Berlusconi plaude alle dimissioni di Brancher: “Ho condiviso la decisione”

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Berlusconi plaude alle dimissioni di Brancher: “Ho condiviso la decisione”

05 Luglio 2010

Il ministro Aldo Brancher ha annunciato nell’aula del tribunale di Milano le proprie dimissioni da ministro. Brancher ha perciò rinunciato al legittimo impedimento nell’ambito del processo per la tentata scalata all’Antonveneta che lo vede imputato insieme alla moglie.

Nell’anticipare le sue “dimissioni irrevocabili” da ministro, “al fine di consentire una rapida chiusura della vicenda che mi riguarda”, l’esponente del Pdl ha chiesto di poter essere giudicato con rito abbreviato incondizionato.

Soddisfatto Berlusconi. "Ho condiviso con Aldo Brancher la decisione di dimettersi da Ministro", afferma il premier in una nota. "Conosco e apprezzo ormai da molti anni l’on. Brancher – prosegue – e so con quanta passione e capacità avrebbe potuto ricoprire il ruolo che gli era stato affidato. La volontà di evitare il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali dimostra ancora una volta la sua volontà di operare esclusivamente per il bene del Paese e non già per interessi personali. Sono certo che superato questo momento l’on. Brancher potrà, come sempre, offrire il suo fattivo contributo all’operato del Governo e alla coalizione". Di altro avviso il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. "Le dimissioni di Bracher dimostrano solo che questo governo ha provato ancora una volta a utilizzare delle leggi a uso personale. Ma se davvero ha un atto di resipiscenza, insieme a Brancher si deve dimettere anche Cosentino, che di reati ben più gravi è accusato e che in questo momento dovrebbe stare in galera. E invece sta al governo".

Nel corso della sua breve dichiarazione spontanea l’ex ministro ha quindi spiegato al giudice della quinta sezione penale, Anna Maria Gatto, che “la mia presenza è un segno di rispetto per il tribunale. Sono qui a difendere la mia innocenza”.“Pensavo – ha aggiunto – di dover privilegiare i miei obblighi verso il Paese”, ma la situazione “è stata indebitamente strumentalizzata. Nel rispetto della mia famiglia e perché finiscano strumentalizzazioni e speculazioni confermo quindi di rinunciare al legittimo impedimento e anticipo in questa sede la mia rinuncia all’incarico ministeriale”.

Immediate anche le reazioni. "Onore e merito a Brancher per aver fatto la scelta giusta e aver sciolto questo nodo. Onore e merito al presidente Berlusconi per avere agevolato questa scelta". Così Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore nazionale del Pdl, commenta la decisione. La Russa ricorda poi che il premier "su nostro auspicio e su sollecitazione", aveva detto che si sarebbe impegnato in prima persona per "sbrogliare la matassa" e sciogliere i nodi sul tavolo, a cominciare dal caso Brancher. "Chapeau a Brancher. Con le sue dimissioni e la rinuncia al legittimo impedimento il ministro ha sgombrato il campo dagli equivoci e favorito la soluzione di uno dei problemi più spinosi interni al Pdl". Lo afferma Italo Bocchino del Pdl. "Ci fa piacere aver avuto ragione – spiega – difendendo in maniera pignola il principio di legalità che non può essere offuscato dal sospetto di una nomina vera a sottrarre l’imputato dal suo giudice naturale. Il primo atto del ‘ghe pensi mi’ berlusconiano va incontro alle nostre richieste e siamo fiduciosi che lo stesso accadrà su intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl". Sulla stessa lunghezza d’onda Dario Franceschini: "Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell’opposizione e dimostrano che quando l’opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti". Il capogruppo del Pd alla Camera pensa, "per come sono messe le cose, che questa volta Berlusconi non possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte: il voto di giovedì fa troppa paura".

"Si deve esprimere il massimo apprezzamento per la decisione di Brancher, nella consapevolezza che ciò potrà contribuire ad evitare che una giusta nomina sia ulteriormente strumentalizzata. Parimenti si deve auspicare che Brancher continui a svolgere quell’importante ruolo politico che lo ha visto impegnato con successo in tutti questi anni". Lo dichiara Niccolò Ghedini, parlamentare del Pdl e legale del premier Silvio Berlusconi.

Al centro della vicenda che vede coinvolti l’esponente del Pdl e la moglie Luana Maniezzo ci sarebbero 420mila euro di appropriazione indebita presi da Brancher, insieme alla moglie, tra il dicembre e il novembre del 2003 grazie a delle plusvalenze su azioni Tim e Autostrade che, stando all’accusa, vennero manovrate dai vertici della Popolare di Lodi per favorire la coppia.

Altri 600mila euro (per cui è stata contestata la ricettazione) erano divisi, sempre secondo la procura di Milano, in diversi versamenti: i primi 100mila consegnati in contanti da un collaboratore di Gianpiero Fiorani (ex ad della Bpl, poi Bpi), Donato Patrini, presso l’autogrill di San Donato milanese nel 2001; 100mila euro in contanti consegnati nel 2004 a Lodi nell’ufficio di Fiorani; altri 100mila ricevuti a Roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del Decreto sul Risparmio presso l’ufficio di Brancher, al ministero del Welfare; e infine altri 200mila euro consegnati ancora nell’ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno.