Bersani attacca, Delrio difende Renzi: psicodramma nel Pd
22 Giugno 2016
“Abbiamo perso perché abbiamo perso il contatto con la realtà che non è quella che Renzi ci sta raccontando. Ci vuole umiltà,” aveva detto ieri l’ex segretario del partito democratico, Pier Luigi Bersani, all’indirizzo del premier Matteo Renzi, dopo la sconfitta del pd ai ballottaggi di Roma e Torino.
Un governo troppo vicino all’establishment e troppo lontano dalle difficoltà dei cittadini, l’accusa di Bersani a Renzi, che se non anticipa una richiesta di dimissioni di Renzi come segretario apre comunque l’ennesima faida all’interno dei democrats, sugli errori commessi da Renzi nella gestione del partito e del governo.
Ieri, un monito a cambiare rotta era arrivato anche dall’ex sindaco di Torino Piero Fassino che aveva chiesto “una riflessione non per cercare capri espiatori ma per rilanciare il ruolo di primo partito italiano”.
A difendere Renzi ci ha pensato il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio a Ballarò: “L’analisi di Bersani è un po’ troppo severa perché la crisi dei partiti non è colpa di Matteo Renzi. Matteo Renzi è una risposta ed è stato avviato un percorso che deve ancora essere completato”, ha detto Delrio.
Il doppio incarico di Renzi non deve essere messo in discussione “non perché Renzi sia il dittatore dello Stato delle Banane: unendo le due figure di premier e segretario di partito, così come accade in tutte le democrazie occidentali, si può rafforzare l’azione del governo”.
Ma Bersani vede giusto quando sottolinea che la sconfitta alle comunali, anche se non ha conseguenze immediate sul governo, pesa in vista della battaglia su cui Renzi ha fondato il suo destino politico, il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale.
Il fronte del no al referendum cresce nei sondaggi dopo le amministrative, il premier vuole una svolta nel Pd per rafforzare la macchina organizzativa e la presenza sul territorio. L’impressione, secondo i boatos, è che si rafforzerà la posizione di Lorenzo Guerini, che potrebbe diventare vicesegretario unico del partito, o quella di governatori come Nicola Zingaretti o di Vasco Errani.
Ma le parole di Bersani di ieri mostrano che i problemi del Pd non sono solo quelli di organigramma. La resa dei conti finale con la sinistra interna al partito è aperta e adesso Renzi è più debole di quando scalò il Pd.