Berlusconi vuole la pax finiana. Ma Gianfranco non ci sta

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Berlusconi vuole la pax finiana. Ma Gianfranco non ci sta

08 Settembre 2009

La nuova folata di vento gelido tra Berlusconi e Fini arriva proprio quando il premier prova a chiudere le polemiche che seguono la lettera di Feltri al presidente della Camera. Da Milano in visita alla mostra del tessile, il presidente del Consiglio che già aveva stigmatizzato l’attacco del direttore del Giornale al numero uno di Montecitorio ripete ai cronisti che sì, con Fini “è tutto a posto, non c’è nulla”.  A stretto giro arrivano le parole (di ghiaccio) del co-fondatore del Pdl che attraverso il suo entourage fa sapere di non aver gradito affatto quelle del premier: “Tutto bene? Non è tutto a posto, anzi…”, avrebbe commentato coi suoi più stretti collaboratori ribadendo che “i problemi politici ci sono ed è paradossale che Berlusconi li neghi”.

Stilettate che sottendono a un rapporto in via di logoramento tra i due? Difficile stabilirlo in quattro e quattr’0tto, perchè il clima resta teso e non da ora (sono mesi che la consueta colazione di lavoro alla Camera si traduce in un rinvio a data da destinarsi). A surriscaldare gli animi, poi, ci ha pensato quest’estate il Senatur che da Pontida non aveva risparmiato stoccate leghiste a Fini sul voto agli immigrati. Ma per capire di più su cosa si muova ai vertici del Pdl occorrerà attendere giovedì a Gubbio. Fini fa sapere che andrà alla scuola di formazione politica promossa da Bondi per chiarire i problemi di cui parla e dunque argomentare la sua posizione. Un fatto è certo: dai segnali di questi giorni si preannuncia un autunno “caldo”, dentro il Pdl e in Parlamento.

Dal capoluogo lombardo Berlusconi parla a tutto campo spaziando dal concetto di libertà di stampa, alla crisi economica per poi concentrarsi sulle banche. Senza rinunciare a un affondo contro la magistratura e quanti lo attaccano, scegliendo la linea dura. Dice infatti senza indugi: “Sono stanco di prenderle”. Complice un lapsus, rievoca Tangentopoli in un passaggio del suo intervento dedicato alla ricostruzione in Abruzzo, quando anziché “tendopoli” pronuncia l’appellativo che sintetizzò la stagione di Mani Pulite. Si accorge del qui pro quo dallo smarrimento temporaneo che legge in platea e si corregge: “Tangentopoli è una cosa del passato? Vediamo. A Bari c’è aperta un’inchiesta interessante”. Pausa, poisbotta: “Mi sono stancato di prenderle soltanto. So che ci sono fermenti in Procura, a Palermo, a Milano, si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del’94 e del ’92. Follia pura”. E più avanti sottolinea: “Quello che mi fa male è che della gente così, con i soldi di tutti, faccia cose cospirando contro di noi”.

Alle accuse di calpestare la libertà di stampa, il premier contrattacca: “Un dittatore di solito prima mette in pratica la censura e poi chiude i giornali. In questi giorni in Italia si è dimostrato che c’è stata libertà di mistificare, calunniare e diffamare. Non mi pare che questa sia dittatura”. Berlusconi si sofferma poi sugli obiettivi raggiunti dal governo che passa in rassegna senza tuttavia privarsi di una battuta ironica sul suo stato di salute indirizzata a Rep: “Queste sono tutte le cose che ho fatto per il governo e Repubblica dice che sono malato. Figuratevi cosa avrei fatto se fossi sano”. Ripete che andrà avanti per la sua strada e di fronte agli attacchi sferrati dagli avversari come “tori inferociti” lui reagirà come “un torero che non ha paura di niente e nessuno”. Infine esorta gli imprenditori a fare altrettanto perché “questo è un governo che fa squadra con gli imprenditori e a capo di questo governo c’è un imprenditore”, incalza il premier.

La crisi economica si combatte più efficacemente se si fa squadra. Muove da questo concetto l’analisi del presidente del Consiglio che conferma i segnali di ripresa dopo mesi di stallo. “Lo hanno detto Obama,  il Fondo monetario e la Commissione Europea. Ci sono segnali di ripresa e dietro c’è l’uomo, l’imprenditore, il politico intelligente e la voglia di mettere da parte tutto ciò che fa paura. È necessario mettere da parte ogni contrasto per uscire definitivamente dalla crisi”, ribadisce. Berlusconi si sofferma quindi sul capitolo banche esortando a “non gettare la croce” contro gli istituti di credito a causa della crisi. “Sono figlio di un banchiere e mio padre mi diceva che le banche sono lì per fare credito”, ricorda aggiungendo che “combattere la speculazione finanziaria è molto più importante che mettere un tetto ai bonus delle banche”.

Infine un accenno alla sfida per le regionali. Quanto basta per ufficializzare, di fatto, la ricandidatura del governatore uscente della Lombardia, Formigoni . Segno che la cena ad Arcore di lunedì con Bossi ha prodotto un passo indietro della Lega rispetto alle mire palesate nei giorni scorsi proprio sul Pirellone. Berlusconi va dritto al punto quando dal palco rivolgendosi al governatore annuncia: “Roberto, sarai il grande, prossimo, futuro presidente della Lombardia”. Sciolto il nodo Lombardia, che la tabella di marcia del Pdl su alleanze e candidature proceda a ritmo serrato lo conferma un altro segnale: il vertice di domani a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, i coordinatori nazionali del Popolo della Libertà, i capigruppo alla Camera e al Senato e i loro vice. Un unico punto all’ordine del giorno: le regionali 2010.