Bersani perde il pelo ma non il vizio (della superiorità morale)
26 Luglio 2011
di redazione
E’ proprio vero, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E il vizio di Bersani è lo stesso dei compagni che lo hanno preceduto al timone del Pd exPci-exPds-exDs, gli Occhetto, i D’Alema, i Veltroni. Sempre pronti a dichiararsi garantisti ma con quelli di famiglia, a considerare la questione morale marginale in casa propria e gigantesca in casa d’altri. Penati, Tedesco, Pronzato, Morichini (questi ultimi vicini al Pd) sono gli ultimi casi che hanno fatto esplodere la ‘mina’ democrat e costretto Bersani a uscire allo scoperto per tentare una difesa d’ufficio il più credibile possibile, in tempi di antipolitica. Come? Rispolverando il vecchio, stantìo e polveroso concetto della superiorità morale per alzare un argine, marcare una distanza da quelli del centrodestra che stanno nei guai giudiziari.
Nella lettera al Corsera il leader Pd cambia formula ma non sostanza: “Noi non rivendichiamo una diversità genetica. Vogliamo dimostrare una diversità politica”. Ma se uno ha preso mazzette per sé o per il partito dove sta la differenza tra genetica e politica? Su Penati, indagato per corruzione, concussione e finanziamenti illecito del partito (inchiesta della procura di Monza sull’area Falck), dimessosi dagli incarichi Pd, dice che il partito “è totalmente estraneo” ai fatti sott’inchiesta a Monza e altrove, esorta i pm a fare in fretta e serenamente il loro lavoro e auspica che Penati possa “vedere riconosciuta l’innocenza che rivendica con tanta forza”.
Bersani ammette poi che neppure loro possono essere “immuni da sospetti più o meno fondati e da rischi. Dobbiamo aprire quattro occhi”, quindi passa in rassegna i principi democrat: fiducia nella magistratura, rispetto assoluto delle istituzioni, presunzione di innocenza secondo il principio costituzionale e il fatto che se non c’è fumus persecutionis, un parlamentare è un cittadino come gli altri. Ci fa piacere che il segretario con le maniche arrotolate della camicia e il sigaro d’ordinanza citi tra i principi quello della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Peccato, che lui e i suoi lo abbiano adattato alla bisogna: vale per Tedesco (salvato dall’arresto anche con qualche voto democrat), non vale per Papa (‘condannato’ pure dal Pd alla galera).
E se proprio Bersani vuole essere diverso da quei ladri del centrodestra, sarebbe meglio ascoltasse il saggio Chiamparino quando dice che “la diversità va conquistata”. Non è più come una volta. Anche in casa dei post-comunisti.