Berlusconi e Fini siglano un nuovo patto e bocciano la linea dell’Udc
14 Gennaio 2010
Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si vedranno e si parleranno di più. Il nuovo patto tra i co-fondatori del Pdl è all’insegna della “maggiore concertazione” nelle decisioni del partito, al governo e sulle iniziative parlamentari. Impegno di fondo che, a ben guardare, era stato assunto da entrambi quattro mesi fa (era il 21 settembre) nel famoso pranzo alla Camilluccia, nella residenza del mediatore Gianni Letta, ma allora andò che alle parole non seguirono i fatti. Perché le distanze tra Silvio e Gianfranco si manifestarono solo pochi giorni dopo sulla cittadinanza breve agli immigrati e sul no della Consulta al Lodo Alfano. Temi che da quel momento sono finiti nell’elenco delle “incomprensioni”, per dirla come La Russa che al pranzo di ieri alla Camera c’era.
Indubbiamente il faccia a faccia tanto atteso, segna un passaggio importante: la volontà di non disperdere e semmai di rivitalizzare quel rapporto che seppure tra alti e bassi va avanti da più di quindici anni e nel quale sono racchiusi idee e valori comuni. Il che non significa fare finta che i problemi non esistano, bensì prenderne coscienza e lavorare per superarli.
Deve essere stato questo lo spirito con cui dopo un lungo periodo di gelo Berlusconi è salito al piano nobile di Montecitorio insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, il vicepresidente dei deputati Italo Bocchino. Il filo del dialogo è stato riannodato e non si è trattato di un faccia a faccia "di maniera" come ha spiegato poi il ministro della Difesa sottolineando che "sia Fini che Berlusconi non hanno nascosto l’esistenza di problemi sviluppando un ragionamento su un piano di cordialità, ma senza nascondersi. Credo si sia trovato il modo per ovviare ai problemi, alle questioni o, come preferisco chiamarli io e non loro, le incomprensioni".
Ma dentro il partito c’è anche chi legge l’incontro come una sorta di "tregua" siglata da qui alle regionali. Insomma, un pranzo "dietetico" lo definisce un deputato Pdl commentando le notizie che rimbalzano tra Montecitorio e Palazzo Grazioli, servito a congelare le tensioni, evitare ulteriori strappi e marciare compatti verso l’appuntamento elettorale di marzo, scongiurando così qualsiasi ipotesi di rottura che pure era circolata nelle settimane scorse.
Alla fine del pranzo si è deciso di calendarizzare incontri frequenti (anche settimanali) tra Berlusconi e Fini per mettere in pratica quella concertazione sulla cui necessità tutti i commensali hanno convenuto. Come pure il riconoscimento di un ruolo maggiore all’ex leader di An, a cominciare da un suo più stretto coinvolgimento nei summit coi vertici Pdl, compatibilmente col profilo istituzionale della terza carica dello Stato. Sulla giustizia, spiega ancora La Russa, il presidente della Camera "condivide la linea del governo e prima del Consiglio dei ministri c’è stata una telefonata in cui si è convenuto di rinunciare al decreto blocca processi". Dunque si andrà avanti con legittimo impedimento e processo breve, ma Fini non avrebbe nascosto dubbi di incostituzionalità su alcuni aspetti sollecitando il premier a concordare insieme la linea da seguire.
Capitolo alleanze per le regionali: Berlusconi e Fini "hanno contestato la linea dell’Udc, la politica del doppio forno per il Pdl è inaccettabile" riferisce La Russa, tuttavia i pareri sono diversi "sulle conseguenze" e per questo il tema "è rimasto aperto", aggiunge il coordinatore del partito spiegando che mentre il Cav. è stato più netto, "Fini è stato meno drastico". In sostanza è condivisa la critica a Casini che vorebbe cancellare il bipolarismo, ma per il presidente della Camera sarebbe un errore mettere in discussione le alleanze già siglate su base locale. Ovvio il riferimento al Lazio dove nei giorni scorsi il summit tra Fini e Casini è servito proprio ad agevolare l’intesa sulla candidatura Polverini. E che gli accordi già fatti "non si mettono in discussione" lo ripete anche Bocchino (sulla stessa lunghezza d’onda Matteoli) uscendo dal vertice a Montecitorio.
Immediata la replica del segretario dei centristi Lorenzo Cesa che si domanda dove stia la novità. "Se i candidati del Pdl non voglio accordarsi con noi non c’è problema. E’ logico che Berlusconi e Fini ritengano inaccettabile la linea dell’Udc, se no sarebbero nostri iscritti. Anche per noi è profondamente sbagliata la linea del Pdl che ha appaltato il Nord alla Lega. Se non fosse così non saremmo all’opposizione. Dove è la novità". Durante il vertice, inoltre, "si è parlato anche del fuoco amico e del danno che provoca", dice sempre La Russa e il riferimento corre in particolare agli attacchi di Feltri all’inquilino di Montecitorio. Quanto ai malumori dei finiani sui nuovi innesti nella compagine di governo, cioè la nomina a sottosegretario al Welfare di Daniela Santanchè, il presidente della Camera ha fatto ricorso al galateo istituzionale rimettendo la scelta alle prerogative del premier.
Berlusconi e Fini ripartono da qui.