Berlusconi rilancia: “Basta chiacchiere, si torni alla politica del fare”

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Berlusconi rilancia: “Basta chiacchiere, si torni alla politica del fare”

27 Agosto 2010

Basta con le parole, bisogna tornare all’azione. Questo il succo del messaggio che il premier Silvio Berlusconi ha lanciato dal sito dei Promotori delle Libertà, dopo l’incontro di ieri con Umberto Bossi. "L’estate è stagione ingannevole, con il suo caldo e con le sue lunghe giornate dedicate per convenzione alle vacanze e al riposo forzato", ha detto il premier, "le aule parlamentari sono vuote, i colloqui telefonici si infittiscono tra una spiaggia e una montagna, le chiacchiere prevalgono sui fatti: tutto questo spiega come questa estate passerà alla storia per il ritorno alla vecchia politica del teatrino e appunto delle chiacchiere". Ma "intendiamoci – aggiunge – questo virus ha contagiato soltanto chi veniva dalla politica politicante, non ha contagiato certamente me e il mio Governo".

Così il Cavaliere ribadisce l’impegno del Governo ad "andare avanti" senza "alleanze incerte", confermando il rinvio di ogni ipotesi di elezioni anticipate. Almeno per ora, s’intende. "Grazie al nostro ingresso in campo – continua il Presidente del Consiglio nel suo audio messaggio – gli elettori oramai e definitivamente si sono abituati ad una chiarezza semplificativa che non potrà mai più essere abbandonata: vanno a votare sapendo in anticipo quale sarà il premier per cui indicano la loro preferenza, quale sarà l’alleanza delle forze che costituiranno il Governo e sanno soprattutto quale sarà il programma dall’inizio alla fine della legislatura". Non si può fare marcia indietro, dice il premier, tornando all’abbecedario dopo aver familiarizzato con l’iPhone e il BlackBerry.

Per Berlusconi bisogna quindi tenere ben saldo il timone sulla rotta dei risultati già conseguiti negli ultimi due anni: "A partire dalle grandi emergenze, come i rifiuti in Campania, il terremoto dell’Abruzzo, la questione Alitalia, il governo ha lavorato bene". Nello stesso tempo occorre guardare alle novità, quei "5 punti" programmatici su cui l’esecutivo chiederà la fiducia a settembre: riforma fiscale, federalismo, sicurezza, giustizia e Mezzogiorno. E’ questa la politica dei fatti: "Su quei punti e per quei punti sono stati eletti tutti i rappresentanti del Popolo della libertà, che su quei punti e per quei punti saranno chiamati ad impegnarsi per portare a termine una legislatura fruttuosa e feconda di risultati positivi. Sono sicuro che questo debba avvenire ed avverrà. Tutto il resto sono soltanto chiacchiere, chiacchiere e basta".

Ma i deputati finiani di Fli, che la settimana prossima saranno convocati dai coordinatori del Pdl La Russa, Verdini e Bondi per verificare la "compatibilità" dei loro incarichi operativi sul territorio con quelli attinenti al Pdl, non ci stanno a passare per la "vecchia politica". Il vicepresidente dei deputati di Fli, Benedetto Della Vedova, risponde a tono: "Le pagine di vecchia politica la ha scritte il Pdl di Berlusconi. Non lui ma il suo Pdl con la richiesta di dimissioni di Fini e l’autoribaltone. Ora torniamo ai contenuti".

Un invito accolto immediatamente dal ministro della Giustizia Angelino Alfano che rilancia la giocata d’attacco di Berlusconi intervenendo al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Il Guardasigilli parla di riforma della giustizia. Esistono, dice, "le condizioni per produrre una grande riforma della giustizia. Crediamo si possa intervenire sulla seconda parte della Costituzione" non con una "finalità ritorsiva" ma per garantire "un processo più giusto", una "giustizia più efficiente" e una "magistratura più credibile". E poi l’antidoto per sveltire i tempi della giustizia: il processo breve. "Il governo sostiene il testo uscito dal Senato perché si vuole assicurare tempi certi ai cittadini per sapere se sono innocenti o colpevoli".

Sul fronte dell’opposizione si fa sentire la capogruppo del Pd in Commissione Giustizia a Montecitorio Donatella Ferranti, secondo la quale il processo breve non c’entra niente con la necessità di una giustizia più veloce, ma serve solo a far "evaporare" i processi in cui il premier è imputato. E’ la stessa linea del senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell’Idv in commissione Giustizia, convinto che il ministro Alfano "parla a vanvera" e che "il suo primo obiettivo riformatore è quello di ribattezzare il processo con un altro nome: il caro estinto". 

Nel frattempo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva scritto a Repubblica: "E’ giunto il tempo di suonare le nostre campane". Addio Unione, quindi, e benvenuto a "un nuovo Ulivo in cui i partiti del centrosinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l’Italia e per l’Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese". Un appello a rilanciare "un governo di transizione", "un’alleanza democratica per una legislatura costituente", modificando la legge elettorale per "consegnare lo scettro ai cittadini e tornare poi in breve tempo al voto". La lettera ha raccolto il plauso di Piero Fassino che considera la proposta di Bersani un punto di partenza per la "costruzione di un’alternativa". Più critica l’ala veltroniana rappresentata dall’Onorevole Walter Verini: "Se il Pd avesse portato avanti con determinazione lo spirito del Lingotto, che era non solo di Veltroni ma di un intero gruppo dirigente, a 3 anni di distanza e con la crisi drammatica del berlusconismo, forse il nuovo Ulivo ci sarebbe già stato".

Mentre il Pd si prepara a giocare la sua partita, i riflettori restano tutti puntati sui 5 punti programmatici con cui il governo intende rinnovare il Paese in linea con l’azione intrapresa finora. Lo sottolinea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: "Gli italiani chiedono una cosa sola al governo: continuare a lavorare bene come nei due anni passati".