Berlusconi e Veltroni tirano dritto sulle riforme
16 Maggio 2008
Quaranta minuti in tutto per rivedersi e riannodare i fili del rapporto politico da quell’ultima volta, lo scorso 30 novembre. Allora Silvio Berlusconi e Walter Veltroni erano solo leader delle rispettive formazioni politiche. All’orizzonte non c’erano le elezioni e sul tavolo incombeva la questione referendaria con l’annessa problematica delle riforme costituzionali. A poco meno di sei mesi i due si sono rivisti ma nelle vesti stavolta uno di premier e l’altro di capo dell’opposizione.
Un incontro che è stato definito da ambo le parti cordiale e sereno, trascorso all’ombra di una fumante tazza di caffè accompagnato da deliziosi pasticcini. Formalità a parte il faccia a faccia è servito ad entrambi per confrontarsi e valutare effettivamente le reali condizioni per dare l’avvio ad una legislatura che sancisca definitivamente la fine dell’antiberlusconismo e l’inizio della normale e democratica collaborazione tra maggioranza ed opposizione. Berlusconi lo aveva ripetuto sia durante il dibattito alla Camera sia al Senato ed a fine incontro lo stesso Veltroni è sembrato accogliere l’invito ad una leale collaborazione. Il suo “è normale che si cerchi la convergenza sulle regole del gioco ed al tempo stesso ci sia il confronto più aspro e serrato necessario sui programmi” è sembrato il segnale che il Cavaliere tanto aspettava. In realtà anche il leader del Pd ha bisogno di trovare una sponda solida dall’altro lato del campo politico, evitando in questo modo la morsa che sempre di più si sta stringendo intorno al lui. Per questo alle aperture berlusconiane l’ex sindaco di Roma è stato ben felice di corrispondere.
In realtà comunque il terreno per Veltroni continua a rimanere minato ed accidentato. Il timore che si respira in queste ore nel Pd è che alla fine questa intesa cordiale possa essere confusa come consociativismo. Per questo lo stesso ex sindaco si è affrettato ad informare sia Pierferdinando Casini e Massimo Donadi, le altre opposizioni in Parlamento, sui temi dell’incontro ed in particolare sulla questione “statuto dell’opposizione” che proprio il Cavaliere ha tirato in ballo. Un modo per tenere tutti uniti senza chiudere la porta al Cavaliere. E pure per questa ragione all’uscita del faccia a faccia tra i sorrisi e gli attestati di leale impegno ad una civile opposizione parlamentare Veltroni ha precisato che in merito ai provvedimenti c’è “differenza” su temi e ricette e il via libera del Pd è condizionato solo all’esame dei testi. Ribadendo anche: “Guai a chi pensa al consociativismo”o a quella “melassa” che si è vista in passato su alcuni temi programmatici sui quali “i confini tra gli schieramenti diventavano imprescrutabili”. Precisazioni e distinguo a parte a tenere banco in questo primo incontro è stato soprattutto il tema delle riforme istituzionali. Su questo punto Veltroni ha precisato che “c’è bisogno di agire subito sul fronte delle riforme istituzionali perchè il paese ha bisogno di andare più veloce”.
Un intervento che però deve essere fatto con “urgenza” e soprattutto “insieme”. Una possibile intesa sulle riforme che però non impedisce al Pd di indicare le questioni considerate di maggiore interesse: “La riduzione del numero dei parlamentari, che sia una sola Camera a legiferare, e che il governo possa vedere approvati o respinti i disegni di legge in tempi certi”. In breve il recupero della bozza varata nella scorsa legislatura da Luciano Violante. Dal lato della legge elettorale per le europee, la posizione del Pd è lievemente diversa da quella della maggioranza. In pratica Veltroni è convinto che sia “giusta una soglia di sbarramento, come esiste in molti Paesi europei, ma ritengo sbagliato fissarla al 5 per cento come hanno chiesto alcuni esponenti del Pdl. Al 5 per cento avrebbe un effetto diverso…”. Evidente il timore di irritare gli altri alleati all’opposizione. E non a caso il leader del Pd a fine incontro con i giornalisti cita Casini chiarendo di averlo sentito ieri e di aver “parlato di una soglia al 3 per cento; altri parlando del 2 per cento… penso che dovremmo lavorare attorno a quella dimensione, che evita che la rappresentanza italiana sia frammentata e al tempo stesso non impedisce di arrivare al parlamento Ue a forze che oggi non sono nel Parlamento italiano”. In pratica su questo fronte c’ ancora da lavorare.
Nel corso dell’incontro sul tavolo della discussione anche il capitolo Rai, che proprio in questi giorni sembra aver riacceso le polveri del dibattito politico. Complice un Marco Travaglio in stile “Beppe Grillo” ma soprattutto l’avvicinarsi della scadenza del CdA della Rai che impone il rinnovo secondo le procedure previste dalla legge Gasparri. Su questo punto Veltroni aveva già chiarito di auspicare un nuovo CdA solo con regole diverse e soprattutto con un ruolo della politica meno. Un discorso che ha ripetuto al premier facendogli presente che c’è “l’esigenza di una nuova normativa perchè quella attuale è complicata e discutibile. Per me una nuova norma deve andare nella direzione della fuoriuscita dei partiti dalla Rai. Auspico che il nuovo CdA sia nominato con una nuova norma”. Tema delicato su cui si misurerà la forza dell’intesa con il Cavaliere, che almeno per il momento non sembra però orientato a prorogare il consiglio d’amministrazione nell’attesa del varo di una nuova legge.
Lontani, invece, i due sulla questione Alitalia al punto che lo stesso Veltroni ha ammesso che sarà “tema di confronto e di conflitto” ricordando che “io continuo a pensare che aver fatto andar via Air France e annunciato cordate che non si sono viste sia stato un grave errore”. Piuttosto cauto il commento sulle tematiche sociali e sui provvedimenti che il governo ha intenzione a breve di prendere. “Se ci sono risorse disponibili – ha spiegato Veltroni sulla questione del taglio dell’Ici – bisogna metterle per aiutare i salari, gli stipendi e le pensioni. Ho ribadito a Berlusconi che in Italia c’è un’emergenza e si chiama condizione di vita degli italiani, dei precari, delle famiglie e dei pensionati”. Giudizio sospeso anche sul lato delle misure in tema di sicurezza che sempre la prossima settimana dovrebbero essere varate. Veltroni infatti avrebbe detto a Berlusconi di voler leggere nel merito le disposizioni, anche se già da adesso il ministro-ombra della Difesa, Marco Minniti esprime la sua contrarietà all’introduzione del reato di immigrazione clandestina. Nell’ambito delle reazioni politiche però è Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori, a prendere le distanze da qualsiasi possibile intesa commentando duramente che “assistiamo indifferenti a questi incontri e aspettiamo che tutte le forze politiche vengano a confrontarsi sui vari temi nelle sedi istituzionali”.
Diverse le reazioni nel Pdl che se sono di attesa non giudicano negativamente l’incontro come evidenzia il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che parla di un faccia a faccia “positivo solo per il fatto che c’è stato. Ma nel merito c’è ancora molto da discutere”. Così anche il suo omologo al Senato Maurizio Gasparri che dice: “Pur nella diversità delle posizioni, si apre un momento positivo che consentirà un utile confronto sui temi posti nell’agenda del governo”. Ed infatti adesso gli occhi sono puntati al prossimo incontro per verificare quanto questo clima di cordialità e cooperazione durerà.