Berlusconi scrive a Karzai per una risposta chiara sul caso Emergency
14 Aprile 2010
di redazione
L’Italia non si accontenta dei feedback fin ora giunti dalle autorità afghane e pretende una "risposta completa e urgente" sul caso dei tre operatori di Emergency arrestati lo scorso sabato nell’ospedale della Ong a Lashkar Gah. Per questo Berlusconi oggi ha inviato una lettera al presidente afgano Hamid Karzai.
La missiva, ha spiegato il ministro Franco Frattini davanti alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, è stata inviata insieme a un suo messaggio personale. "Vogliamo conoscere con urgenza le configurazioni dell’accusa che viene mossa ai nostri cittadini", ha affermato il capo della Farnesina. "Desideriamo conoscere gli elementi di prova" e chiediamo che "venga garantito il diritto alla difesa" ai tre operatori. "Per questa ragione – ha proseguito Frattini – ho deciso di intensificare alcune azioni per accelerare l’accertamento dei fatti" e "con urgenza ho già inviato a Kabul l’ambasciatore Iannucci, inviato speciale per l’Afghanistan, con l’incarico di recapitare un mio personale messaggio, ma anche una lettera del presidente Berlusconi al presidente Karzai, che dimostri come al più alto livello del governo italiano si chiede una risposta urgente e completa". "Sono certo che il rapporto tra l’Italia e l’Afghanistan e il nostro impegno a sostegno della stabilizzazione e dello sviluppo di quel Paese meriti una tempestiva e puntuale risposta alle nostre richieste".
"Gli elementi di prova non sono stati formalizzati – spiega ancora Frattini –, siamo in una fase dell’istruttoria che è condotta direttamente dai servizi di sicurezza. Dopo i primi 15 giorni dall’arresto, l’indagine passerà a un procuratore. Chiederemo che gli interrogatori vengano ripetuti con la presenza degli avvocati degli arrestati". "I familiari degli operatori arrestati sono stati tutti contattati – assicura Frattini –, io stesso ho parlato direttamente stamane con il padre di uno di loro e l’ambasciata è in continuo contatto con le famiglie. È falso dire che non siano stati informati".
Il ministro si è poi addentrato nella situazione dei volontari arrestati. Uno dei tre operatori "potrebbe essere rimesso in libertà se non dovessero esserci elementi di prova". Frattini preannuncia che all’inizio della settimana prossima i tre potrebbero essere trasferiti a Kabul, confermando che gli operatori arrestati sono accusati di "detenzioni di armi" e di un piano "in due fasi" che prevedeva "l’invito nell’ospedale del governatore della provincia di Helmand, dove un attentatore avrebbe dovuto farsi esplodere".
L’Italia si muoverà secondo due principi: "tutelare i nostri connazionali" e "aiutare il Paese cui siamo legati da amicizia verso la stabilizzazione". Due obiettivi, a detta di Frattini, il cui raggiungimento di certo non è favorito da alcune dichiarazioni fatte "fuori da questo Parlamento". Il riferimento è evidentemente alle parole di "Gino Strada, che, in questi momenti, accusa gli Usa, la Nato e l’Isaf". "Non aiutano l’azione diplomatica" ha spiegato il ministro, sottolineando nel contempo come "l’importante ruolo" di Emergency non sia stato mai negato. "Un’azione meritevole in un contesto difficile. Spero abbiate un’idea, ha aggiunto Frattini rivolgendosi ai parlamentari, di quanto sostegno il governo italiano dia a Emergency". "Non si può e non si deve politicizzare questa vicenda – ha concluso –, questo non aiuterebbe a risolvere la vicenda. Credo che l’onore della cooperazione e dei medici italiani sia l’onore dell’Italia, quindi è interesse nazionale accertare subito tutta la verità".
Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, ha detto che "l’audizione di oggi del Ministro Frattini ha fornito una visione equilibrata e realistica della vicenda dei tre operatori umanitari italiani arrestati, prendendo una posizione di totale garantismo e spiegando come si sta cercando di fornire ai nostri connazionali tutte le rassicurazioni possibili a fronte dell’azione di un governo, quello di Karzai, che non risponde né alla nostra legge né ai nostri ordini".
Stamattina Gino Strada ha lanciato un appello al governo dai microfoni di Sky Tg24. "È ora che chi di dovere si dia una mossa. L’Italia ha tutti i mezzi per poter dire semplicemente ‘consegnateci i nostri tre connazionali subito e in ottime condizioni’ ", ha datto il fondatore di Emergency. "Questa è chiaramente una manovra politica per screditare il nostro lavoro. Da cittadino italiano e non da membro di Emergency – ha aggiunto il chirurgo – ritengo questa cosa molto offensiva per il nostro Paese. Chi dal nostro paese riceve due milioni di euro al giorno, anche se sotto forma sbagliata, non può permettersi di trattare cittadini italiani in questo modo". "Vogliamo renderci conto che è la prima volta che c’è una guerra internazionale e non c’è un giornalista che possa dire ai cittadini del mondo cosa sta succedendo? In qualche modo l’ospedale di Emergency funzionava come punto di osservazione", ha concluso Strada.
In queste ore, intanto, è giunta la testimonianza di chi ha visto sul campo l’evolversi dei fatti. Una delle infermiere italiane di Emergency, rientrate a Kabul da Lashkar-gah, ha raccontato a PeaceReporter che lei e gli altri 4 membri dello staff, che si trovavano nell’ospedale al momento dell’arresto dei tre italiani, Matteo Pagani, Matteo Dell’Aira e Marco Garatti, stanno bene, ”ma siamo molto preoccupati per la sorte dei nostri colleghi, di cui non sappiamo più nulla. Non li vediamo da sabato mattina e non sappiamo più niente di loro da quando l’ambasciatore ha potuto incontrarli, domenica. Da allora buio assoluto”, ha detto la donna. (Alma Pantaleo)