Berlusconi: “Per una vera democrazia bisogna rivedere la Costituzione”

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Berlusconi: “Per una vera democrazia bisogna rivedere la Costituzione”

08 Aprile 2011

Berlusconi tiene il punto sulle riforme,  insiste su quella costituzionale per “arrivare a una vera democrazia”. Parla con piglio deciso ma anche col passo di chi ne ha viste e superate tante e oggi per ‘anzianità ed esperienza’ può permettersi di dispensare consigli ai giovani laureati del progetto Campus Mentis, voluto dal premier e dal ministro Meloni per sostenere le giovani eccellenze. Gli fanno da contraltare Fini e Casini, ormai lontani anni luce da quel centrodestra che hanno costruito col Cav., ma quello che colpisce è il tono della replica: poca politica e molta acredine. Come se ormai Berlusconi non fosse uno da prendere sul serio ma solo da buttare giù dalla torre della politica perché si ritiene che sia ormai a un passo dal baratro. Esattamente lo stile di Bersani, Di Pietro, Bindi e compagnia cantante.

Ai giovani laureati Berlusconi spiega la riforma delle riforme: quella della Costituzione. E’ l’obiettivo dei prossimi due anni perché “per arrivare a un Paese che sia una vera democrazia, dobbiamo cambiare l’architettura istituzionale”. Il governo non ha poteri decisionali effettivi, ma può “al massimo suggerire al Parlamento un provvedimento” che va nelle Commissioni parlamentari, quindi in Aula, infine “deve piacere al Capo dello Stato. Una legge  che è un purosangue quando esce dal Consiglio dei ministri, diventa un ippopotamo alla fine di questo iter”. Postilla al ragionamento, calibrata sui fatti di questi ultimi diciassette anni:  se non piace ai giudici della sinistra quella legge viene impugnata davanti alla Corte costituzionale che, poiché è  composta per la maggior parte da giudici di sinistra, la rende nulla. Dunque  per avere una vera democrazia bisogna cambiare la Costituzione e riformare questa architettura istituzionale”. Un chiodo fisso del Cav. che questa volta sembra deciso a portare fino in fondo la road map delle riforme. E tra le priorità c’è pure quella della giustizia, riforma fino ad ora mancata ma che la maggioranza è determinata a realizzare. 

Molti ostacoli su questa strada: dal no ostinato e pregiudiziale di una parte politicizzata della magistratura al fronte comune delle opposizioni – vecchie e nuove – che strumentalmente si schierano dalla parte delle toghe solo perché anche questo serve per dare (o tentare di dare) la spallata all’esecutivo. Berlusconi lo rimarca quando mette tra le cause del ritardo l’atteggiamento  “del partito di Casini e di Fini” che ogni volta “me lo impedivano in accordo con certi magistrati”. Le condizioni adesso sono cambiate: Fini e Casini stanno all’opposizione e in Parlamento c’è una maggioranza, certo ‘esile’ come la definisce il premier e tuttavia più coesa e compatta, soprattutto convinta di tradurre in fatti il programma elettorale, a cominciare proprio dalle riforme. Giustizia, architettura istituzionale, fisco.

La terza riforma sulla quale il Cav. ci ha messo la faccia. “Le aziende sanno che è praticamente impossibile trovare la situazione giusta in una selva tale di leggi” e per questo “’stiamo studiando la riforma tributaria e dobbiamo arrivare nei prossimi due anni ad avere un codice che unisca tutte le norme tributarie e che dia norme certe a cui ottemperare”, rilancia Berlusconi.  Ai giovani laureati, il premier mostra Palazzo Chigi, la sala del Consiglio dei ministri e il suo studio. Racconta la sua storia e invita i ragazzi a non mollare mai perché ogni obiettivo se si hanno le capacità, alla fine si può raggiungere. Esempi a iosa, dal Berlusconi imprenditore al Berlusconi che “in due mesi” è diventato presidente del Consiglio (era il 1994). “Quando dicevo che volevo far diventare il Milan la prima squadra al mondo e io il presidente che ha vinto più trofei, ricordo lo scherno, ma il famoso Bernabeu ha vinto la metà dei trofei che ho vinto io", ricorda il premier tornando con la memoria alle "risate e sghignazzi nel consiglio comunale della cittadina dove volevo creare una città modello, con la quale ho vinto un premio mondiale per urbanistica orizzontale".

Quindi l’impegno in politica, anche se con una punta di amarezza: “Mi facevo tante illusioni, all’inizio dicevo ‘qui bisogna cambiare tutto’. E comunque anche lì, due mesi dopo ero presidente del Consiglio…".  Poi consigli sul come affrontare la vita, sia in ambito professionale che familiare, accompagnati dal consueto clichè di buonumore, barzellette, lezione di bon ton.

Le repliche di Fini e Casini sono di tutt’altro tenore. A scorrere i titoli sulle agenzie di stampa se ne coglie una buona dose di acredine. Per il presidente della Camera e capo di Fli va all’attacco: “Non si può dire ‘ora che non c’e’ piu’ Fini, facciamo le riforme’ perché sono andati via gli statalisti. Vorrei capire. Perché non ci sono le privatizzazioni delle municipalizzate? Perche’ la Lega ha un atteggiamento come aveva in Toscana il Pci e pensa che siano leve di potere da utilizzare".

Stoccata sulla riforma fiscale: “Non si può dire che si farà una riforma fiscale, e l’unica cosa che succede è che aumenta l’evasione a danno dei lavoratori dipendenti. Sarebbe un giorno bello per l’Italia quando qualcuno dicesse ‘qui ci siamo sbagliati’". Come ha saputo fare lui, ricorda, a proposito della legge elettorale. Stoccata sulla riforma della giustizia: in Italia “occorre accrescere il livello di legalità”, condizione “affinché un cittadino si senta tutelato dalla legge. Questo significa che non puoi fare le leggi ponendoti nei panni di chi ha commesso il reato, ma di chi è stato vittima del reato”.  La replica di Casini al Cav.: “Ha delle ossessioni…”