Berlusconi si dimette, il Pdl sosterrà Monti ma a tre condizioni
12 Novembre 2011
Silvio Berlusconi si dimette, il Pdl dice sì a Monti ma a tre condizioni. La Lega resta all’opposizione dopo aver tentato la carta Dini, mentre l’Idv nel giro di 24 ore obbedisce al diktat di Bersani. Il senatore-economista lavora alla squadra di governo e vuole tutti tecnici, in attesa di ricevere (oggi) l’investitura ufficiale da Napolitano.
I ‘paletti’ vengono messi neri su bianco nel comunicato che chiude un travagliato Ufficio di presidenza del Pdl, chiamato a fare sintesi o a ricomporre gli strappi che pure in questi giorni hanno evidenziato la distanza tra due posizioni: i favorevoli al voto subito senza se e ma e i sostenitori di un’assunzione di responsabilità davanti al paese in questa fase così delicata dove c’è da fronteggiare l’attacco speculativo e l’altalena dei mercati. La sintesi sta nella rivendicazione di uno standing politico che non può essere sottovalutato o peggio marginalizzato.
Non è così e a dirlo sono i numeri che ancora e nonostante le dimissioni del Cav. questa maggioranza ha in parlamento. Ed è con quei numeri che il premier in pectore dovrà fare i conti? Come, spiegando il programma, le cose da fare. La prima condizione che il Pdl ritiene imprescindibile è che sia un governo tecnico ma con un preciso programma che rispetti e circoscriva il suo campo di azione alla lettera all’Europa e alla Bce. Seconda condizione: Un governo con una scadenza temporale che ridia spazio e campo alla politica. E ancora: l’impegno che i ministri del nuovo governo non si presentino alle elezioni politiche. Infine, non sta sul documento ufficiale, tuttavia è frutto delle mediazioni di oggi, l’indicazione di Gianni Letta a vicepremier, una garanzia per il Cav.
Indicazione respinta dal centrosinistra eppure ribadita da Berlusconi nel suo colloquio con Napolitano che c’è stato ieri sera (per le dimissioni) e ci sarà pure oggi. E proprio oggi le ‘condizioni’ del Pdl saranno sul tavolo del Colle nel giro di consultazioni prima di affidare l’incarico a Monti. Perché il Cav. lo dice chiaro ai suoi: se ciò non sarà, in ogni momento “saremo liberi di staccare la spina”. E’ un modo per riprendersi quello spazio politico che ‘l’irruzione’ del modello ‘tecnico’ (così tanto sostenuto dai tecnocrati europei) di fatto ha narcotizzato, sospeso.
E per dire che quello del Pdl non potrà essere un appoggio incondizionato se non per la lista di cose da fare rispettando gli impegni con l’Europa. Non la legge elettorale, non altro. A quello ci penserà la politica, dopo il governo Monti. Richieste che il senatore-economista ieri è parso non gradire ma con le quali in queste ore dovrà fare i conti, specie quelli numerici in Parlamento. Il suo primo obiettivo è quello: convincere su un programma l’Aula e riceverne la fiducia.
Non è impresa facile, al punto che molti nei ranghi pidiellini proprio nel giorno in cui Berlusconi incassa gli insulti e le monetine del ‘popolo viola’ e degli indignati a prescindere lasciando il Quirinale da premier dimissionario, scommettono che il governo tecnico di Mario Monti, in realtà sarà un governo a tempo: pochi mesi (c’è perfino chi parla di qualche settimana) e poi al voto.