Berlusconi porta al Qurinale lo scontento del paese

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Berlusconi porta al Qurinale lo scontento del paese

19 Giugno 2007

Alla vigilia della salita al Colle la strategia di Silvio Berlusconi non sembra cambiare. Farsi portavoce del malcontento diffuso nel Paese, denunciare l’arroganza di una maggioranza virtuale che in un solo anno ha fatto saltare il sistema dei pesi e dei contrappesi, spiegare al garante supremo delle istituzioni italiane che mai nella storia della Repubblica i cittadini si erano sentiti così distanti dalle istituzioni stesse. Dopodiché, sedersi sulla riva del fiume e attendere che sia ancora una volta la sinistra a farsi male da sola, attività nella quale l’Unione ha dimostrato di eccellere.

Il cavaliere sa bene che nonostante le sfuriate di Di Pietro, gli ultimatum dell’ala radicale della coalizione, gli anatemi di Mastella e i mal di pancia dei promessi sposi del Pd, finché esisterà in Parlamento una pur traballante maggioranza in grado di sostenere il governo, non vi saranno i presupposti per sciogliere le Camere e tornare al voto. Ma, checché ne dica Casini, l’obiettivo è che siano il centrosinistra e lo stesso Napolitano ad assumersi la responsabilità di far perdurare lo stato di cose in cui Prodi e la sua armata Brancaleone hanno trascinato il Paese. E di fornire agli italiani spiegazioni esaustive in grado di trascendere il mero richiamo alla norma costituzionale.

Ancora oggi l’ex presidente della Camera ha bollato come “propagandistica” l’iniziativa di Berlusconi, Fini e Bossi. Forse consapevole dell’artificiosità delle sue argomentazioni, ha poi giocato ad accentuare le diverse sfumature con cui i leader hanno motivato la decisione di chiedere udienza a Napolitano. E ha paventato, da solerte Cassandra, che la salita al Colle possa servire a rafforzare la tenuta del governo Prodi, fornendo al premier l’ossigeno necessario per tirare a campare.

Sarà proprio così? In molti ne dubitano. Tanto per cominciare, il collante della conservazione del potere non basta a mettere al riparo l’Unione da nuovi “incidenti” in Senato e dalla tempesta che si annuncia attorno alla definizione della leadership del Partito democratico. Ma soprattutto, quel che Casini sembra far finta di non percepire è il livello di ostilità che l’inquilino di Palazzo Chigi è stato in grado di far maturare nel Paese. Un’ostilità manifesta, dilagante, di fronte alla quale sarebbe politicamente colpevole un’opposizione che decidesse di abdicare al suo ruolo rappresentativo.

E’ probabile che la mossa del Cavaliere si rivelerà quella giusta. Saranno la sinistra e il Presidente della Repubblica a dover dire “no” alle elezioni anticipate che i cittadini invocano. Sarà ancora la sinistra a doversi assumere l’onere, qualora lo riterrà, di proporre soluzioni alternative e metter mano a un governo a breve termine che faccia la riforma elettorale e porti gli italiani alle urne. Fa bene Berlusconi a ufficializzare le richieste del popolo. E, una volta sceso dal Colle, ad aspettare.