Berlusconi, Quagliariello: “Il Pd abbandoni logiche tribali”

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Berlusconi, Quagliariello: “Il Pd abbandoni logiche tribali”

Berlusconi, Quagliariello: “Il Pd abbandoni logiche tribali”

01 Settembre 2013

ROMA— Le ultime 48 ore, tra l’ultimatum di Berlusconi al Pd e la chiusura di Enrico Letta sulla questione della decadenza hanno portato le "colombe" del Pdl in un angolo. Per questo il ministro Gaetano Quagliariello si rivolge a entrambi i contendenti con un appello: «Alt, fermiamoci tutti».

Berlusconi insiste: se il Pd vota a favore della decadenza il governo salta. Siamo alla fine?

«E’ stato Letta a parlare alla festa del Pd e su questo si è innestato un fallo di reazione di Berlusconi. Ora ci si deve fermare tutti e riportare le cose nei giusti binari».

E quali sarebbero questi binari?

«Tutti hanno riconosciuto il fatto che la giunta del Senato è un organo giurisdizionale. Cosa significa questo? Che i componenti dovrebbero chiedersi se hanno mai visto un giudice andare in giro dicendo "la sentenza è questa" ancora prima che il processo si apra. In questo momento così delicato tutti dovrebbero fare un passo indietro».

Anche il Pdl?

«La responsabilità, in queste circostanze, è un dovere al quale nessuno si può sottrarre».

Il 9 settembre, quando si aprirà il "processo" a Berlusconi in giunta, cosa può accadere?

«Intanto sbaracchiamo questa idea mitica che il 9 settembre debba accadere qualcosa. Quel giorno si apre una procedura. Punto. Bisogna attendere che il relatore Augello faccia la sua proposta e poi considerare questa nel merito, sia per gli aspetti connessi al diritto interno, sia per quelli attinenti al diritto comunitario».

Ma è mai possibile che per una persona soltanto, Berlusconi, non si debbano applicare le leggi esistenti?

«Il discorso va capovolto: noi chiediamo che lo Stato di diritto valga per tutti, anche per Berlusconi. Dopo quanto accaduto al nostro leader questo approccio diventa per noi un imperativo categorico. Questo è anche il senso dell’appoggio ai referendum radicali e della legittima reazione a una sentenza che può essere contestata anche se accettata nelle sue conseguenze».

Nel caso il Pd voti per la decadenza voi ministri Pdl vi dimettereste?

«Quello che noi ministri, come tutti gli altri dirigenti del Pdl, non potremmo assolutamente accettare è la negazione del diritto di essere ascoltati nel "processo" davanti alla giunta. Rivendichiamo per Berlusconi e per il relatore il diritto di vedere valutate nel merito le loro ragioni, senza pregiudizi».

Lei in questi giorni è al centro dei contatti tra Pdl e Pd. Vede qualche spiraglio?

«Se si abbandona la tentazione di abbattere l’avversario e si rimette al centro lo Stato di diritto, penso di si. Su questo terreno è ancora possibile salvare qualcosa di quella volontà di pacificazione su cui è nato il governo di larghe intese».

Per voi la pacificazione consiste nella impunità di Berlusconi. Ma il governo nasce come "servizio" al paese per affrontare l’emergenza economica…

«Pacificazione per me significa uscire da un periodo troppo lungo in cui l’unica cosa che contava era la forza. In questo sforzo non siamo soli: spero che il Pd si disponga all’ascolto delle notazioni critiche che vengono da tanti uomini di legge certo non di area nostra. Anche personalità della sinistra come Violante, Chiti e Tonini chiedono di uscire da una logica tribale per cui, di fronte a un risultato politico che sembra a un passo, si possono mettere da parte i problemi delle garanzie».

Come mai, nonostante tutto, lei resta ottimista?

«Perché sono uno storico e sono abituato alle ipotesi controfattuali: se non si percorresse questa stretta via cosa ci sarebbe di fronte?»

Le elezioni? I falchi del Pdl le vorrebbero…

«L’ho ricordato tante volte anche al mio partito: finché c’è questa legge elettorale, che ha prodotto risultati più gravi di quella Acerbo, credo che nessun presidente della Repubblica scioglierebbe il Parlamento».

Cosa accadrebbe?

«Magari la costituzione di un governo purchessia, con una maggioranza risicata costruita sul trasformismo. Un incubo che abbiamo già vissuto. E un ulteriore indebolimento dei partiti di "sistema". Tutte cose che non auguro in nessun modo al paese e che non servono a Berlusconi».

E se in qualche modo Letta riuscisse a "mangiare il panettone"?

«All’inizio del prossimo anno si dovrebbe fare un check molto realistico e decidere se questa esperienza è giusto che vada avanti oppure no. Io lavoro per la prima ipotesi perché penso che senza riforme questo paese ormai non ce la possa più fare».

(Tratto da Repubblica)