Berlusconi suona la campanella: “tutti a lavoro”

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Berlusconi suona la campanella: “tutti a lavoro”

09 Maggio 2008

Sono le 18.19 quando Silvio Berlusconi scuote la campanella. Il governo Berlusconi quater ha appena iniziato il suo cammino.

Sono passati settecentoquattro giorni dal suo ultimo Consiglio dei Ministri, un digiuno meno lungo rispetto ai cinque anni della XIII legislatura quando dal 1996 fino al 2001 Berlusconi rimase ai bordi della politica che conta, ma altrettanto duro. Stavolta però il ritorno del Cavaliere non è fatto di annunci e sogni. Non lo aveva fatto durante la campagna elettorale e non lo fa nemmeno con i suoi ministri riuniti per la prima volta. Anzi subito indica la rotta spiegando che sarà fatta di lavoro e sobrietà perché come spiega all’inizio del Cdm “c’è davvero un bel clima ma ora mettiamoci al lavoro, c’è tanto da lavorare”. E continuando: “Milioni di italiani guardano a noi e non possiamo deluderli”. Parole che come detto il leader del Pdl aveva ripetuto già durante tutta la campagna elettorale e che ha voluto ribadire appena tornato al timone di Palazzo Chigi. Frasi che però non incutono timore alla gente che riunita sotto le finestre di Palazzo Chigi lo applaude e lo acclama.

Cellulari che sventolano per carpire una sua immagine e lui, il nuovo premier, non si sottrae a questo bagno di folla. Sintomo di una ritrovata unità tra politica e società. Unità che per circa due anni si era perduta. Festeggiamenti ma anche mente salda alle emergenze del Paese.

E così nel suo primo discorso da premier ai suoi ministri ricorda i problemi che hanno immediatamente bisogno di risposte: da quello dei rifiuti a Napoli a quell’dell’Alitalia, senza dimenticare l’aumento del costo della vita e la riduzione dei salari. Come pure la crisi di fiducia nei cittadini e la necessità d’intervenire subito per ristabilire la sicurezza nelle città. Tutti temi ai quali bisognerà dare una risposta in tempi rapidi. Parte quindi così il nuovo, quarto, governo di Silvio Berlusconi. Tutto concretezza ed impegno per la risoluzione dei problemi.

Per la verità per i primi consigli dei ministri operativi bisognerà aspettare la settimana prossima e come aveva promesso durante le elezioni il primo si terrà a Napoli. Luogo simbolo della tragedia dei rifiuti.

Adesso c’è spazio solo per le prime formalità e cioè quelle riguardanti la concessione delle deleghe ai ministri senza portafoglio. Ma anche e soprattutto la nomina di Gianni Letta come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma ciò non impedisce al neo premier di indicare alla sua squadra di governo la tabella di marcia, convinto che quella di Prodi “è stata solo una pausa, una parentesi. Ora ricominciamo a lavorare da dove siamo stati interrotti”. Lavoro che peraltro non sarà facile in quanto bisognerà considerare i “danni a cui dovremo far fronte” prodotti “da un’irresponsabile maggioranza”. Non manca nemmeno un passaggio sulla questione sicurezza alla quale però un emozionato Roberto Maroni tra i flash e le strette di mano aveva già fatto cenno durante la cerimonia di giuramento al Quirinale: “Nella prossima settimana, lunedì o martedì, faremo una riunione dei ministri coinvolti in qualche modo col tema della sicurezza. Saremo il sottoscritto, il ministro degli Esteri, quello della Difesa e della Giustizia”. Un incontro, che come ha spiegato lo stesso Maroni servirà a definire “i provvedimenti da portare al primo Cdm sul tema della sicurezza. Abbiamo già le idee chiare, abbiamo già cominciato a lavorare e penso che riusciremo a fare presto e bene le cose che dobbiamo fare”. Subito al lavoro, quindi, come proprio Berlusconi chiede.

C’è spazio anche per la questione salari, altro tema all’ordine del giorno dell’agenda del governo ed al quale lo stesso premier più volte ha fatto riferimento e che certamente rientrerà nell’elenco dei provvedimenti per i primi cento giorni. Infatti il nuovo ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, annuncia: “Alzeremo i salari dei lavoratori dipendenti in relazione alla produttività”, e “forse sarà nel primo Cdm”.

Il Cavaliere non manca di riservare le sue attenzioni anche alle sue donne. In tutto quattro, tra le più fotografate ed ammirate alla cerimonia del Quirinale. Tutte in completo con pantalone. Tra queste c’è Mara Carfagna, ministro per la Pari Opportunità, che già Bild, il giornale tedesco, giudica come “la più bella ministra del mondo”. E lei nel suo completo grigio chiaro non si scompone dimostrando freddezza politica consumata. Non come il suo collega neo ministro alla Difesa Ignazio La Russa che al momento del giuramento al Colle tra una battuta di Berlusconi sul suo pizzetto e le strette di mano rituali dimentica quasi di firmare il verbale. Tra i ministri a sedere a Palazzo Chigi c’è pure Umberto Bossi, il suo un ritorno pieno di commozione  al punto che ai giornalisti assiepati al Quirinale lascia un ricorso personale: “Sono partito dal paesello, sono arrivato qui e stavolta, magari, ce la facciamo”. Un Bossi che spende anche una parola per i suoi colleghi e per il futuro di questo nuovo governo: “Spero che abbiano il coraggio di camminare, di andare. Non è detto che i giovani siano più coraggiosi”. E parlando di giovani la mente va subito alla più piccola della squadra di governo Giorgia Meloni, anche lei impeccabile nel suo completo giacca-pantalone, che però dimostra di avere già molto chiare le idee: “Dico no al termine debuttante perché chi arriva in Consiglio dei ministri, ci arriva comunque dopo una carriera politica. E il termine fedelissima è una categoria che non mi appartiene perché io sono fedele solo alle mie idee”.

Adesso però dopo aver messo a posto la prima fila Berlusconi dovrà chiudere il cerchio con le nomine di viceministri e sottosegretari. Una partita non facile viste le notevoli richieste che arrivano in tal senso, tanto che lo stesso premier sarebbe intenzionato a tagliare tutti i viceministri. Scelta estrema, forse difficile da realizzare, ma stavolta il Cavaliere è intenzionato ad andare per la sua strada. Una strada che come ha spiegato fin dall’inizio sarà di lavoro e sobrietà. E non certo di estenuanti mediazioni politiche.