manager, che non mirerebbero alla costruzione di un movimento politico alternativo. Nelle parole del Cavaliere ci sarebbe un po’ di rammarico per il fatto che durante la kermesse milanese, Parisi non abbia citato a sufficienza la storia di Forza Italia e che al momento non ci sia ancora la prova della fedeltà al partito. Ciò nonostante secondo il leader è giusto lasciare che lavori e che il suo operato sia messo alla prova. Parole utili a tranquillizzare la classe dirigente che tengono comunque ben aperta la porta per il manager romano.
Nel suo ragionamento c’è spazio per un invito a coniugare il rinnovamento del partito con il lavoro per l’unità del centrodestra. Secondo Berlusconi è necessario da un lato consolidare i rapporti in una coalizione che non può essere soltanto uno stato di necessità e dall’altro riportare gli elettori moderati a votare.
Berlusconi vede, allora, Forza Italia come reale alternativa di governo. Ma che deve passare attraverso un lavoro programmatico importante e profondo, affidato al lavoro di Stefano Parisi tra tanti mal di pancia della vecchia guardia. Come quello del governatore ligure Giovanni Toti, che ancora oggi ribadisce il suo scetticismo “su tutto quanto” nell’azione di Parisi, in termini di alleanze e selezione della classe dirigente.