Berlusconi e Fini divisi tra efficienza e trasparenza delle istituzioni

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Berlusconi e Fini divisi tra efficienza e trasparenza delle istituzioni

11 Marzo 2009

Un leader carismatico può permettersi anche questo: dire davanti a deputati e
senatori che è meglio dimezzarne il numero e incassare applausi dai diretti
interessati. Fiuto inossidabile per le questioni che fanno presa sulla gente e
dunque portano consensi.  Intuizione che, ancora una volta, conferma
la sintonia con il sentire popolare.  E non a caso individua  lo strumento
di una legge di iniziativa popolare.

Un leader carismatico può perfino proporre, seppure provocatoriamente e in
nome dell’efficienza e dello snellimento delle procedure parlamentari per l’
approvazione delle leggi, che basta il voto dei capigruppo per rappresentare
tutti.  Idea quest’ultima che nelle file del Pdl raccoglie più di una perplessità, suscita
malumori, insomma provoca un certo scompiglio. Ma cosa c’è dietro l’uscita di
Silvio Berlusconi?

Tra gli addetti ai lavori  si fa notare, di rimando, l’iperattivismo del
presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in queste ultime settimane non
perde occasione per smarcarsi da ciò che arriva dall’inquilino di Palazzo Chigi
(e in questo senso si può leggere anche la frase scarna ma eloquente sull’
ipotesi Berlusconi al Quirinale).  Ultimo atto in ordine temporale, lo stop di
Fini sul voto ai soli capigruppo  bollato come “proposta impossibile”.

Una rigidità e una tempestività che fanno capire come l’idea del premier sia interpretabile
come una sorta di risposta preventiva alla linea dello stesso Fini sul tema
attualissimo delle riforme, compresa quella dei regolamenti parlamentari, fino ad
arrivare alla norma anti-pianisti, fortemente voluta dal presidente della
Camera e per lui motivo di orgoglio, che nel giorno del debutto incappa in
critiche sul piano tecnico per le difficoltà operative e la lentezza del
sistema ma pure sul piano politico, proprio nel campo del centrodestra.

Insomma un dualismo che evidenzia diverse visioni a proposito dell’
ammodernamento delle istituzioni, questione centrale per il Pdl che vede in
questo obiettivo la traduzione pratica di ciò che sta scritto nel programma
elettorale alla voce “innovazione”.  In sostanza, si confrontano due linee:
Berlusconi vuole l’efficienza delle istituzioni, Fini punta alla trasparenza.

Il “clima” sembra essersi rasserenato nella colazione tra i due a Montecitorio
(già calendarizzata). Anche se  il colloquio di un’ora e mezza non sarebbe
riuscito a smussare del tutto gli angoli. Perché se è stata registrata una
convergenza sulla necessità di un “dimagrimento” delle due Camere e dunque
sulla modifica dei regolamenti che rallentano i lavori parlamentari – passaggio
propedeutico alla stagione delle riforme per rendere più spedito l’iter delle
leggi – Berlusconi e Fini avrebbero evitato di  tornare sullo scontro a
distanza a proposito del voto ai soli capigruppo parlamentari.

Ma c’è anche chi, nei ranghi del Pdl, legge queste frizioni in chiave pre-
congressuale. L’unico punto fermo è la nascita del Pdl e la consapevolezza che
indietro non si torna. Ma le questioni aperte sono molte, a cominciare dallo
statuto – ovvero le regole – non  ancora pronto (ad oggi esistono tre bozze,
una per coordinatore), o come si andrà al congresso e con quale ipotesi di
direzione nazionale. E se fosse vera questa opzione i quindici giorni che
restano dall’appuntamento del 27 marzo, si profilano alquanto complessi.

Intanto si infittiscono gli incontri promossi dai partiti in vista delle assise
di fine mese.  Nella riunione a Roma coi delegati della Dca Gianfranco Rotondi
dice che lo scontro Berlusconi-Fini col congresso del Pdl “non c’entra nulla” e
rivendica con orgoglio la linea “chiara e netta” di collocazione nell’alveo del
centrodestra che il suo partito ha scelto dopo gli effetti della mannaia
politico-giustizialista di Mani Pulite. Il concetto che il ministro per l’
attuazione del programma di governo scandisce è chiaro: “Noi nel Pdl perché
sarà la Dc del duemila. Non servono le pievi, Silvio Berlusconi ci ha ridato la
cattedrale”. Messaggio per Pierferdinando Casini.