Berlusconi: per salvare il governo si è scatenato il finimondo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Berlusconi: per salvare il governo si è scatenato il finimondo

15 Dicembre 2007

Pedinamenti e riprese davanti alla casa del leader dell’opposizione; interrogatori fiume alla vigilia di un voto ad alto rischio per il governo; denaro sparso a piene mani fra le pieghe della Finanziaria per dissuadere i riottosi dal dar seguito al loro dissenso; atti d’indagine che prendono la via dell’edicola senza che il Csm abbia nulla da dire se non difendere dalle (inevitabili) critiche gli inquirenti, che per forza di cose risultano fra i potenziali responsabili della “tempestiva” fuga di notizie (sorvolando per carità di patria sul merito dell’indagine e sulla incompetenza territoriale). E ci sarebbe ben poco da stupirsi se si venisse a sapere che anche nelle intercettazioni del Cav., così meticolosamente ricostruite e fatte arrivare al quotidiano di largo Fochetti, fosse stata compiuta qualche “maliziosa” selezione.

Se fosse accaduto nella Russia di Vladimir Putin, si sarebbe mobilitata l’Onu, Mosca sarebbe invasa dai manifestanti, e anche gli indignati speciali di casa nostra avrebbero unito la loro voce al coro. Anche perché – lo ricostruisce con dovizia di particolari Augusto Minzolini su La Stampa – la mossa della Procura di Napoli (e la conseguente campagna stampa di Repubblica) non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, ma è stata preceduta da un’escalation di “avvisi ai naviganti” formulati senza troppi giri di parole nei palazzi della politica e dintorni. Il primo il 20 ottobre, per bocca di Romano Prodi, in occasione della manifestazione della sinistra radicale: “Il governo cade per corruzione”. Il secondo il giorno successivo, per mano di Eugenio Scalfari, che titola la sua messa cantata domenicale “quei dieci voti comprati e venduti”, e lascia intendere l’esistenza di reati. Il terzo, eclatante ed esiziale messaggio è affidato nell’aula del Senato ad Anna Finocchiaro, col supporto dell’ex collega magistrato e compagno di partito Luciano Violante, pochi minuti prima del voto sulla Finanziaria.

Ce ne sarebbe abbastanza perché tutti gli italiani, anche chi ha votato per questo governo, gridassero all’emergenza democratica. Ma siccome tutto questo non è bastato, Silvio Berlusconi ha deciso di scendere in campo in prima persona, e dal gazebo del Pdl di Bologna, dopo aver tracciato la road map per la costituzione del nuovo soggetto politico, che secondo le ultime rilevazioni è già al 38% dei consensi, ha raccontato come sono andate le cose nei giorni caldissimi del rush di Palazzo Madama. “Avevo trovato una decina di senatori del centrosinistra pronti a ribellarsi – racconta il Cav. -, che volevano dire no alla Finanziaria. Erano soprattutto senatori della Margherita, volevano costituire un gruppo autonomo e votare liberamente no alla Finanziaria. Ho cercato di convincere senatori della Margherita ed eletti all’estero, ho cercato di convocarli e di convincerli. Con qualcuno sono stato a cena anche otto volte. Ho utilizzato con loro un metodo maieutico, ho fatto tanta attenzione pensando che qualcuno di loro  potesse anche avere un registratore. Con estrema correttezza, ho fatto ciò che fa un uomo politico per convincere gli altri. Ma…”.

Ma s’è scatenato il finimondo. Racconta Berlusconi: “E’ successo di tutto e di più, alcuni sono stati pedinati e filmati mentre andavano a casa del leader dell’opposizione, qualcuno è stato interrogato e intimidito dai pm con interrogatori durati anche otto ore, anche il giorno prima del voto. Qualcuno è stato comprato dallo shopping che il governo ha fatto con i nostri soldi durante il percorso della Finanziaria. Mi domando – incalza il Cav. – se questa è una democrazia. Mi domando se questo non è un Paese malato, con una democrazia malata e derisa. Noi dobbiamo fare una rivoluzione pacifica per cambiare questa situazione”. Poi, rivolto ai tantissimi cittadini presenti: “Quando siete al telefono domandatevi se anche voi non siete spiati. In Italia ci sono più cittadini spiati telefonicamente che in tutto il resto d’Europa e ci costa 500 miliardi delle vecchie lire. Una delle prime cose che faremo quando torneremo al governo sarà di garantire a tutti i cittadini il diritto alla privacy, il diritto di vivere liberi i loro affetti e la loro intimità”.

Forse non è un caso che qualche grande tg nazionale abbia derubricato il gravissimo j’accuse del leader dell’opposizione a noticina da piazzare in breve al quarto o quinto posto della scaletta. E probabilmente non è un caso neppure che le reazioni della maggioranza, apparentemente sdegnate, trasudassero un palpabile imbarazzo. Renato Schifani, capogruppo azzurro in Senato, di lì a poco ha circostanziato a beneficio dei dubbiosi: “In ambienti parlamentari – ha riferito – si apprese che il senatore Randazzo era stato interrogato a pochi giorni dal voto finale sulla Finanziaria notte tempo da un pm proveniente da Napoli che indagava su Berlusconi. Questa notizia, di per sé inquietante, in aggiunta alle dichiarazioni che un componente del governo esternava ad alcuni senatori della maggioranza che di lì a breve vi sarebbero stati sviluppi giudiziari, ha creato quel clima di tensione e paura che la sinistra voleva ingenerare per congelare o impedire scelte libere e non condizionate di alcuni senatori dell’Unione”.

Quanto agli (ex?) alleati, forse questa mattina sul Corriere della sera il Cav. avrebbe potuto aspettarsi almeno una lettera di solidarietà. Altro che “voltare pagina”.